di Maestra Rosalba

giovedì 13 ottobre 2011

Fare prosa

E' stata una po' la poesia che ha sottolineato il  rientro a scuola, il primo  giorno l'abbiamo letta, abbiamo parlato del mare circondati, dal caldo estivo.
La poesia ci invitava a salutare il  mare, quasi a fare un bilancio e noi una volta letta, senza rifletterci, l'abbiamo rimessa lì a pagina  tre del sussidiario dei linguaggi.
Poi è passato quasi un mese, il caldo si è affievolito, è arrivata la pioggia, abbiamo chiuso le finestre, tirato fuori le magliette di mezza stagione e una mattina abbiamo riaperto il sussidiario a pagina tre, la poesia era ancora lì che aspettava di essere commentata, interpretata, tradotta e declinata attraverso le emozioni del poeta e le nostre.
Emozionati l'abbiamo letta ancora una volta, poi un'altra, ho letto io, poi loro.
Poi sentendomi un po' come lui qui, anche se lo fa mentre spiega Dante e certo lo so, è molto più complicato che fare la prosa di una poesia per la scuola Primaria,  ho chiesto ansiosa  un cenno e una risposta che cancellasse l'idea sottile che si stava formando nella mia testa: che il mio fosse un attimo di follia. Mi sono fatta forza pensando  che bisogna  a volte osare l'inosabile, investire nel momento e quello poteva essere un momento da non perdere. Immediato e consolante il pensiero successivo mi suggeriva che se non ci si riesce si chiude il libro e si passa tranquillamente a qualcos'altro.  

Allora ho preso la poesia verso per verso e  ho letto "Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti", ho chiesto di spiegare questi versi, quelli che il poeta usa per iniziare la poesia e che ripete sul finire come a sottolineare la condizione dell'arrivo al mare, ho insistentemente chiesto di provare a capire perchè il poeta li usa due volte... 
Quando, quasi al punto di rinunciare, una timida voce dal fondo dell'aula ha detto "sono arrivati felici e se ne vanno felici, il mare li ha lasciati com'erano, non li ha delusi", poi qualcuno ha aggiunto "anzi se ne vanno con tante cose, tutte le cose che hanno imparato dal mare,  anche la sua infelicità".
E perché il mare è infelice, ho chiesto allora, rincuorata dalle risposte sempre più numerose:"Perché è immenso, ma quando la gente va via da lì, lui rimane solo".  
"Solo, perché anche il poeta è solo e infatti lo chiama fratello mare" ho spiegato sul finire, felice.

E forse l'estate stavolta è finita sul serio, forse.



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