di Maestra Rosalba

lunedì 18 febbraio 2013

Futuro e cocci

Una delle maggiori cicatrici della scuola di un passato nemmeno tanto lontano, che anzi si è mischiato al futuro prima di scomparire quasi del tutto, è stata la severità di certi insegnanti mista a una certa dose di sadismo. 
Per questo, ancora condizionati da questo passato, ciò che tantissimi genitori (legittimamente) cercano negli insegnanti al momento dell'iscrizione a scuola, sono la gentilezza, la tolleranza e che si voglia bene ai bambini.
Oggi mi viene da sorridere di ciò. Ora che li vedo in quinta, a un palmo dal raggiungermi in altezza, apparentemente sicuri, alcuni recalcitranti e stretti nelle regole della classe. 
E' come una corda che si sta tendendo, sempre più, sempre più, pronta rompersi nel desiderio di libertà, pronti a lasciar esplodere l'agognata frase "ora sono grande non mi devi dire cosa devo o non devo fare, che non ho fatto i compiti o che non ho studiato". Alcuni sul punto di rompere il patto che avevamo stabilito, nella fretta di andare avanti e di sentirsi liberi, hanno già sacrificato sull'altare della crescita quell'affetto che ci legava in modo quasi materno. E come a casa sono pesanti, mal sopportate e detestate, certe indicazioni dei genitori, a scuola lo diventano ancora di più perché date da un'estranea o un estraneo. 
Voglio sfatare un mito quindi. In cinque anni di scuola Primaria alcuni smettono prima loro di volerci bene, così lasciano trasparire, e a pensarci bene è normale che sia così. Si preparano al distacco? Sono già fuori dalla scuola con la mente, stufi di quaderni, libri e regole? 
Non lo so. 
I bambini sono tutti diversi, c'è chi rimane lì acchiocciato tra le gonne, felice ancora di una carezza, di un sorriso complice, di una merenda divisa come un tempo, fedele al rimprovero che accetta come un consiglio, come in effetti ancora è. 
Chi invece si allontana nel corpo e nella mente, quasi con rabbia, prendendo quel rimprovero come un attacco personale, come una mina piantata nella strada della libertà fuori dal recinto della scuola, verso un campo di calcio, verso uno spazio cementato dove fare rollerblade, ovunque ci sia da stare fuori da regole e prescrizioni. 
C'è chi invece fa finta che vada tutto bene infrangendo regole e patti nella calma della quotidianità, in sordina, approfittando delle miriadi di distrazioni della quotidianità scolastica.

E preparandoci al futuro non lasceremo sparso di cocci, come quando dopo una bella festa si lascia la sala in condizioni pietose. Noi lasceremo l'aula pulita e i detriti quelli che si sono accumulati nello stress di stare tante ore assieme a dirci cose belle ma anche cose che non ci piacciono, li raccoglieremo e li getteremo via, facendo spazio alla memoria delle cose belle.
La cosa più difficile per loro è proprio capire quest'ultimo, ultimissimo, concetto. Perché l'impressione è che alcuni hanno già salutato e neppure ascoltano più.


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