Due righe per spiegare, al mio piccolo ma affezionato pubblico, che in realtà Natale sì, Natale no, non è uno dei tanti problemi della scuola. Ne abbiamo tante di incognite che pesano sulla nostra testa, ma le ricorrenze e le celebrazioni che tanto appassionano l'informazione, non sono un tema rilevante per la scuola di oggi.
Si tratta di un tema d'impatto mediatico, che colpisce l'immaginario di molti, a cui la scuola è in genere capace, senza l'intervento dei media, dei direttori regionali, e perfino del ministero, di fornire una risposta adeguata.
Sono decenni che la scuola, in quanto istituzione, quindi nelle persone dei docenti, dei genitori e degli alunni, si risolve egregiamente queste tematiche.
Stupefacente vero?
Ora che sia l'intervento inopportuno di un dirigente illuminato (?) a cancellare anni di lavoro di integrazione (sì, si chiama integrazione quella di riuscire a far parlare civilmente persone che la pensano diversamente) fa un po' specie.
Intanto esiste da anni la materia alternativa alla religione cattolica, quindi non vogliamo dimenticare quelle migliaia che ogni anno scelgono la materia alternativa, in molti non se ne rendono conto, erché da scuola ci mancano da anni, che dico, da decenni, ma ci sono alunni che pur possedendo una fede, scelgono un'altra materia. Non vorrei che questi alunni, presenti nella scuola da decenni, fossero figli di un Dio diverso perché di essi nessuno si è mai preoccupato durante le festività natalizie. Ovviamente nessuno se n'è mai preoccupato a ragion veduta, perché di solito, senza far baccano, ci si mette d'accordo sulle modalità di partecipazione. Un approccio diverso da quello usato dal Dirigente salito agli onori della cronaca, che pur avendo ragione nella sostanza ha torto nella pratica. Non ci sono sì o no, cose vietate cose permesse, contenuti che offendono, contenuti che lusingano, esistono i modi con cui le persone ragionano sulle differenze di esperienze, culturali, religiose e di costume. Il Natale ne mette in scena alcune, le altre religioni ne hanno altre, soprattutto da nessuna parte è sancito il divieto di celebrarle entrambe, come spesso vedo fare nelle scuole. Non è la censura la risposta per attuare la tolleranza, la convivenza e l'inclusione.
E' tutto qui.
Non l'ha compreso il dirigente che pur avendo individuato il problema ha fornito la risposta sbagliata. Non lo hanno compreso i media, e più di loro alcuni politici che gridano al lupo al lupo per fare cassa, Da tempo la scuola risponde ai bisogni della multiculturalità, non solo in termini religiosi, ma soprattutto di modi di essere, di partecipare, di interagire. La realtà scolastica è già oltre le preoccupazioni del Dirigente in questione, e ha sorpassato di anni luce la miopia di politici e giornalisti asserviti.
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Si tratta di un tema d'impatto mediatico, che colpisce l'immaginario di molti, a cui la scuola è in genere capace, senza l'intervento dei media, dei direttori regionali, e perfino del ministero, di fornire una risposta adeguata.
Sono decenni che la scuola, in quanto istituzione, quindi nelle persone dei docenti, dei genitori e degli alunni, si risolve egregiamente queste tematiche.
Stupefacente vero?
Ora che sia l'intervento inopportuno di un dirigente illuminato (?) a cancellare anni di lavoro di integrazione (sì, si chiama integrazione quella di riuscire a far parlare civilmente persone che la pensano diversamente) fa un po' specie.
Intanto esiste da anni la materia alternativa alla religione cattolica, quindi non vogliamo dimenticare quelle migliaia che ogni anno scelgono la materia alternativa, in molti non se ne rendono conto, erché da scuola ci mancano da anni, che dico, da decenni, ma ci sono alunni che pur possedendo una fede, scelgono un'altra materia. Non vorrei che questi alunni, presenti nella scuola da decenni, fossero figli di un Dio diverso perché di essi nessuno si è mai preoccupato durante le festività natalizie. Ovviamente nessuno se n'è mai preoccupato a ragion veduta, perché di solito, senza far baccano, ci si mette d'accordo sulle modalità di partecipazione. Un approccio diverso da quello usato dal Dirigente salito agli onori della cronaca, che pur avendo ragione nella sostanza ha torto nella pratica. Non ci sono sì o no, cose vietate cose permesse, contenuti che offendono, contenuti che lusingano, esistono i modi con cui le persone ragionano sulle differenze di esperienze, culturali, religiose e di costume. Il Natale ne mette in scena alcune, le altre religioni ne hanno altre, soprattutto da nessuna parte è sancito il divieto di celebrarle entrambe, come spesso vedo fare nelle scuole. Non è la censura la risposta per attuare la tolleranza, la convivenza e l'inclusione.
E' tutto qui.
Non l'ha compreso il dirigente che pur avendo individuato il problema ha fornito la risposta sbagliata. Non lo hanno compreso i media, e più di loro alcuni politici che gridano al lupo al lupo per fare cassa, Da tempo la scuola risponde ai bisogni della multiculturalità, non solo in termini religiosi, ma soprattutto di modi di essere, di partecipare, di interagire. La realtà scolastica è già oltre le preoccupazioni del Dirigente in questione, e ha sorpassato di anni luce la miopia di politici e giornalisti asserviti.