di Maestra Rosalba

martedì 18 settembre 2012

Diploma a diciotto anni, meno scuola Infanzia?

Quando ho letto questo articolo qui, mi sono ricordata al volo che già anni addietro, ora non ricordo se sotto quale Ministero, questa proposta di riforma era già saltata fuori. 
Il ministro Profumo più prudentemente  convoca una gruppo di studio, e intanto si tasta il terreno sul fornte dei media,  che analizzi le possibili modalità affinché gli studenti italiani arrivino al diploma al pari di quelli europei. 
A suo tempo la proposta fu molto più diretta e si disse da subito che gli anni di scuola Infanzia si sarebbero ridotti a due. Fu un bel salto perché non era ancora spenta l'eco della promessa mai mantenuta dal Ministro Berlinguer, per non far troppa concorrenza alle scuole Materne private, di rendere obbligatorio l'ultimo anno e dare finalmente dignità istituzionale al primissimo grado della scuola Italiana.
E' evidente che non potendo allungare i numeri da uno a diciotto, che l'unica riduzione possibile nell'arco degli studi è nel triennio di scuola Infanzia, sempre che si voglia mantenere il rimanente dello standard curriculare che i Nuovi Orientamenti hanno appena varato. L'unica scuola che non essendo obbligatoria si ritiene possa permettersi di cedere un anno alla Primaria per consentire ai bambini il loro ingresso a cinque anni e terminare a diciotto esatti il cammino fino al diploma. 

La scuola infanzia italiana che trova uno dei suoi più conosciuti esempi in Emilia, la scuola delle autonomie come mi piace definirla, perché per tantissimi bambini è il primo passo fuori dalla famiglia, il primo vero avvicinamento ad un apprendimento formalizzato sotto forma di gioco è il ramo secco dal quale tagliare e non si vede altrimenti altra soluzione, se si afferma che gli altri ordini di scuola rimangono quantitativamente uguali. Viene indicata una seconda ipotesi, la quale rivoluzionerebbe completamente l'attuale assetto scolastico dalla Primaria alla Secondaria Superiore la divisione della formazione in due blocchi di cinque anni più un biennio propedeutico all'accesso universitario. Ipotesi che non ha nessuna possibilità attuale di percorribilità, perché introdurrebbe tali e tanti rivolgimenti da scatenare un putiferio, anche perché ancora si aspetta un riordino della scuola Media che appare il vero ramo intoccabile, passata indenne sotto una serie incredibile di Ministri.

A questo punto della storia è normale porsi una domanda, da insegnanti, ma soprattutto da genitori  cosa serve terminare la formazione un anno in anticipo, perché se si termina a diciotto anni va da sé che anche l'università finirà prima almeno per coloro che termineranno nei tempi, con l'attuale mercato del lavoro?
Cosa serve bruciare un anno di scuola Infanzia, imporre ritmi generalizzati, considerato che per chi vuole è già possibile un ingresso alla scuola Primaria a cinque anni, così come a suo tempo esistevano le Primine?




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2 riflessioni:

barbaraetwins il 18 settembre 2012 alle ore 11:57 ha detto...

i miei figli potevano anticipare ma non l'ho fatto...sembrano grandi (5 anni e mezzo) ma un altro anno di materna non penso faccia male . ci sono bambini che conosco che ha 6 anni e mezzo ora sono entrati alla elementare...i miei avrebbero trovato bambini + grandi e se non oggi domani ci sarebbero stati paragoni di crescita imbarazzanti...ho preferito aspettae...certo se uniformassero tutti non saprei... a volte e dico a volte i bambini al 3° sembrano + pronti per il salto ma dovrebbe essere una cosa per tutti ...

rossy ha detto...

Mi sono trovata anche io nella stessa situazione. Bambina che compie gli anni i primi di febbraio (quindi adesso ha 5 anni e mezzo) e molto sveglia (il fratello più grande le giova da esempio).
Non me la sono sentita però di inserirla prima nella primaria.
Credo che emotivamente la crescita di un bimbo, soprattutto così piccolo, non sia direttamente legata alle capacità e competenze.
se proprio si vogliono accorciare i tempi scolastici a mio parere nè la materna, nè la primaria andrebbero toccate, sono il giusto tempo per la giusta crescita.

 

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