di Maestra Rosalba

lunedì 31 dicembre 2012

Scuola: gli auguri necessari per il nuovo anno

Avevo pensato un bell'inizio per questo post di congedo dal 2012.
E' sfuggito come spesso accade con le parole, forse perché nella scuola è rimasto ben poco, ormai stretta d'assedio tra un patto di stabilità e una spending review. I denari sono finiti, anche chi aveva parsimoniosamente messo via qualche spicciolo o investito su qualche progetto regionale ha visto consumare gli ultimi euro.
Eppure non è nemmeno l'acquisto del materiale necessario al funzionamento, per quanto sia urgente, il problema vero che ci porteremo dietro anche nel 2013, non è nemmeno la didattica digitale, comoda copertura mediatica per non affrontare i problemi veri della scuola, i problemi reali sono altri e molto più urgenti. 
Tra i primi la fatiscenza delle scuole che è la vera cartina di tornasole di una realtà diventata fatiscente e vetusta, nonostante i tablet, in molti altri aspetti. Non ovunque e non per tutti gli ordini di scuola, ovviamente.
Come ribadisco da anni, una realtà che si salva spesso a opera di docenti che si stanno aggrappando con unghe e denti alla didattica, che silenziosamente, tablet o non tablet, lim o non lim, continuano imperterriti a fare il loro lavoro, innovando,  lontano dalle polemiche e dai clamori. Tutta roba che non fa notizia, ma che consente a tantissimi studenti di fare percorsi normali e proficui.
Stiamo finendo con il credere che innovare equivalga a utilizzare la tecnologia, lo abbiamo creduto in questi anni, stupidamente e ciecamente. Sono cinque anni che lavoro senza internet, qualche computer sufficiente a parlare di tecnologia, spiegare cos'è, come si usa, quali punti di forza e quali insidie cela, e una lim a sbalzi. Ciò non significa che non abbiamo potuto lavorare, anzi.
E non faccio bilanci sulla classe finché non li vedrò andare alle superiori e poi all'università e poi ancora oltre per capire se ho lavorato bene o male, neppure sulla base del fatto che si affermeranno nella vita, ma sulla base di quanti di loro manterranno un progetto, se avranno cura di loro stessi, così come credo di aver spiegato loro (insegnato non lo so mi sembra una parola forte, rispetto alle scelte della vita), non ne sarò direttamente responsabile, perché la scuola non agisce mai da sola e neppure lo ha il potere di cambiare la visione del mondo di alcune famiglie, e non è neppure il suo ruolo a dire il vero, ma so che porta un peso e una responsabilità.

Tre sono le cose essenziali, senza le quali la scuola è destinata a morire: sicurezza, didattica e reclutamento.

Sicurezza:
Se non si interverrà in maniera capillare gli incidenti nelle scuole dovuti a cattiva manuntenzione saranno destinati ad aumentare in maniera esponenziale. Caduta di intonaci, ruggine passante nelle strutture, acqua dai tetti, infissi inadeguati, impianti elettrici vetusti e lo stato degli arredi, sono solo alcuni degli aspetti che persino l'occhio non educato coglie al volo. L'introduzione dei tablet e lo stato di totale abbandono in cui vengono lasciati i locali non sono solo frutto di una scelta economica, ma di una scelta di campo, politicamente nessuno intende investire sul futuro della scuola, l'idea che la scuola così com'è debba concludersi  a breve, si è insinuata in modo strisciante, ed è ormai parte del corposo bagaglio di idee che la riguardano.

Didattica:
Superare l'idea farlocca che si possa innovare solo con le tecnologie di ultimissima generazione, significa superare il pericolo d'identificare l'apprendimento come un fatto meccanico e ridurre gli stessi contenuti a nozioni. Stiamo tornando a una scuola nozionistica e svuotata di ogni implicazione semantica, perché per connotare di significato occorre un coinvolgimento che nessuno è più disposto a dare. Il problema è il "prendere in carico", perché per farlo occorre assumersi anche una parte di responsabilità diretta. Un falso problema perché anche della presa in carico si ha responsabilità parziale rispetto all'affermazione degli studenti, che avviene per una serie di motivi articolati,  dei quali la scuola è solo uno, il peso della famiglia, rimane a mio avviso  dominante. E finché si continuerà a parlare della scuola nei termini attuali, nessuna famiglia sarà ancora disposta a credere che essa possa funzionare. Siamo in un vicolo cieco.

