di Maestra Rosalba

venerdì 14 novembre 2014

Il posto vicino alla maestra

Fin dallo scorso anno, cioè dalla prima, ho sistemato un banco con una sedia in modo da far sedere un alunno vicino a me. Si era verificato che un bambino fosse particolarmente vivace e avevo pensato di aiutarlo a conquistare un po' di autocontrollo e perfino di autostima, visto che sosteneva di continuo di non essere capace a far nulla, facendolo sedere accanto a me. La "cura" ha funzionato tant'è che dopo qualche tempo dall'inizio del nuovo anno gli ho proposto di andare a sedere con un compagno. Autostima riconquistata, ha smesso di essere tra gli ultimi a finire, convertito al desiderio di fare bene, non necessita più di aiuto da parte mia, solo ogni tanto viene a chiedermi sottovoce se sta andando bene e se sono contenta. Quindi è stato il turno di un altro alunno, che però ha risposto con molta riluttanza al mio invito. In realtà i miei non sono inviti a caso, si tratta di bambini che mal volentieri accettano il peer tutoring, anche perché sono molto bravi, ma hanno qualche difficoltà a organizzarsi nel lavoro autonomo, mettendoli vicino a me, che lavoro a stretto contatto di gomito con la lim e la lavagna di ardesia, riesco a intervenire più spesso suggerendo strategie, aiutando a impostare il lavoro e cercando di re iniettare fiducia nelle proprie risorse in modo da rimpinguare l'autostima e condurli all'autonomia operativa, in un meccanismo di rinforzo che quando funziona si autoalimenta. Riluttante e dubbioso il mio alunno ha finalmente acconsentito a stare vicino alla cattedra e già si vedono i primi risultati, più concentrazione, meno azioni di disturbo verso se stesso e verso gli altri, attività più produttive e più precise. Oggi gli ho quindi chiesto se vuole tornare al suo posto, giusto per tastare il terreno, anche perché è prematuro che torni tra i banchi, e mi ha detto che no, vicino alla cattedra si sta bene e per ora preferisce stare dov'è.
Così ho pensato a come cambiano le percezioni, stare vicino all'insegnante potrebbe sembrare una punizione o roba da "ultimo della classe", certe idee perdono di senso se si dimostra che sono solo preconcetti,  che in realtà sono i bisogni che contano. Anche di questo ai bambini tocca dare dimostrazione pratica: aiutarli a capire che non c'è nulla di male nel farsi aiutare.
Il banco di rotazione è una buona strategia non è necessario andare male a scuola per provarlo, certamente conta molto come viene usato e percepito. Per noi è diventato un luogo prezioso e tutti vorrebbero poterci stare.




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1 riflessioni:

adriespo il 17 novembre 2014 alle ore 11:48 ha detto...

Sì, in effetti il banco vicino alla cattedra a rotazione è una gran cosa, per gli alunni.

La ritrosia è anche comprensibile: è comunque un posto al centro dell'attenzione, un posto "diverso" nel quale l'alunno non può confondersi con la massa. Ma dopo aver assaggiato i vantaggi didattici di tale posto il ritorno nella massa diventa poco invitante! :-)

 

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