
Certo accade anche il contrario ci sono le belle parole, ma quelle le prendono tutti e di fronte alle belle parole e alle cattive parole, di fronte ai buoni giudizi e ai cattivi giudizi, sono i secondi che rimangono più nella memoria.
Dal nostro vocabolario con i bambini, ma anche dagli adolescenti, dai ragazzi e perfino con gli adulti, doveremmo levare quel "Sei... duro, sei cocciuto, non capisci, sei così, sei cosà". Nessuno è in realtà, e un bambino meno che mai, semmai potremmo azzardare che sa "fare", quindi parlare di comportamenti e non di modi di essere della persona.
Ecco allora che possiamo riferici al saper fare e/o non saper ancora fare, che è poi la caratteristica di chi impara: passare dal fare prima in un modo e poi in un altro.
Ed è nell'attesa di quell'imparare che richiede, pazienza, costanza, da parte di chi impara, non senza enorme sforzo di autocontrollo da parte di chi insegna e guida, sia inteso, che contano le parole. Contano a tal punto che possono far decidere a un bambino, da sole, se è il caso di continuare a sforzarsi d'imparare o se è il caso di lasciar perdere quasi del tutto.
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