Reclutamento:
Sono consapevole, dirò cose spiacevoli, chiedo perdono in anticipo, ma moltissimi, troppi di coloro che aspirano oggi a entrare nella scuola non dovrebbero farlo, l'ho già scritto. Per evitare ciò occorre un sistema di reclutamento che rovesci i requisiti per cui si possa accedere all'insegnamento. Nessuno è valutabile se non è posto di fronte all'atto pratico dell'insegnare, dello sperimentare situazioni reali e fornire risposte altrettanto reali a situazioni concrete, si chiamano studi di caso, sono procedure lunghe ma le sole che consentono di capire se una persona può lavorare o no nella scuola. Non escluderei da questo nemmeno il personale ausiliario, altro punto dolente di cui si parla nulla.
Continuare a sentir parlare aspiranti insegnanti che intendono il nostro lavoro come una missione, non rassicura per nulla, anzi è defnitivamente preoccupante.
Questo è prioritariamente un lavoro, serve come gli altri a sostentarsi nella vita, al pari degli altri vanno chieste condizioni adeguate per svolgerlo e competenza. Se non si conosce come interagire con gli studenti, come aiutarli a tracciare la loro strada, se non si conosce come recuperarli allo studio o non si ha la volontà di farlo, se non si conoscono le tecniche per farli apprendere nei modi diversificati che la didattica consente, è meglio lasciar perdere.
La prima frase sbagliata è sempre la stessa: non posso insegnare perché non ho gli strumenti: invece per insegnare bastano poche semplici cose, oltreché dei locali sicuri e adeguati, che sono prioritari rispetto al resto. Ben vengano, certo, tutte le altre tecnologie che sono comunque un diritto, in quanto sono parte del sistema attuale di conoscenza, ma se non  sono supportate dall'atto di credere che quello studente imparerà da noi, dalla volontà di insegnargli qualcosa, non servono a nulla. 

Buon Anno cari lettori,
che la passione  e l'ostinazione siano con voi, e non la missione, in questo duro 2013 che ci attende.

L'immagine qui
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domenica 23 dicembre 2012

Alberi di Natale dalle scuole

Lei, Mitì, ogni anno dedica un post agli alberi della rete, così un po' di tempo fa ho pensato che sarebbe stato bello raccogliere anche le foto degli alberi di Natale delle scuole. Gli alberi di Natale nelle scuole sono sempre alberi molto creativi, spesso fatti con i materiali di recupero e dai bambini. 
Cominciamo allora, in via del tutto sperimentale, questa piccola rassegna che nasci da un'idea che ho lanciato sulla mia pagina Facebook, per chi volesse aggiungersi nessun problema il post potrà essere aggiornato in qualsiasi momento. Ovviamente questa è una raccolta di idee da custodire gelosamente per futuri alberi.

 (Scuola dell’Infanzia “Il Fantabosco” di Trigoria Rm, inviato da Maria Veronica)

(L’albero della classe III B - Scuola Primaria Istituto Santa Dorotea Arcore - MB inviato da Laura B.)

(Scuola Dell infanzia di Monterosso al mare prov La Spezia inviato da Antonella B.)


(La serie di alberi inviati dalla collega e ex compagna di studi Francesca della scuola Scuola Primaria "Ignoto Militi" Saronno)





L'albero proposto da Michele della Scuola "Monte Grappa", I.C. "Marconi", Cassola (Vi) 

Questo è l'alberello, inviato da Maria, realizzato dai piccoli della 1° Sezione della scuola dell'Infanzia "C. Marchesi" - Vittoria, dal "profondo sud della Sicilia".

Qualche immagine dalla mia scuola



(Post in progress, inviate pure le vostre immagini di alberi natalizi che passeranno il Natale da soli nelle scuole)

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giovedì 20 dicembre 2012

Quiz e nozioni e concorsoni

Non so se l'ho già scritto qui sul blog, ma quest'anno oltre a svolgere la mia attività di maestra mi occupo anche di coordinamento delle attività di sostegno. Il sostegno è stato in realtà la mia vera "scuola", ed è attraverso di esso che è nata la sensibilità con cui ho affrontato gli anni di lavoro prima alla scuola Infanzia e alla scuola Primaria in seguito.

