di Maestra Rosalba

giovedì 29 settembre 2011

Lo spazio tra i banchi

La precedente aula, quella dal quale ho raccontato i primi (quasi) tre anni di questo blog, l'avevo ereditata e non ne avevo mai preso pienamente possesso.
Non so, c'era dentro di me come un'idea, ma così senza motivo, che sarei dovuta andare via, come se si trattasse di una sistemazione provvisoria. 
Salvo il riordinare a fine anno, cioè gettare via tutte i ritagli dei lavori, circolari e comunicazioni ormai inutili, fotocopie di schede, in quell'aula e in quegli armadi c'era di tutto: anni di passato scolastico, avanzi di ricordi di classi ormai andate per la loro strada. 

Il cambiamento di quest'anno ha segnato il passaggio alla stabilità, e così in un'accaldata mattina di settembre ho forgiato gli spazi con il materiale che mi è stato consegnato e con ciò che ho recuperato della vecchia aula. 
Ho pensato a tutto: la Lim, il computer desktop, un tavolino per il portatile, gli armadi in bell'ordine, il mobiletto per i quaderni dei bambini. Quella mattina, stanca e sudata mi sono girata prima di uscire e ho guardato con soddisfazione il lavoro di oltre tre ore. 
In mezzo alla classe erano restati i banchi, così come il personale li aveva lasciati, dopo le grandi pulizie del rientro: uniti a tre a tre, così che il primo giorno di scuola i bambini si sono seduti su tre di file di sei, gli uni molto vicini agli altri. 

Dopo i primi saluti e gli abbracci siamo tornati alacremente al lavoro, io ho ritrovato i miei alunni e loro hanno ritrovato me. Tutto bene direte voi. Neppure per idea dico io. 
Forse qualche collega sveglio ha già capito cosa è capitato, ma io no, io ci ho messo oltre una settimana a capire e almeno tre giorni a chiedermi cosa stava succedendo alla nostra classe. Battibecchi continui, calci agli zaini, prese in giro neppure tanto velate, interruzioni e chiacchere durante qualsiasi attività... 

Parlavo agli alunni e avevo la sensazione netta di avere di fronte un muro, sentivo che qualcosa mi mancava ma non capivo cosa. Ieri durante l'ennesima predica ho detto loro “siete anche così disposti male, in questa nuova classe non funziona più nulla…” ma ancora non capivo. 
L'indomani il collega mi ha detto "Sai, tra le poche cose che all'Università ho imparato, una mi è parsa molto utile, pensare bene alla disposizione dei banchi..." 
Inutile dire che ci sono arrivata solo qualche minuto prima da sola, ricordandomi la frase detta ai bambini. 
Quando, quasi all’improvviso, ho riflettuto sul fatto che la lezione dalla cattedra non l'ho mai fatta, io da sempre giro nei banchi mentre parlo, detto, racconto, chiedo e ascolto, butto uno sguardo ai quaderni se scrivono, mi siedo vicino al bambino che parla, legge o racconta.
Perché la cattedra a me serve per infilarci e chiuderci a chiave il registro, mettere le presenze,  e  ogni tanto per poggiarmi a correggere i compiti. 
Quando mi siedo perché sono stanca, non sto dietro alla cattedra, ma metto la sedia direttamente di fronte loro. E quelle corsie tra i banchi sparite per qualche giorno non si sa come, sono il legame tra me e loro. Il modo con il quale stiamo veramente insieme: maestra e alunni. 
Quell'aiuto dato al volo tra una parola e l'altra del dettato, a volte un incoraggiamento, a volte una carezza o un finto scapaccione, ecco che cosa c'era mancata: la nostra vicinanza anche fisica. 
Oggi alle otto ero già sulla strada per scuola, alle otto e dieci avevo già rimesso  i banchi al loro posto. Ho assegnato nuovi posti a tutti, dopo le dovute spiegazioni ho chiesto agli alunni di tornare a comportarsi come hanno sempre fatto, con cordialità, di lasciar perdere i battibecchi e che per favore mi ricordassero prima di andare via di ritirare il pesce per pranzo. 

All'arrivo del collega ero pronta sulla porta e i bambini hanno gridato "Maestraaa il pesceee!!", il collega mi ha guardato e ha detto "Il pesce???" e io ho risposto: "Sì ecco il pesce, ci vediamo stasera. Ciao bambini a domani!!


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4 riflessioni:

giovanna il 29 settembre 2011 alle ore 20:21 ha detto...

Ah però!
Ci hai: la LIM, il computer desktop, un tavolino per il portatile! :-) :-)
Io: ho la LIM ok, ma solo in III, in II no! E la LIM ha pure bisogno di una piccola manutenzione che non mi effettuano.. e si spegne... e acci....!
Non ho computer desktop, il portatile - mio - (ma forse anche il portatile è tuo. O no? Sennò è un'ingiustiziaaa!:-))
dicevo il mio portatile devo poggiarlo sulla cattedra, mica ho un tavolino, non avrei nemmeno lo spazio in verità! :-(
Insomma, sei più fortunata quanto a strumenti!
Oh, noi abbiamo anche due aule Info: una inagibile proprio, non va più alcun pc, da considerarsi ante-guerra. La seconda: funziona, mooolto lento, solo qualche PC e io mi rifiuto di andare là a perdere tempo!
E... non ci sono soldi, non ci sono soldi, non ci sono... !
ciao Rosalba,
g

Rosalba il 29 settembre 2011 alle ore 21:13 ha detto...

Giovanna ti spiego, perchè smebra tanta roba e non lo è in effetti.
Il computer desktop deriva dal progetto e-inclusion che stava nell'aula dove stavo. Il portatile appartiene alla Lim del progetto misteriale dello scorso anno. Il tavolino è uno di scuola infanzia l'ho preso da materiale accatastato, in conseguenza all'accorpamento di due scuole. La manutenzione me la faccio da sola. La lim non andava e ho risolto da sola, provando e riprovando. Sì comunque è vero, ho molto di più di tanti altri colleghi.
Un bacione :))

Roberta il 30 settembre 2011 alle ore 22:25 ha detto...

Ciao Rosalba, ti ho letto tutta di un fiato...appena riesco vado a vedere se alla primaria del mio paese c'è almeno una LIM...anche se ne dubito. Fortunatamente nella scuola secondaria di primo grado che frequenta mio figlio, 6 classi, è presente in tutte.
Buon fine settimana. Roberta

Rosalba il 12 ottobre 2011 alle ore 21:08 ha detto...

Ciao Roberta e un po' torna utile che se l'insegnante fa sempre la differenza, se non è bravo non lo è nemmeno con la Lim.
Un abbraccio

 

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