di Maestra Rosalba

domenica 23 settembre 2012

Una storia di accoglienza alla scuola Media

In questi primi giorni di rientro, con gli alunni di quinta abbiamo parlato della "scuola che vorrei", un tema abbastanza aperto affinchè potessero comunicare sulla scuola attuale e sulla scuola del loro imminente futuro: la secondaria di primo grado.
Da un giro di consultazioni i bambini hanno manifestato tantissime perplessità sulla scuola che li attende dimostrando di conoscerne le differenze, per sentito dire dagli adulti e da fratelli più grandi del tipo di rapporto che intercorre tra studenti e professori. Non li spaventa il fatto che sarà molto più distaccato di quanto non sia ora, ma il fatto di riuscire a comunicare il bisogno di tempo e la "possibilità di avere un'altra occasione", così l'hanno definita in molti.

E' evidente, ho pensato io, che sarebbe bello per questi bambini che alla scuola media si attuasse una forma di accoglienza, senza pensare a grandi cose, ma evitare per tutti, insegnanti e studenti, di finire direttamente nell'arena che spesso si rivela lo spazio aula. Potrebbero essere alcuni giorni di laboratorio, prima dell'inizio dell'anno scolastico, al quale per esempio far partecipare anche gli insenganti della primaria, anche un solo pomeriggio in cui stare assieme e accompagnarli nel rito di passaggio.

Parlando in rete sono venuta a conoscenza da Catrin di questa esperienza di accoglienza alla scuola Media, certamente non si vuole dire che debbano essere esperienze da estendersi pari pari ovunque, più che altro sarebbe bene guardare all'obiettivo didattico che il progetto intende raggiungere e quello sì sarebbe auspicabile che ogni scuola media lo facesse proprio definendo percorsi personalizzati per attuarlo.

Ed ecco allora un sunto del lungo resoconto che me ne ha fatto Catrin via mail:

Dallo scorso anno l'Istituto Comprensivo del Vergante (3 scuole medie, 6 primarie e 7 dell'infanzia, il tutto diviso in 9 o dieci comuni diversi su due province e con di mezzo una comunità montana ed una comunità collinare) organizza un'uscita di tre giorni a Cesenatico, dove la provincia di Novara ha una casa vacanza, a questa cosa, nel mondo ideale, dovrebbero partecipare tutti i bambini, tutti i prof delle medie, le insegnanti delle quinte uscenti e il dirigente. 
Con il coordinamento di uno staff di educatori appositi i bambini fanno delle attività ludiche di socializzazione, agli insegnanti, lo scorso anno era stato proposto un seminario residenziale sulla gestione dei conflitti. Il tutto costa 100 euro tutto compreso. 

Il dirigente durante la riunione di presentazione ha spiegato che anche se alcuni hanno proposto di fare queste attività qui in zona lui ci tiene che vengano fatte lontano e al mare, per tre motivi (cito testualmente perché mi è rimasto impresso):
1 perché è in territorio neutro,
2 perché è lontano dalle famiglie,
3 perché al mare ci si spoglia e questo vale per i bambini ma soprattutto per gli insegnanti che si trovano in un ambiente informale e a dover gestire delle relazioni senza la "barriera" della cattedra, insomma costruire autorevolezza senza questo strumento... 

Le prime due settimane di scuola (qui è  iniziata il 12) poi non fanno attività didattica tradizionale ma lavorano tutti in gruppo (ognuno nel suo plesso eh), l'anno scorso hanno fatto un lavoro con un gruppo di geologi con uscite sul territorio e gita finale sul Mottarone alla ricerca, allo studio e misurazione dei diversi tipi di rocce. Al termine di queste due settimane vengono formati i gruppi classe che, dopo questo periodo di osservazione da parte degli insegnanti, dovrebbero essere ben amalgamati e omogenei.

Un'altra cosa molto carina, nata su sollecitazione di questo Dirigente al suo arrivo tre anni fa, è stata la costituzione di un'associazione dei genitori, un po' come avviene nelle scuole del nord-europa e anglosassoni. Associazione che lui ha voluto come interlocutore rappresentativo dei "genitori" come organismo e non come singoli rappresentanti che poi parlano ognuno per sé e per la loro classe. L'associazione lo scorso anno ha anche organizzato diverse cose, tipo giornate di attività per i bambini a copertura dei giorni di vacanze natalizie e dei giorni di carnevale, una due giorni di formazione sui disturbi specifici dell'apprendimento (che per gli insegnanti valevano come giornate di formazione) e poi degli incontri su altri temi. Quest'anno c'è in programma qualcosa sulla navigazione sicura su internet, sia per i ragazzi sia per i genitori.

Questo è il racconto di un'attività che ovviamente richiede risorse economiche e strutture, ma l'ho scritto in premessa ciò che esportabile di questa esperienza è l'obbiettivo,  come ha spiegato il dirigente conoscersi, essere autorevoli in tutte le situazioni. Si potrà obiettare che è necessario esserlo solo a scuola. Un tempo bastava oggi non basta più, anzi il problema di oggi è propio la perdita di autorevolezza, che, aggiungo io, rientra nella volontà del singolo come già abbiamo avuto modo di comprendere.
Un'attività di accoglienza nei termini indicati se saputa organizzare e sfruttare va più a vantaggio degli insegnanti che degli stessi alunni, proprio come occasione per avere sempre il polso della situazione. Certamente ci sono mille e più modi per trovare un momento d'incontro e per facilitare il passaggio da un ordine di scuola all'altro, anche per sfatare le tante leggende che circolano intorno alla scuola Media da molti indicata come l'anello debole della scuola.


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