Ieri durante un incontro operativo per il sostegno, si discuteva di mappe per lo studio. Sono ormai divenute strumento indispensabile nella didattica soprattutto in presenza di Disturbi specifici di Apprendimento.  In realtà non ci si limita a usarle in quei casi, spesso si usano anche per il sostegno: si semplificano i contenuti si riducono a poche parole chiave. Ed è in questa semplificazione estrema, seppur necessaria che si perde, nella maggior parte dei casi, il ragionamento.  Ho sempre pensato che il vero limite delle mappe è quello che, fornite come strumento pronto, non facilitino alcun tipo di ragionamento, ma come una sorta di cibo predigerito, si inseriscono nozionisticamente  tra le cose sentite e apprese dai bambini: le mappe hanno senso nell'apprendimento se sono costruite e  create da chi le usa affinché siano strumento efficace di apprendimento.

Come dicevo, durante questa riunione se n'è parlato e lo psicologo presente ha fatto anche lui notare che la mappa è uno strumento nozionistico e pericoloso, perché non sostiene il  ragionamento ma solo nomi e fatti, ha invitato tutti a riflettere sul fatto che anche a scuola il sapere si sta riducendo a un intero quiz, trascurando le capacità di ragionamento, di raccontare fatti e soprattutto di inserire quei fatti in contesti di significato. Le mappe costituiscono insieme ai quiz la deriva nozionistica che si sta impossessando della scuola.
Mi sono premunita di spiegare come si usano le mappe, in realtà esse vanno costruite a scuola con gli alunni utilizzando il testo e vanno usate come fossero degli appunti. 

Nonostante ciò non si può fare a meno di concordare che i grandi numeri nella scuola hanno portato a questo, con il contributo delle prove Invalsi, che seppur basate sulle capacità di ragionamento, almeno per quel che riguarda la comprensione del testo, di fatto vengono percepite con un mero quiz, inducendo l'idea anche nei bambini che per fare bene, sia sufficiente leggere la domanda ma non rileggere il testo. L'aumento enorme di contenuti da presentare, la necessità di fornire a tutti una serie di informazioni di base, ha finito con il ridurre alcune materie a mero fatto informativo: storia, geografia, scienze, quando non sperimentali, ad esempio, o  come in Italiano, la grammatica che sta assumendo sempre più i contorni di qualcosa da ricordare e non da capire, mentre è esattamente il contrario.

Anche il Concorsone rientra in questa logica, non è preoccupante il fatto che non lo si passi, perché non è detto che tutti siamo abili a risolvere equazioni anche semplici o ragionamenti di tipo logico, in forma di quiz, anche se  la competenza dell'insegnante non può limitarsi ai ciò che insegna, il problema concreto, il vero pericolo cui è ulteriormente esposta la scuola, è che i test li abbiano passati, e quindi che accedano alle successive fasi concorsuali, persone che con l'insegnamento non hanno nulla a che spartire. Persone che sono prive di quelle caratteristiche umane e personali, con consolidata capacità di resistenza alla frustrazione, perché diciamolo che  la scuola oggi è altamente frustrante, e capacità sociale. E non si capisce come in un periodo così buio della scuola, la cui immagine è costantemente alterata dal battage mediatico, investita da un giudizio sociale negativo e distorto, ci sia la fila per entrare. A me sembra che sta diventando sempre più un ufficio di collocamento. A spese degli alunni e anche a spese del futuro se posso dirlo.
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mercoledì 19 dicembre 2012

Gli addobbi per l'albero di Natale in pasta al mais

Come promesso, scusandomi per la lunga assenza dovuta a motivi famigliari, ecco il lavoretto che abbiamo realizzato per Natale.
Non si tratta di un lavoretto classico, come si può pensare, bensì di un piccolo addobbo per l'albero. Anzi si tratta di una tecnica. Ho inserito quest'attività all'interno del laboratorio Tecnologico-espressivo, dove è previsto che si impari anche a lavorare i materiali come la pasta la mais a freddo, di cui già avevo parlato  in precedenza nel blog. Si tratta di una pasta modellabile, che una volta preparata a lasciata un giorno a riposare, offre la possibilità di realizzare manufatti molto resistenti, abbastanza pulita da utilizzare e adatta quindi anche agli addobbi per l'albero natalizio. L'unica precauzione è quella di stare attenti ai bambini piccoli i quali potrebbero pensare che si tratti di dolci o biscotti.

