di Maestra Rosalba

giovedì 31 maggio 2012

L'assertività per raccontare la paura del terremoto

La paura non si può cancellare e in realtà nemmeno superare. La paura provata rimane lì nell'angolo e si  ripresenterà uguale, se non più forte, ogni qualvolta si verificheranno le stesse condizioni che l'hanno generata. Con la paura, anche se sembra illogico, occorre imparare a convivere e accettarla. Occorre capire che tornerà e a volte lo farà all'improvviso e più forte di prima. Sulla paura che appartiene alle emozioni più primitive, si può provare a ragionare e si può imparare a condividerla. Perchè la paura accomuna grandi e bambini, ed è prendendone un pezzetto ciascuno come quando si divide la merenda e si diventa in qualche modo complici e si è amici perchè si vivono le stesse cose.

Come affrontare con i bambini un discorso sulla paura?
Non basta un semplice disegno per esorcizzare la paura. E non va bene quando un bambino afferma di aver paura, nel tentativo di rassicurarlo, dire: "Non è stato nulla, ora passa tutto". Il tentativo di minimizzare può rivelarsi perfino controproducente in quanto non spiega nulla di ciò che accade dentro e fuori di noi, anzi chiude e soffoca le emozioni, perchè equivale a dire "Stai esagerando, te lo sei inventato".
Si può provare invece a rassicurare i bambini dicendo "Anch'io ho molta paura è normale, ci sentiamo in pericolo: il nostro corpo e la nostra mente reagiscono provando paura". Condividere un sentimento aiuta il bambino a capire di non essere l'unico a trovarsi in quella situazione percependo la propria emozione come il risultato di un fattore esterno e non di una propria debolezza. 
Se il bambino comincia a piangere non bisogna reagire invitandolo, seppur bonariamente, a smettere, ma chiedendogli ancora di raccontare. "Cosa ti fa piangere prova a raccontarmi cosa provi...". "Fammi capire cosa senti in questo momento, usa il tuo corpo, le mani, fammi capire così che io possa aiutarti a spiegare, sicuramente ti succede la stessa cosa che succede a me".
Alla spiegazione del bambino far seguire frasi come: "E' normale che tu pianga, il pianto è un'emozione come la gioia, se accade qualcosa di allegro si ride, se invece qualcosa non ci piace tutti piangiamo. Sai anch'io piango quando qualcosa mi disturba o quando non la capisco", "Ora prova a disegnare la paura. Io mentre disegni proverò a spiegarti perchè queste cose accadono".

L'assertività punta sulla condivisione, sull'ascolto attivo, non lascia solo il bambino a ripensare cosa gli è accaduto, ma lo aiuta a comprendere e far emergere cosa è accaduto. Non censura le emozioni negative ma le rende  patrimonio comune a tutti gli esseri umani,  aiuta a gestire le emozioni. 
Anche la vicinanza fisica è importante in questi casi: la postura è quella di chi accoglie di chi prende in carico, non si possono restituire verità assolute, in realtà non ne esistono mai, si può razionalizzare, a non restare soli, a rendere accettabile, far rientrare nella nostra visione delle cose del mondo lo straordinario dentro l'elenco degli accadimenti possibili.


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