di Maestra Rosalba

martedì 21 agosto 2012

Ci sono un milanese, un romano e un sardo.

Ci sono un milanese, un romano e un sardo. Ecco, penserà qualcuno la solita barzelletta scema e vecchia. No, dirò io allora, si tratta di bambini. Nell'affollata spiaggia di un lunedì della seconda metà di agosto, sotto il caldo rovente di quel grill elettrico che è il sole, alcuni bambini giocano solitari nel mare limpido, trasparente al punto che i riflessi di luce vanno dolcemente a posarsi sul fondo sabbioso popolato da curiosi pesciolini. E questi bambini, che in realtà non sono tre ma una decina circa, giocano solitari ciascuno per proprio conto: uno ha un pallone, uno si diverte a pescare grossi sassi e a rilanciarli sul fondo, altri due giocano da soli con un piccolo gommone. 
Le ore passano, e a me da "osservatrice fuoriservizio di comportamenti" di bambini, non sfugge che dopo due ore dal mio arrivo sono ancora lì che giocano in solitaria a pochissimi passi l'uno dall'altro, forse si studiano o prendono le misure, al punto che lo faccio notare ai mei compagni di spiaggia. 
Quanto tempo ci impiegheranno a fare se non un unico gruppo, almeno ad avvicinarsi a scambiare due parole, a far rotolare quel pallone da una mano all'altra... 
Lo penso ma come spesso accade, complice il frescolino sotto l'ombrellone mi appisolo, roba da poco, qualche minuto come i vecchi finchè non mi svegliano le voci degli adulti. Allora mi rimetto a sedere e controllo a che punto è il mio esperimento (era un'esperimento?). I bambini si saranno calamitati l'uno sull'altro? O avranno passato l'intero pomeriggio a studiarsi per poi scoprire che non c'è più tempo di giocare?
Nemmeno il tempo di pensarlo e di fronte a  me un nugolo di nove bambini, uno con il pallone in mano, sta organizzando una partita di pallanuoto e discutono, in cerchio nell'acqua bassa, come formare le squadre. Una mamma rientra da fare due passi e sospira contenta "Ah ecco, hanno fatto amicizia". Anch'io sono contenta perchè c'è stato un momento in cui ho pensato che non sarebbe accaduto, per qualche minuto ho indossato l'idea che i bambini di oggi fanno cose diverse, che pensano diversamente da come facevamo noi, che sanno stare solo davanti al pc o alla play. E invece va a finire che c'impiegano più tempo a superare quella diffidenza di cui vengono forzatamente nutriti, ma finiscono con il fare le stesse cose di sempre.

Intanto il sole sta calandosi in mare, questo pomeriggio è ormai virato verso la sera, in spiaggia restano i soliti ritardatari del tramonto, i bambini hanno smesso di giocare la loro partita, hanno fatto merenda  e ora salgono alle case e alle auto carichi dei loro giochi. E anche io torno a casa contenta: la realtà è sempre più bella di quella che raccontiamo.


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1 riflessioni:

Anonimo ha detto...

parecchie volte , quest'estate, i miei 3 figli hanno giocato spontaneamente in acqua e in spiaggia, con i figli dei vicini di ombrellone e anche oltre: ebbene, sai che io ho avuto problemi a relazionarmi con gli altri genitori!!! notavo sguardi di disapprovazione, fastidio e soprattutto indifferenza.....era più importante la tintarella...... ciao da rossella

 

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