"Il Natale è più bello se si prepara con le mani dei bambini"

Detto questo mettiamoci all'opera.
Occorre:
- della pasta al mais preparata a freddo già colorata con l'acrilico bianco
- formire per dolci
- nastrini e perline colorate
- brillantini
- attaccatutto
- mezzo stuzzicadenti
- mattarello
- piccolissimi rametti di pino e foglioline secche.

Stendete la pasta come quando si fanno le ciambelle, se si attacca spolverate con pochissima maizena, badando che non sia troppo sottile. Ricavate le forme, prendete mezzo stuzzicandenti inseritelo nella pasta, non dalla parte della punta ma dalla parte dove lo avete spezzato,  e roteate per ottenere foro dove poter infilare il nastro. Sopra la pasta mettete il rametto e premette leggermente per lasciare l'impronta. Se invece volete usare i brillantini ci lavorerete in un secondo momento.
Mettete le formine a seccare vicino a una fonte di calore. Di solito il giorno dopo sono già ben asciutte, prendete il nastro e infilatelo nel foro, congiungete i due capi, lasciando abbondante spazio per appendere, e incollate con l'attaccatutto, fermatelo infilando una perlina o incollando sopra come nel mio caso. Se non avete decorato con i rametti, è il momento di decorare con i brillantini, fate dei disegni con l'attaccatutto poi spolverizzate con i brillantini. Noi a scuola abbiamo usato la porporina rossa e sono venuti bellissimi. 
Questo è il modello realizzato da me:


Ed ecco quelli degli alunni:



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venerdì 7 dicembre 2012

Copione per una: Recitina di Capodanno

Ho preparato un copione per una recita di Natale adatta a tutti i bambini in quanto priva di riferimenti religiosi sul Natale, si tratta di un testo molto semplice e flessibile, per tutte le situazioni e le disponibilità di spazio.
Occorrono solo degli abiti usati e degli oggetti di omune utilizzo, non difficili da reperire, per rappresentare i mesi dell'anno.  Ogni bambino imparerà la sua strofa o verso. Ho messo due strofe per ogni mese, e appunto, a seconda del numero dei bambini si possono ulteriormente suddividere. Lo spirito è sempre quello tutti fanno qualcosa e non quello solo i bravi ripetono la frase. I bambini più incerti possono essere aiutati da un compagno o dalla maestra. 
Gli obiettivi didattici dei contenuti della recita:
- imparare la successione dei mesi,
- comprendere la perculiarità di ogni mese dell'anno,
- identificare i nomi di tutti i mesi
- imparare a memoria semplici rime
- saper parlare davanti agli adulti

Il momento della recita in sé ha come obiettivo didattico quello di stare insieme in modo piacevole con le famiglie, un modo per farsi gli auguri, sempre che si riesca a fare tutto con equilibrio, senza agitarsi troppo e senza sfarzi. Esse non sono mai l'occasione per dimostrare qualcosa semmai per rafforzare il legame e il patto con la famiglia, ecco perché è importante valorizzare ogni singolo bambino: fare meno ma fare tutti senza distinzione alcuna. Solo in un caso è concessa la deroga: quando i bambini molto piccoli non si sentono ancora pronti a esprimersi davanti agli adulti, meglio assecondarli e aspettare.


Per qualsiasi correzione sul copione non esitate a chiedere via mail o sulle mie pagine twitter e facebook.
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lunedì 3 dicembre 2012

Maestra i maya!

Ogni scuola ha la sua procedura per l'ingresso, la nostra prevede che alle otto e venticinque suoni la prima campana, i bambini vanno a sistemarsi nello spazio riservato alla classe di appartenenza, in attesa della seconda campana, segnale che si deve entrare in aula.  Gli alunni più piccoli trascorrono questa manciata di minuti giocando, mentre i più grandi continuano le chiacchiere già iniziate all'esterno. Non so cosa si dicono, parlano sottovoce e fitto, tant'è che spesso chiedo loro come mai non lo facciano anche in aula. Poi ci avviciniamo alle scale, saliamo, io in mezzo a loro, e credo di averlo scritto altre volte, è il momento nel quale qualcuno di loro mi cattura perché ha fretta di parlarmi, di solito è qualcosa che ha che fare con cose dette a scuola, qualcosa che non gli torna o sul quale hanno riflettuto. 

