di Maestra Rosalba

mercoledì 25 novembre 2015

La tolleranza

L'educazione inclusiva è un percorso stancante. Richiede pazienza, dedizione, ascolto, un alto livello empatico, concentrazione verso il compito educativo, autocontrollo e lucidità. Tenere alti questi livelli,  e tutti contemporaneamente, non è compito facile. Ma i  risultati sono straordinari.

Dall'attività didattica odierna:
Maestra (prendendo spunto dalle tematiche scelte per l'incontro di Natale con le famiglie): "Perché sapete è proprio necessario essere tolleranti, verso se stessi e verso gli altri..."
Dopo dieci minuti di conversazione un alunno: "Maestra ma cosa è la tolleranza?"
"Sono contenta tu l'abbia chiesto prima della fine della discussione, altrimenti saremmo arrivati a Natale senza averlo mai chiarito". Rispondo aggiungendo la nota ironica.
"La tolleranza è la capacità di concepire, a volte anche di farci piacere e di apprezzare,  ciò che è diverso da noi. Si può essere diversi da noi per il corpo, le idee, le abitudini, ecco è la tolleranza che ci spinge a  comprendere che quella diversità è naturale, anche quando ci infastidisce. Voglio aiutarti con un esempio. Ti sei mai sentito intollerante nei confronti di un compagno, ti ha mai dato fastidio un suo comportamento anche se non era diretto a te?"
"Sì, una volta all'inizio dell'anno un compagno, che è anche mio amico, ha detto alla nuova compagna arrivata a settembre, che era testarda, lei si è offesa e ha cacciato un urlo fortissimo che ci ha squarciato le orecchie"
"Cosa ti ha dato fastidio di quell'episodio?"
"Il suo urlo, non doveva reagire così"
"Hai riflettuto sul perché ha urlato così, ci hai pensato?"
"Non so"
"Pensa a ciò che mi hai detto, prima che urlasse le è stato detto qualcosa"
"Ah si che era testarda"
"A te sarebbe piaciuto?"
"No, se uno mi dice che sono testardo mi dà molto fastidio"
"Quindi la sua reazione benché sbagliata era comprensibile?
"Sì a pensarci bene lo era"
"Perché allora hai dato ragione al tuo compagno?"
Mormorio della classe...
"Potrebbe essere perché lui lo conosci da anni, lei da qualche giorno, lui è tuo amico e lei no..."
Gli si illuminano gli occhi. Annuisce.
"E' evidente che tendiamo a difendere le persone del nostro gruppo, ciò è normale: tolleriamo di più i comportamenti di chi appartiene alla cerchia degli amici, alla famiglia, alla classe e meno chi invece ne sta fuori, non pensi?"
"Si è vero a pensarci bene è così"
"Allora voglio ora invitarti a vedere un'altra prospettiva: pensa se tu fossi quello arrivato in una classe come questa, dove vi conoscete da tempo e anche se non potete dire di essere amici di tutti, avete dei buoni rapporti. Immagina di aver lasciato i tuoi vecchi compagni, di avere nuovi insegnanti, nuovi compagni, che sono gentili ma non pui definire il tuo gruppo, chi sarebbe in una situazione di svantaggio: tu che sei appena arrivato o il gruppo?"
"Sarei io in svantaggio, perché avrei appena perso tutto ciò che avevo: amici, maestri..."
"Quindi se ti domando chi si è trovato più in difficoltà all'inizio dell'anno, tra il gruppo e la nuova compagna, cosa mi rispondi"
"Che era lei più in difficoltà, perchè doveva ricominciare tutto"
"Ecco vedi, la tolleranza è anche capire le difficoltà dell'altro, provare a pensare perchè ha agito in un modo, provare a immaginare se a volte ne siamo, anche involontariamente, la causa".

"Bene ora tutti in palestra." Boato di gioia.


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2 riflessioni:

chicchina il 26 novembre 2015 alle ore 16:06 ha detto...

Con una classe è più facile poter spiegare il senso della tolleranza,dell'accoglienza,della condivisione,e per fortuna perchè i ragazzi di oggi saranno"vaccinati"quando affronteranno il mondo esterno,magari quello familiare.Più difficile,per mancanza della volontà di ascolto,il discorso fra adulti,spesso casuale ,e superficiale.Facciamo quello che possiamo..Ciao

Rosalba il 26 novembre 2015 alle ore 18:56 ha detto...

Dipende. Dipende da da bambino a bambino ci sono bambini già forti di idee e preconcetti e ci sono bambini che ricevono già a casa un,educazione alla tolleranza: Alla scuola il compito di ricordare, porre l'accento, fornire un parere alternativo, aiutare a formare nuove opinioni.

 

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