di Maestra Rosalba

mercoledì 14 settembre 2011

Si ricomincia, in quarta

Ho sistemato tutto, le scatole riempite a giugno, trasportate e vuotate nella nuova aula al primo piano. Mi piace il nuovo spazio, ho tutti gli armadi (vecchi e senza serrature) che mi occorrono. Quest'anno per la prima volta ho un po' di scorta di facile consumo e di carta (grazie ai progetti, perché dal ministero non arriva più un euro). Ho impilato una quantità incredibile di disegni e lavori che mi serviranno gli ultimi mesi della classe quinta, così tanto per ricordarci almeno una parte di tutte le cose che abbiamo imparato e speriamo che siano un sicuro bagaglio per sempre. 

Le pareti sono tinteggiate di fresco, intonse: ho deciso che le riempiremo con gli alunni, non appendo nulla, a parte le loro poesie. Vorrei che fossero loro a mettere disegni, le ricerche, le mappe, a scegliere i cartelloni, vorrei che le pareti diventassero uno spazio per il ripasso visivo. La nostra nuova aula è dotata di Lim, che è dovuta andare nell'unica parete che potesse reggerla, visto che i muri divisori tra le aule sono di cartongesso, è un'aula molto defilata quasi nascosta, ho pensato che è l'angolo giusto per il mio stato d'animo, perché la scuola voglio continuare a provarla a fare lontano dai clamori. Senza frizioni con le famiglie, sperando che restino le mie (le nostre) migliori alleate. 

Vorrei che anche quest'anno come gli altri, io e i ragazzini potessimo in santa pace continuare ad imparare con il nostro ritmo solito, anche con la consueta ironia, con le inevitabili arrabbiature che mi prenderò, perdonandoli solo quando si saranno risolti a fare il loro dovere: stare attenti, porre domande e studiare a casa e a scuola. Io ci tengo che l'anno vada così e ci credo. Perciò quell'aula che sembra così lontana dal resto della scuola è ciò che fa al caso nostro. 

Ci porterò la connessione internet, magari me la pagherò io e ci collegheremo al mondo, ché qualche volta il mondo lontano del web è più vicino del reale. O almeno così è stato per me in questi anni. Ho condiviso qui le perplessità, i successi, i dispiaceri e gli insuccessi, più di quanto non sia accaduto in realtà. Ma non perché a scuola non lo si voglia, bensì perché riusciamo a parlare oramai solamente (se non ci sono questioni formali da discutere) durante le due ore di programmazione e moltissime sono le cose che siamo costretti a tralasciare, alcune anche importanti. Forse era anche questo l'obiettivo delle riforme, fare in modo che il poco dialogo tra insegnanti finisse del tutto, che restasse solo la burocrazia, riducendo al lumicino il tempo per  di parlare dei bambini, di metodo, di  strategie, di contenuti. 

Ora il nostro panorama in aula è cambiato, anche i bambini sono cresciuti, arrivano i due anni nei quali dobbiamo cercare di dare di più, abbiamo tantissima grammatica da imparare, i testi da conoscere. Perfezionare la produzione individuale, imparare a scrivere le poesie e tante cose che ora non mi vengono in mente. E la nostra nuova aula, è la stanza perfetta per noi, che abbiamo da faticare, che avremo bisogno di silenzio e di concentrazione. 

Domani ci riuniremo e dopo gli abituali saluti e i racconti delle vacanze, inizieremo a lavorare di nuovo sul testo, riprenderemo il ritmo senza stare a tergiversare. Ripasseremo le cose dimenticate e subito ne emergeranno di nuove, cercheremo di trattenere chi scalpita e sostenere chi tende a restare indietro, piano piano impareremo anche a intraprendere ciascuno la propria strada, perché non siamo tutti uguali e questo è un bene. Dall’indistinto del gruppo devono emergere i singoli. Ma sempre rispettando il nucleo di appartenenza.


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