E anche oggi è andata così, non avevo fatto nemmeno il primo scalino e già una bimba di quinta mi si è affiancata sorridente: "Maestra sai che mio zio ha detto che arriverà la fine del mondo!" "Sì, Martina, è una convinzione diffusa..." Non mi ascolta, m'incalza e riprende: "Ma io gli ho risposto che il mondo doveva finire già nel 2000 (Nota mia: lei non era neppure nata) e poi anche dopo, gli ho detto che sono tutte stupidaggini,  il mondo non deve finire fra poco e non bisogna credere a queste cose che dicono dei Maya". "Lo so hai ragione, sai com'è c'è tanta gente credulona, ma noi sappiamo che non è come dicono".

Siamo entrati in aula e l'attività ci ha assorbiti del tutto. Solo più tardi ho ripensato a ciò che mi ha detto, alla saggezza con il quale ha risposto, con il quale ha opposto il razionale all'irrazionale. Ovviamente lo ha sentito, gli è stato insegnato, ha applicato la logica: perché il mondo finisca ci dev'essere un pericolo imminente e concreto, cosa che non è dato di dover pensare ora come ora. E' scientifico.
Mi sono chiesta quando è che si smette di essere bambini ragionevoli e si diventa esseri irrazionali. O quando è  che noi essere irrazionali sommergiamo i bambini delle nostre paure. 
Oh se solo li lasciassimo crescere in santa pace...

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domenica 2 dicembre 2012

Poesia: Il passaggio di una stella

Inaspettatamente mi rendo conto di non aver scritto neppure una piccola rima per questo Natale imminente, meno male che ci pensano i lettori a ricordarmi che è tradizione di questo blog presentare una semplice poesia per le ricorrenze più importanti. 
Avrei voluto farla un po' più laica questa poesia, ma stavolta è venuta così, con un riferimento alla stella e alla mangiatoia, perché penso sempre ai bambini e ai loro desideri, a loro con il naso incollato alle finestre o al presepe. Mi viene in mente che sono sempre i primi a soffrire o a gioire di tutto, anche della semplicità di un pensiero, anche solo quando il loro sguardo è rivolto al cielo. Ecco non rivolgerei il mio sguardo di Natale alle illuminazioni dei negozi o delle strade, inutile finzione che simboleggia un mondo inesistente, lo rivolgerei al cielo segno concreto dell'insondabile immensità, in qualsiasi cosa si creda.


 Il passaggio di una stella

Una stella nella notte viaggia solitaria
i suoi raggi di luce fendono l'aria.
Essa accende le speranze dei bambini
si ferma di casa in casa, sfiora  i più piccini.
Ascolta tutti nel mondo intero,
anche quelli lontani nell'altro emisfero.
Raccoglie i desideri, i sogni e le preghiere,
 li posa nella mangiatoia con un gesto lieve.
Si ferma, aspetta che all'alba si faccia chiarore,
si allontana silenziosa, sperando in un domani migliore!
Rosalba Cocco (1 Dicembre 2012 - Tutti i diritti riservati)


Questo è il lavoro che ha fatto con la sua classe la collega Laura con la poesia. L'idea che i bambini l'abbiano recitata mi riemepoie di orgoglio.


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Piccola rassegna di lavoretti facili e veloci per Natale

In rete è pieno di cose carine da realizzare a Natale: a casa coi bambini dove è possibile sbizzarrirsi con il giusto dispendio di tempo e a scuola dove il limite è proprio il tempo imposto dal fatto che in una classe gli addobbi e i lavoretti vanno fatti in serie e di solito c'è bisogno di fornire aiuto a ogni singolo bambino, per farla breve ciò che a casa dura un ora a scuola si moltiplica per il numero dei bambini. 
Ed è intorno alla fine di novembre che parte la caccia al lavoretto facile, ma di effetto. Il lavoretto su cui i bambini devono mettere effettivamente le mani, ma che diventi sufficientemente elegante da poter essere utilizzato e esposto in casa. 
Il suggerimento è come sempre quello di concentrare l'utilizzo delle ore di arte e immagine o di teconologia, per poi redistirbuirle nelle altre materie quando Natale sarà passato, in modo da non doversi ritrovare a inseguire il lavoro arretrato.

