di Maestra Rosalba

venerdì 25 maggio 2012

Didattica di Pavloviana memoria

Io per la scuola dei bollini non mi sono mai entusiasmata. Persino alla scuola dell'infanzia quando qualche collega usava la caramella come rinforzo, e soprattutto se la usava per premiare una risposta corretta, ecco io mi adiravo parecchio.
E se stavamo facendo attività comuni è accaduto più di una volta che io abbia preso i piedi e me ne sia tornata in aula con gli alunni. Per il rispetto che porto ai bambini, nonostante la mia ben nota severità, non ho mai pensato che per far piacere loro la scuola fosse necessario dar loro l'immediata gratificazione. Non lo pensavo per la scuola Infanzia e tanto meno lo penso ora per la scuola Primaria. O meglio non ho pensato mai che le gratificazioni debbano essere oggetti o regali, il classico zuccherino insomma.

Nelle aule mi è capitato spesso di vedere, anche in progetti definti innovativi, grandi cartelloni con scritti i nomi degli alunni e di fianco un bollino ad indicare se hanno fatto bene o male.
Nella lettura, nei verbi, nelle tabelline...
Lo so a volte si organizzano le gare e finisce che qualcuno ne sa più di altri. A scuola è normale. Proprio perchè sono convinta della normalità del fatto che i bambini sono tutti diversi, con tempi diversi, con prestazioni diverse e proprio perchè sono convinta che loro lo sanno benissimo, perché spesso basta leggere i risultati nelle nostre facce di maestri, spesso di completa disapprovazione del loro operato, so anche che il bollino non serve. 
Non serve nessun ulteriore atto che ricordi loro che non hanno fatto bene, come non serve nessun atto che ricordi a chi ha fatto bene che ha fatto bene. Perchè chi ha fatto bene lo racconterà al genitore e spesso sarà gratificato a casa per un bel voto, una bella interrogazione o aver vinto la gara dei verbi o delle tabelline.
Ecco perchè trovo  riprovevole iniziative del genere e mi stupisco che vi si affermi che sono fatte con l'avvallo dei pedagogisti
Dopo anni e anni a parlare, scrivere e insegnare nel nome del valore della persona umana delle sue capacità e dell'imparare ognuno a modo suo secondo le capacità personali, a dire che la diversità è un valore, ecco che rispunta Pavlov: se becchi la risposta ti premio con la medaglietta, se sbagli stai a guardare.
In alternativa si può anche tornare alle divise in auge ai tempi d'oro dell'autocrazia: piccole italiane e balilla.

Sullo stesso argomento Patacche e Distintivi di Catepol 




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4 riflessioni:

Barbara il 25 maggio 2012 alle ore 18:41 ha detto...

Questa cosa dei bollini, delle gare e delle premiazioni manda in brodo di giuggiole i miei suoceri ... sarà per questo che non andiamo d'accordo?!?! Ogni individuo è diverso dagli altri e ha tempi diversi e a me le gare, i premi, le classifiche non sembrano comunque un buon modello educativo perché poi è facile esaltare i primi e denigrare gli ultimi (i bambini sono campioni in questo se lasciati fare).

Rosalba il 25 maggio 2012 alle ore 20:30 ha detto...

Ma infatti ho volutamente evitato di parlare dell'utilizzo improprio che ne farebbero i bambini di bollini e medagllie, alla faccia delle storie da libro cuore (naturalmente se lasciati fare come giustamente osservi)

Miriam Paternoster il 27 maggio 2012 alle ore 11:42 ha detto...

Sono un’insegnante italiana che non ha mai utilizzato i “bollini” a scuola, ma ora vivo in Uk e i miei figli di 7-10 e 11 anni frequentano scuole inglesi dove questa pratica è un’abitudine ormai approvata da chiunque, insegnanti, genitori e allievi. Da quando sono qui cerco di capire perchè questo metodo da noi risulti quasi scandaloso e in moltissimi paesi europei e internazionali sia praticato serenamente senza timore di traumatizzare per sempre la vita dei bambini sottoponendoli a confronti e opinioni aperte. Non sarà che in Italia la meritocrazia non sembra un valore proponibile?
I voti, all’interno della classe li conoscono tutti, non nascondiamoci dietro ad un dito... e che c’è di male nel premiare chi è bravo? perchè chi è bravo deve quasi vergognarsi e non mostrare il suo “bollino” con fierezza? Il punto secondo me è un altro: in Italia le valutazioni non tengono conto dell’interezza della persona. Un bambino può avere altissime capacità comunicative/sportive/creative/di socializzazione ecc..., ma viene valutato per il suo livello di conoscenza della matematica, della lingua italiana o della geografia... Forse se cominciamo a premiare un bambino anche perchè in classe riesce ad essere socievole senza essere invadente, o ad impegnarsi al massimo in un’attività (indipendentemente dal risultato), ad aiutare un compagno, a rispettare le regole di un gioco o al risolvere un problema autonomamente...allora ci saranno bollini per tutti, non solo per quelli che rispettano le tabelle di marcia dei programmi ministeriali.
In questo la valutazione per competenze dovrebbe aiutare, ma finchè non si introduce una valutazione che tiene conto anche del comportamento, dell’impegno personali sarà difficile parlare di premi e bollini. Io vedo sui miei figli che le soddisfazioni elargite e condivise sono efficaci, è un messaggio positivo (non esistono bollini neri...) che invita al miglioramento. La “star of the week” può essere conquistata anche solo perchè si è aiutato un compagno infortunato a muoversi sulle sue stampelle durante quella settimana di scuola, viene consegnata dal preside nell’assemblea del venerdì di fronte a tutta la scuola e nessuno protesta, non ci sono genitori scandalizzati o bambini in lacrime perchè non hanno ricevuto premi, ci sono applausi e congratulazioni. Non sto a dire se l’autostima di quel bambino viene rafforzata più così o con un 10 sulla prova di scienze...
Grazie per lo spazio, mi piacerebbe confrontarmi ancora!

Rosalba il 28 maggio 2012 alle ore 22:14 ha detto...

Miriam io credo ci sia molta diversità culturale tra Uk e Italia. Certamente non possiamo far finta di non sapere che sia i bambini sia i genitori sono consapevoli di quanto i loro figli sanno fare e del fatto che esiste un voto che è il corrispettivo di quel saper fare. In Italia, soprattuto in questa congiustura storica l'ostentazione ha prevalso sulle capacità, anche riconoscere un merito può apparire una discrimante per chi invece ci deve arrivare. Lo so è aberrante, perchè in realtà non dovrebbe essere così e dovremo prendere i nostri risultati come la misura di ciò che siamo nel bene e nel male. Invece qui ancora troppi genitori aspirano ad avere bambini primi della classe, senza capire che non si rimane i primi a vita e che dobbaim oabituarci ai repentini mutamenti che la vita riserva. E forse se ne fossimo consapvoli una medaglia avrebbe pocco valore e invece quella medaglia prende un significato quasi vitale. E quando ne va di mezzo la vita, l'esistenza, le aspettative e le meotivazione, bè allora forse è meglio lasciare che ibambini imparino così senza altre gratificazione che il dire "sei bravo, continua così, sono orgogliosa di te e del tuo impegno".

 

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