di Maestra Rosalba

lunedì 22 agosto 2011

C'è una grande casa che...

Racconto breve:  
C'è una grande casa che...

La casa dal grande cortile si trovava al centro del paese, alzando lo sguardo, con  pochi salti, sembrava di poter arrivare al campanile della  chiesa parrocchiale. Alta e imponente si affacciava su una strada lunga e stretta,  tra un cortile e l'altro di  mura antiche e silenziose. Allora le case erano ancora tutte di mattoni crudi, buie e fresche. Il solaio era di legno, il soffitto diviso da altrettanti muri, il luogo perfetto, con quel nonsoché di misterioso,  per giocare a nascondino. 
Il grande cortile ricoperto di ciottoli di fiume aggirava  con un dolce un abbraccio la casa, al centro l'enorme catasta di legno, a meno che non fosse pieno inverno, era sempre il punto d'inizio del gioco. 
Di spalle, il capo adagiato sul braccio poggiato ai legni ormai secchi: uno, due, tre... Ed era uno schizzare via di bambini che andavano a nascondersi negli angoli più  impensati e bui della casa. Era talmente divertente che perfino lo zio, allora poco più che ventenne, ci giocava ogni volta che tornava a trovare la sorella e i nipoti. Arrivava carico di cioccolatini,  asciugamani e birra tedesca ed era una festa. Erano risate, abbracci e giochi sfrenati, in quei giorni estivi, i bambini diventavano all'improvviso cinque: dieci gambe che sfrecciavano da una stanza all'altra, incuranti dei rimproveri poco convinti della mamma. 
La catasta della legna era anche il palco degli spettacoli, improvvisate rassegne canore sanremesi rallegravano l'aria, salvo che non fosse il pomeriggio assolato e rovente, quando tutta la strada dormiva e neppure una mosca era autorizzata a volare. In quelle ore di calma  la grande cucina, dove il piccolo tavolo in formica sembrava essersi perso, ascoltava paziente l'interminabile elenco di  fiori, frutta, cantanti, città... Lo chiamavano così i bambini, strappando le pagine bianche avanzate dai vecchi quaderni di scuola, recuperando, dal fondo delle cartelle impolverate, mozziconi di matite colorate. E attorno a quel tavolo cominciavano le interminabili discussioni sull'ennesimo nome  sospettato d'inesistenza. Fino a che la mamma non si svegliava e l'allegro fuggi fuggi ricominciava, continuando fino a sera inoltrata.

Idee per il iniziare il nuovo anno scolastico
Un piccolo testo, per cominciare a pensare ai primi giorni di scuola, una traccia per riordiare i pensieri, tra i banchi ripuliti di fresco dalla polvere estiva. 
Com'erano le vostre estati, come sono state  quest'anno? Lasciamo fluire i pensieri dei bambini più grandi, penso alle classi terze, quarte e quinte, ricongiungendo le loro esperienze estive alle nostre. Ricominciare l'anno così, tenendo ancora aggrappata la mente al ricordo estivo ancora fresco e vivo, per entrare lentamente e con voluttà nelle cose nuove da imparare dell'anno appena iniziato.


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2 riflessioni:

Chiara il 26 agosto 2011 alle ore 15:35 ha detto...

che bello questo racconto... ho aspettato di non aver distrazioni per capire se poteva essermi utile per il prossimo rientro a scuola e quando l'ho letto mi è sembrato di tornare bambina.
Finita la scuola io, mio fratello e mia madre (papà a volte ci raggiungeva dopo)partivamo per il paese d'origine della mamma nella campagna veneta (che allora non era ancora il ricco NordEst)e lì trovavo amici e giochi che a Milano non esistevano. Le gare in bicicletta fra i campi e intorno alla chiesa, le avventure sul campanile, nascondino nei campi di granoturco (con furto di pannocchie). Nelle prime ore del pomeriggio anche noi dovevamo fare giochi tranquilli per non infastidire chi riposava e così costruivamo le case di cartone per i gatti randagi, le bambole con le pannocchie, giocavamo a carte e così via.
Un'altra cosa che ricordo con "nostalgia" sono le merende, una zia ci preparava sempre grandi panini strabordanti nutella ma c'erano anche biscotti o gelati, merende salate e, ancora una volta, le pannocchie acerbe rubate nei campi o la frutta raccolta sugli alberi.
Quando non mi si trovava in giro bastava cercarmi appollaiata su qualche albero (il preferito era il caco della nonna)dove passavo ore ed ore a fingere di avere casa.
Quanti ricordi hanno risvegliato poche righe di ricordi altrui, beh, credo le userò a scuola ma ci aggiungerò anche del mio!Grazie Rosalba.

Rosalba il 6 settembre 2011 alle ore 17:43 ha detto...

Grazie Chiara, io lo userò il primo giorno di italiano e inviterò i bambini a trovare le differenze con la loro estate. Faremo una bella chiaccherata, poi scriveremo qualcosa.
Grazie per aver condiviso qui i tuoi bei ricordi. Un bacio

 

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