di Maestra Rosalba

giovedì 22 ottobre 2009

Qualche poesia per il 2 Novembre

Il tema della morte è un tema che andrebbe affrontato anche a scuola e soprattutto si pone come occasione per spiegare le tante, troppe immagini di violenza che i bambini ingoiano tutti i giorni. I bambini, come noi adulti si sono assuefati alle immagini di violenza, alle immagini di tragedie quotidiane. La differenza sta nelle modalità di rielaborazione di questi contenuti, mentre l'adulto razionalizza e trova spiegazioni logiche a ciò che accade, il bambino non posside questa capacità e spesso si presenta all'adulto con frasi del tipo "vero che a noi  non accade?" Ecco è in questa fase che il bambino esprime tutte le sue paure, per cui va rassicurato e condotto al pensiero razionale.
Il giorno dei morti è quindi un occasione per ricordare con i bambini, che spesso vanno in visita ai Cimiteri, le persone che hanno conosciuto e che all'improvviso sono andate via.
Parlando con i bambini in classe mi sono resa conto che sono delle carte assorbenti di fronte agli eventi che sentono raccontare dai genitori. Di recente è scomparso un giovane genitore e ognuno di loro aveva perfetta conoscenza dei fatti con incredibile dovizia di particolari. I bambini devono conoscere i fatti ma devono essere rassicurati sul fatto che un evento può accadere ma è altrettanto probabile che non accada. La fiducia di base del bambino che è quella che si sviluppa nel primo anno di vita non va intaccata ma va consolidata e rafforzata, essa è il passaporto verso una vita da affrontarsi con la giusta serenità e sicurezza.
Serenità e sicurezza che non deve mancare anche negli eventi luttuosi che (inutile negarlo) possono comparire nella nostra vita. Non è il fatto su come i bambini affrontano il problema della morte durante l'infanzia, quanto invece come sapranno farlo da adulti. i due problemi sembrano slegati e invece no. La nostra capacità di afffrontare gli eventi traumatici, le frustrazioni, gli stessi probemi di vita quotidiana. è legata al rapporto con l'adulto. Più l'adulto eviterà di fornire spiegazioni sugli accadimenti della vita e sui suoi  nodi essenziali per proteggere il bambino, meno questo avrà armi per affrontare con serenità gli eventi imprevisti.
Non si tratta di rendere il bambino partecipe di ogni mal di pancia dei genitori (come purtoppo sta accadendo) e di ogni problema presente in casa, con conseguente investimento emotivo su una persona che è sostanzialmente solo vittima, si tratta di offrire al bambino un clima sereno anche in mezzo alla fatica del vivere quotidiano. Incoraggiando noi stessi e loro.

Uno strano giardino

Novembre, mese dei morti
quanta tristezza tu porti!
Ma i cimiteri grandi e piccini
diventan giardini:
e a sera, pei tanti lumini
lontani e vicini,
sembrano cieli stellati
di regni incantati.
(B. Marini tratto dal sito poesie.Reportonline.it)

Al cimitero

Chi entra non faccia rumore.
Preghi, che Dio l'ascolti,
per tanti cuori sepolti,
per chi è ora seminato
in questo lembo di prato.
Tutti abbiamo da ricordare
qualcuno che non può tornare.

(di R. Pezzani)
 



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7 riflessioni:

*Giulia* il 23 ottobre 2009 alle ore 10:33 ha detto...

Bambi..Bambi,dove la mamma viene uccisa, è stato per noi una tragedia!Visto a casa della nonna per mesi ha portato nel mio bimbo un senso immenso di angoscia che mi avrebbe perso prima o poi..E' Stata dura venirne fuori..i pianti avvenivano improvvisamente nei momenti meno impensati..persino sotto la doccia..Ho comprato libri per affrontare con lui questo argomento..davvero da sola non riuscivo a trovare le parole giuste..non riuscivo a trovare come spiegare il senso della morte ad un bimbo di 6 anni!Stelline ed angioletti mi hanno aiutato,ma non volevo illuderlo o mentirgli,solo parlare con lui,alla sua altezza..e ci sono riuscita,ma con tempo e pazienza!
Molto bella la prima poesia..
Giulia

Rosalba il 23 ottobre 2009 alle ore 13:55 ha detto...

