di Maestra Rosalba

sabato 10 gennaio 2009

I compiti "creativi"

Se seguite da qualche tempo questo blog, vi sarete resi conto che qua si scrive spesso di creatività. Il tentativo è quello di stimolare l'intelligenza divergente, che scostandosi da forme di pensiero dominante e omologate, assuma come connotazione la capacità di vedere oltre l'apparenza, riscopra l'istinto tutto umano per il "bello", non inteso come gusto esclusivamente estetico, ma come modo di vivere perchè è bello avere un bel carattere, vivere sereni e saper cogliere la giusta dimensione delle cose. In soldoni vedere il bicchiere per quello che è pieno per metà, nè mezzo pieno, nè mezzo vuoto. Nè catastrofismi, oggi tanto di moda, ma neppure paraocchi ottimistici.

Comprendere oggi che la vita è un intricato sistema di relazioni, che dobbiamo imparare a gestirle, senza diventarne succubi, ma anche senza prevaricare altri. Considerato che spesso parliamo di scuola affrontiamo ancora la tematica sui compiti a casa.
Anche sui compiti la posizione di Crescere Creativamente non è quella dominante, per cui i compiti sono sofferenza, una cosa che si deve fare rinunciando a fare cose più interessanti. Da insegnanti capita spesso di accorgersi che ciò che è dato per obbligo viene vissuto come una prevaricazione. Ciò che invece viene negoziato direttamente coi bambini, ciò che tiene conto dei loro bisogni, che asseconda le inclinazioni, che favorisce le ispirazioni (perchè è questo oltre all'insegnamento che la scuola è chiamata a fare) diventa un gioco, diventa passaggio obbligato e meta.

Quindi il compito non può essere mero esercizio ripetitivo e di routine, il compito deve contenere quella scintilla in più che fa dire al bambino (non al genitore) "vado a fare i compiti". Il compito a casa nasce a scuola, in una relazione alunno/docente impostata su un patto di rispetto reciproco, dove non contano il numero delle righe ma l'impegno, conta l'idea che l'alunno riesce a realizzare e a portare in classe, conta la volontà di esserci e la partecipazione. Conta l'innesco di un continuo rinforzo positivo all'interno della classe, senza competitività eccessiva e senza appiattimenti. Conta il volersi bene per ciò che si sa fare e come lo si è capaci di fare. Conta il concedersi continui incitamenti a fare meglio.
Quando le cose vanno così, nessun compito diventa pesante, perchè il compito a casa cosi come a scuola è "partecipazione".

Curiosi "frutti della partecipazione" eseguiti a casa dagli alunni della classe Prima, dove ognuno era stato invitato a produrre dei compiti in modo libero su una scala di scelte: diario di bordo, ritaglio di immagini e descrizione, lettura di una fiaba, apprendimento di una poesia, descrizione di un film attraverso il disegno (chi non aveva visto un film ha deciso autonomamente di descrivere un cartone visto alla tv aggiungendo tutti i nomi dei personaggi) .
Tutti i bambini sono rientrati a scuola fieri di aver svolto i compiti e quasi tutti hanno svolto tutte le tipologie di compito.



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3 riflessioni:

lella il 10 gennaio 2009 alle ore 19:20 ha detto...

ke belli ke sono questi lavori.....questi disegni.......
io ho una classe 4^ e ti assicuro ke,come ben sai,i disegni e gli scritti riflettono la malizia di questa età
buon w.e.
Lella

Rosalba il 11 gennaio 2009 alle ore 11:59 ha detto...

si hai ragione con dell'età le "spiritosaggini" alcuni smettono di disegnare bene e seguono altre idee. Non tutti per fortuna. Buona domenica a te

Luciano il 11 gennaio 2009 alle ore 18:35 ha detto...

Grazie Rosy per il consiglio....

 

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