di Maestra Rosalba

lunedì 8 marzo 2010

Insegnare in tre parole

Mi piacerebbe a volte scrivere dei bei articoli professionali che parlano della scuola. Riuscire a concretizzare in semplici parole le cose, le mille cose che mi passano per la mente durante la giornata: sulla bellezza di questo mestiere e sulla sue difficoltà.

Penso a cosa è oggi insegnare, mi viene in mente che è: percorre strade assieme agli studenti, che rendano efficace ed effettivo l'apprendimento, generare conoscenze applicabili e spendibili, pertanto abilità e capacità. Questa definizione soddisfa il concetto di mission dell'insegnamento ma non basta.
Insegnare è tenere costantemente l'attenzione rivolta alle sfumature e alla sostanza: meditare minuto dopo minuto su ciò che si fa e sul proprio modo di agire, meditare sul clima nel quale si apprende. Capire che il "come siamo e viviamo in aula" influenza direttamente ciò che si impara.
Penso che prima di tutto, prima dei contenuti, e parallelamente in tutti gli ordini di scuola, in tutte le situazioni anche le più disperate, è importante il modo con il quale comunichiamo agli alunni: con mente, corpo e cuore.

  • Mente perchè il nostro modo di fare deve essere autopercepito, ragionato, mirato.   E' mente e ragionamento perchè non deve essere in nessun modo perdita di controllo. Gli alunni specie i più piccoli hanno meno l'idea razionale della "meta". Essi devono percepire nell'insegnante colui che ha una idea molto precisa della meta collegata agli obiettivi da perseguire.  L'insegnante è la certezza che non si naviga a vista verso il traguardo, la certezza che il timone è ben saldo nelle sue mani ed ha bene in mente il punto di approdo anche se le strade da percorrere le traccerà d'accordo con  i viaggiatori. D'altro canto il timoniere è in aula per facilitare, favorire, promuovere e consentire la crescita culturale, individuale e sociale di una persona umana in divenire. Un buon timoniere è consapevole dei propri poteri: influenzare con la superficialità e noncuranza, nel credere o non credere che l'alunno sarà capace di raggiungere il traguardo formativo e metterlo nella condizione di "imparare ad imparare". Infine anche quando permette all'impulsività di agire essa  è controllata perchè la usa come strumento.

  • Corpo perchè il corpo deve comunicare coerentemente con le parole: ogni  parola si sposerà alla relativa mimica. Il corpo quale potente mezzo di comunicazione integra in maniera efficace i contenuti e le spiegazioni. Purtuttavia il corpo non prenderà mai il soppravento: nè attraverso un tono di voce iroso, isterico, rabbioso o violento; nè attraverso atteggiamenti minacciosi. Nè varcherà mai il confine delle mani sollevate nel gesto del percuotere. Anche nel caso in cui si genererà rabbia o delusione, saranno mente e cuore a spiegare le ragioni e non il corpo.

  • Cuore perchè il cuore è il trasporto emotivo verso l'altro, la capacità costante di capire cosa piace e cosa da fastidio, cosa fa crescere e cosa inibisce, cosa facilita e cosa blocca.  Il cuore perchè  per l'alunno va coltivato il sogno, l'idea, che nella vita dovrà avere il meglio possibile anche dall'insegnante in quel momento e negli anni in cui staranno accanto, che in aula la serenità è collegata alla capacità di saper superare le difficoltà e dare a queste ultime il giusto valore e peso. Occorre coltivare la "visione" che egli come persona sarà parte attiva al mondo e che saprà anche attraverso la scuola  trovare la strada che lo porterà al suo futuro.
Ecco io non so fare grandi ragionamenti teorici, io continuo ad avere in testa, queste parole, le parole di un rapporto alunno/docente studente/docente che ha alla base le idee che ho raccolto sopra. Altri meglio di me sanno scrivere di scuola. Io come tanti maestri, la scuola spero di riuscire ad imparare a farla bene.
E per questo non correggo solo i compiti. Trovo ogni giorno cinque minuti per chiedermi: quale atteggiamento oggi avrei potuto evitare che era dettato da leggerezza, frustrazione, rabbia o addirittura mia incapacità?
Non mi metto in discussione no.
Lo faccio solo con lo scopo, tutto egoistico, che quell'atteggiamento errato alla fine il maggior disagio lo ha provocato a me. Sto sempre meglio quando razionalmente fornisco in aula la miglior risposta possibile in termini di rapporti umani. Rientro a casa contenta semplicemente perchè ho fatto il mio lavoro.

Leggete questa bella intervista a Carmen Gamper fondatrice di New Learning Culture Consulting, dell'amica Sybille nel suo blog Buntglas:  si capisce bene cosa possiamo ancora cambiare della nostra scuola, perchè come dice N. Bottani la scuola non abbia a scomparire nel 2050.


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6 riflessioni:

Annarita il 8 marzo 2010 alle ore 20:06 ha detto...

Ecco io non so fare grandi ragionamenti teorici, io continuo ad avere in testa, queste parole, le parole di un rapporto alunno/docente studente/docente che ha alla base le idee che ho raccolto sopra. Altri meglio di me sanno scrivere di scuola. Io come tanti maestri, la scuola spero di riuscire ad imparare a farla bene

Carissima hai scritto delle parole pregnanti di signifcato, non parole vuote e teoriche, ma dense di vita concreta.

Condivido da insegnante ed educatrice ogni parola che hai scritto e ti ringrazio di averlo fatto con tanta immediatezza.

Un omaggio a te, donna e maestra di valore, non solo oggi, ma ogni giorno dell'anno per tutti gli anni a venire.

Con stima e simpatia.
annarita

Rosalba il 9 marzo 2010 alle ore 15:09 ha detto...

Grazie Annarita

Un bacione grande con stima e affetto ricambiati

lella il 10 marzo 2010 alle ore 22:19 ha detto...

bellissimo post,cara amica e collega, un post che riassume con concretezza ciò che una vera insegnante dovrebbe sentire giorno dopo giorno.Ho sorriso leggendo perchè condividevo il tuo pensiero,ma anche perchè contrastava con lo sfogo che ho avuto nel mio ultimo post.
Diciamo il lato bello(il tuo) e brutto(quello che scritto io) del nostro mestiere:-))))
kiss
Lella

Rosalba il 11 marzo 2010 alle ore 21:51 ha detto...

Già Lella le due facce di un mestiere difficile ma capace di dare emozioni e soddisfazioni. Se solo fossimo più sereni per apprezzarlo. E la nostra condizione di lavoratori con uno status in parte compromesso proprio per scelta istituzionale non aiuta certo!

Un abbraccio grande

elisa il 12 marzo 2010 alle ore 11:06 ha detto...

parole...belle ...significative ...vere ..chiedersi... guardarsi... osservare ..le risposte negli alunni...grande indicatore di ciò che facciamo e come lo facciamo...solo da lì capiamo in che misura siamo stati giusti e competenti nell'aiutare i nostri alunni a crescere e a diventare competenti e maturi ...
UN SALUTO affettuoso

Rosalba il 14 marzo 2010 alle ore 07:09 ha detto...

Elisa grazie :-) mi piace questo nostro stare sulla stessa lunghezza d'onda e si capisce dalle belle attività che illustri nel tuo blog!

Un abbraccio

 

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