Ecco allora una breve rassegna di cose belle da realizzare, di biglietti, modelli di lettera, di oggetti per addobbare la scuola e la casa con poca spesa, un pizzico di abilità sia con  gli alunni e sia casa con i vostri bambini:


L'origami a forma di stella ancora di The magic onions (per fare anche matematica e geometria)






Poi:


In questa raccolta manca ancora il lavoretto che realizzeremo noi quest'anno, posso anticipare che lavoreremo la pasta al mais a freddo: malleabile, pulita e soprattutto duratura.
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sabato 1 dicembre 2012

Classe quinta: I Pronomi Relativi

Quando gli alunni parlano un buon italiano, la grammatica diventa quasi un gioco. Certo occorre sottolineare che quando si fanno gli esercizi e si riflette insieme in classe sulla lingua, è facile riconoscerne gli elementi anche perché vengono spiegati e presentati attraverso gli esempi.
Nel caso dei pronomi relativi ad esempio e invece più difficile riconoscere il ruolo di che nelle frasi, distinguerlo dalla forma aggettivo e congiunzione, soprattutto nelle proposizioni più complesse. Non è pensabile certamente che tutti gli alunni riescano a riconoscerli nella frase, solo un numero ridotto ci riesce con sicurezza. Si può chiedere l'impegno a cercare di usare i pronomi relativi in modo corretto mentre si parla, sforzandosi di notare l'orecchiabilità della frase e di utilizzarli nello scritto curando in modo più puntuale il testo prodotto. La riflessione linguistica diventa tale ed è più accurata quando il bambino diventa capace di ascoltarsi e quindi di accorgersi quando ciò che dice non fila come dovrebbe. Per capire poi anche il ruolo, il mestiere o per meglio dire la funzione delle parole nella frase.

L'attività che propongo, si svolge secondo la modalità del far dire ai bambini, senza anticipare informazioni, cosa non va bene e cosa va bene in una data frase, parte come sempre dal proporre "soluzioni linguistiche":
- Ho visto Marco, Marco usciva.  

In questa frase qualcosa non suona bene, cosa? Spiega perché.
I bambini individueranno subito cosa non va, a quel punto si chiede di formularla intuitivamente in modo corretto, cioè applicando le regole del parlato quotidiano. Essi diranno senza esitazione:

- Ho visto Marco che usciva.
A questo punto si introduce la spiegazione.
Tutta la procedura, corredata di una serie di esercizi, è dettagliata nel file in download:
I pronomi relativi


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Il Presepe nella zucca

Di presepi in miniatura avevamo già parlato, ogni tanto ne realizza uno nuovo la collega Tiziana utilizzando i materiali più disparati come questo molto bello con il sughero, altre volte ha perfino usato i gusci delle ostriche che si prestano a simulare la roccia. Stavolta il materiale è il guscio di una zucca molto piccola.
Vediamo allora come recuperare il guscio di una piccola zucca. Occorre un pochino di paziena ma non è un lavoro impossibile, se poi siete abili con lo scavino la polpa si può utilizzare per qualche piccola preparazione in cucina.
Procuratevi una piccola zucca, dividetela sui tre quarti della larghezza e vuotatela del contenuto come in foto:

Se s'intende recuperare la polpa, scavare con calma senza intaccare il guscio. Lasciare in luogo fresco avendo cura di controllare lo stato della polpa ancora attaccata alla buccia quotidianamente e quindi l'avanzamento del marciume che non deve arrivare alla buccia. Quando la polpa aderente alla buccia è molliccia levarla del tutto e pulire con cura il guscio, lavandolo benissimo con acqua corrente. Asciugarlo e riempirlo per bene di carta di giornale affiché rimanga in forma, quindi lasciare in luogo asciutto per qualche giorno. Quando è secco pennellare l'esterno con vernice trasparente e far asciugare di nuovo. Ecco il risultato.
Dopo tutto questo lavoro, lungo ma non impossibile, occorre del muschio sintetico, delle statuine molto piccole, una piccola candela o lucina, volendo altre decorazioni a piacere e la colla a caldo per fissare. Sistemare statuine e candela fisandole sul fondo della zucca, coprire la base con il muschio:


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