Per la mia Eleonora fu il Re Leone, durante la scena dell'uccisine del padre, la mia allora bimba di circa sei anni scoppiò in un pianto disperato e si rifugiò fra le mie braccia dicendo "non lo voglio più vedere!" Non ha mai finito di vederlo. Con pazienza nei mesi successivi spiegai che può accadere che qualcuno ci lasci anzitempo. Pian piano ha capito. C'è voluto pazienza, amore e tanta fiducia.
Se un immagine da fastidio ad un bambino va levata, al contempo occorre parlare con lui vedere cosa lo turba e rassicurarlo.

La seconda poesia è un classico che ho voluto ricordare. Ai miei alunni illllustrerò la prima che è piaciuta tanto anche a me
Grazie

Gianna il 23 ottobre 2009 alle ore 18:25 ha detto...

Cara Rosalba affrontare il concetto di morte con i bambini, non è facile, ma tu hai espresso molto bene come muoversi...
Entrambe le poesie mi piacciono.
E presentarle entrambe?

Rosaria il 23 ottobre 2009 alle ore 19:08 ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Rosaria il 23 ottobre 2009 alle ore 19:14 ha detto...

La prima volta che capi realmente la morte, mi lasciato un ricordo che ancora dura nel tempo
Come sai essendo vissuta in collegio, le suore su richiesta della famiglia del morto chiedevano la presenza e le preghiere delle educande.
Le suore prendevano una decina di ragazze scelte...in base a cosa era dovuta la scelta non lo so...
eravamo sempre le stesse ad essere chiamate
Arrivate a casa del morto i parenti si alzavano per far posto a noi educande e cosi pregavamo
secondo loro le nostre preghiere salvavano le anime..
I morti erano tutti vecchi a me sembrava normale che i vecchi morissero... anche se la notte non dormivo perchè la faccia del morto stava li accanto a me nel mio lettino tutta la notte.
Comunque, per noi ragazze era un'uscita...seguivamo anche i funerali sempre pregando e portando i fiori.
Una volta invece il morto era un bambino della nostra età nel vederlo restammo ammutolite, ci guardammo tra noi con paura allora la morte colpiva anche i bambini?
Passai un brutto periodo pensavo sempre al bambino, la sua faccia la vedevo ovunque e la sera nel letto non riuscivo a prendere sonno vedevo sempre il bambino col suo vestito bianco della prima comunione.
Purtroppo i ricordi della mia generazione, sono fatti di realtà diversa da quelli di oggi ma credo che la sostanza non cambi...
Solo che all'epoca nessuno perdeva tempo dietro alle paure dei bambini...
Ma com si fa a spiegare a dei bambini la morte? La loro età è un inno alla vita...io in questo non sono brava...l'ammetto.

Un bacione cara Rosalba

Rosalba il 24 ottobre 2009 alle ore 13:00 ha detto...

Grazie stella, credo che la strada sia tracciata da due affermazioni: non rimuovere ma neppure insistere sui contenuti, fornire le risposte in modo da soddisfare il bambino.

In effetti le posso presentare entrambe. Lo farò il due novembre visto che quest'anno lo passiamo a scuola.

Rosalba il 24 ottobre 2009 alle ore 13:12 ha detto...

Rosy te racconti un esperienza drammatica che scuote e intristisce. Te sei stata brava a razionalizzare e lo hai fatto in gran parte da sola. Oggi forse le tue esperienze non accadono più, ma i bambini comunque restano esposti ad una idea vaga della morte che passa tramite i mezzi di informazione e dai discorsi spaventati di noi adulti.

Si spiega quando i bambini lo sollecitano, evitando di essere evasivi e ma neppure morbosi dando particolari non richiesti. Diciamo che occorre usare le metofore e gli esempi. Ogni tradizione ha delle metafore da usare.

Quando ero piccola un giorno sentimmo un rumore in cortile. Mio padre si affacciò e chiese chi c'era.... nessuno rispose. Mio padre prese il fucile da caccia si affacciò accese la luce e si mostrò con coraggio. Qualcuno dal buio scivolò via.
Quando tutto finì noi piangevamo disperati e lui ci disse: Quando siete con me non dovete avere paura di nulla, nessuno vi può far male o toccare.
Non ebbi più paura da allora, la presenza di mio padre e mia madre mi faceva sentire al sicuro e protetta.
Ecco così deve sentirsi un bambino anche nel pericolo (e la morte è un pericolo sempre imminente per sua natura).
Dobbiamo fare sentire i bambini al sicuro. Il bambino è sconvolto più dalla nostra incertezza e paura che dai fatti che spesso percepisce come in un sogno.

Un abbraccio forte forte

 

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