di Maestra Rosalba

mercoledì 31 agosto 2011

Premio Mario Tortello

Le Edizioni Centro Studi Erickson segnalano con preghiera di diffusione, l'istituzione del  PREMIO “MARIO TORTELLO”, per le migliori tesi di laurea e di dottorato di ricerca sul tema integrazione scolastica e sociale.

A dieci anni dalla scomparsa del prof. Mario Tortello, la Direzione scientifica dell’VIII Convegno Internazionale “La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale” (prof. Andrea Canevaro e prof. Dario Ianes) e le Edizioni Centro Studi Erickson di Trento istituiscono la prima edizione del Premio “Mario Tortello” per le migliori tesi di laurea e di dottorato di ricerca che hanno trattato iltema dell’integrazione scolastica e sociale delle persone con Bisogni Educativi Speciali.

Possono concorrere al Premio le tesi di laurea (triennale, specialistica, ciclo unico, vecchio ordinamento, ecc.) e le tesi di dottorato di ricerca discusse a partire dall’anno accademico 2008/2009 (e successivi anni accademici) in uno qualsiasi degli atenei italiani; tra le tesi inviate saranno quindi individuate:
la migliore tesi di laurea
la migliore tesi di dottorato di ricerca.

Alle tesi giudicate migliori da un’apposita Commissione saranno assegnati i seguenti premi:
€ 1.000,00 per la migliore tesi di laurea
€ 1.000,00 per la migliore tesi di dottorato di ricerca.

La Commissione incaricata di selezionare i lavori e individuare i vincitori sarà così composta:
Andrea Canevaro (Università di Bologna)
Dario Ianes (Università di Bolzano)
Marisa Pavone (Università di Torino)
Sofia Cramerotti (Ricerca e sviluppo, Edizioni Centro Studi Erickson, Trento)
Silvia Dalla Zuanna (Coordinamento scientifico Convegno, Edizioni Centro Studi Erickson, Trento)

Coloro che intendono concorrere al Premio dovranno inviare, unitamente a un breve abstract della tesi stessa (massimo 3.500 caratteri spazi inclusi) e alla domanda di partecipazione, una copia della tesi all'e-mail formazione@erickson.it (come allegato in formato file word o PDF se di dimensioni inferiori a 4 MB) specificando nell’oggetto “Partecipazione premio Mario Tortello” o tramite posta a Edizioni Centro Studi Erickson – Premio Mario Tortello, Via del Pioppeto, 24 38121 Gardolo TN (su supporto multimediale).

Le tesi dovranno pervenire alla Commissione entro e non oltre il 16 ottobre.

La Commissione concluderà i lavori di selezione entro 15 giorni dalla data di scadenza della consegna degli elaborati.

I giudizi della Commissione sono insindacabili e saranno comunicati ai partecipanti e resi pubblici tramite pubblicazione sul sito web del Convegno. I vincitori saranno invitati e premiati personalmente in occasione dell’VIII Convegno Internazionale “La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale” che si terrà a Rimini nei giorni 18-19-20 novembre 2011. Una breve presentazione dei lavori premiati verrà fatta in occasione di una delle Sessioni “Buone prassi” previste dal Programma dell’VIII Convegno. Le tesi premiate saranno inoltre pubblicate, in forma di articolo, sulla rivista Erickson “L’integrazione scolastica e sociale”.
 
Link utili
www.erickson.it
www.convegni.erickson.it/qualitaintegrazione
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martedì 30 agosto 2011

Una classe nuova di zecca

Una nuova classe rappresenta sempre un nuovo inizio. Non si pensi che il riferimento sia solo ad alunni e studenti, anzi lo è forse più per l'insegnante con esperienza, che può mettere in pratica quanto imparato negli anni precedenti.
Se invece si è alla prima esperienza ciò che segue può essere un promemoria per iniziare.
Ovviamente ogni gruppo classe è diverso dall'altro, ma ci sono regole universali che vanno applicate in ogni caso. 
Se agli alunni tocca misurarsi con un nuovo sapere, nuovi metodi e realtà in dinamico cambiamento, il docente deve capitalizzare le esperienze.  L'insegnamento è anche un gettare via le soluzioni organizzative che si sono rivelate inefficaci per cercarne di nuove.

Cosa fare quindi quando si comincia con una nuova classe di bambini di prima. 
Soluzioni che possono valere anche per l'ingresso alla scuola Media, dove per via del fatto che i ragazzini sono più grandi, si sottovalutano spesso alcuni aspetti organizzativi.

La messa in atto di soluzioni organizzative, che nessun manuale insegna, sono la risposta più efficace ai bisogni degli alunni, delle famiglie e più ancora  della scuola stessa, mirano ad attenuare la conflittualità che spesso si genera, proprio a causa della mancanza di chiarezza e di un'organizzazione definita. Valgono ovviamente più di tanti proclami, perché sono la risposta possibile ai bisogni.

Incontrare le famiglie
Organizzare un incontro con le famiglie ancora prima di conoscere i bambini, al fine di presentare il team, il progetto di scuola, i contenuti di apprendimento, negoziare le regole sia di funzionamento che per lo scambio di comunicazioni scuola-famiglia. Consegnare un promemoria scritto sull'organizzazione (orari insgresso/uscita, materiali, ecc), disponibilità dei docenti per incontrare le famiglie. Esplicitare tutto quanto si ritiene opportuno per un rapporto all'insegna della chiarezza e della professionalità. Non parlare a braccio, farsi una scaletta delle cose da dire: l'organizzazione non si proclama a parole, bensì i comportamenti la evidenziamo.
Durante l'anno prevedere momenti di convivialità, organizzare ogni cosa tramite il rappresentante di classe, e come già specificato, improntare i rapporti con tutti all'insegna della cordialità.

Il periodo di adattamento dei bambini e il rispetto delle regole
Si tratta di un periodo piuttosto lungo, non si pensi che l'aver frequentato la scuola infanzia aiuti i bambini nello stare a lungo seduti, aiuta sicuramente per il possesso dei prerequisiti, ma gli ambienti e l'organizzazione sono estremamente diversi, quindi occorrerà fare appello a molta pazienza ed essere assai flessibili. Consentire piccoli spostamenti dei bambini e fare in modo di introdurli nella didattica con attività che comprendano il movimento, assecondare con calma le richieste per introdurre graduali diminuzioni delle concessioni. I bambini piccoli chiedono spesso di bere e andare in bagno: questo deve essere consentito perché la maggior parte delle volte si tratta di ansia e del bisogno di creare un diversivo rispetto a tutte le novità. E, non dimentichiamo che essere flessibili e rigorosi senza esagerare ci fa guadagnare punti di credibilità con le famiglie.
Essere rigorosi sugli orari di ingresso uscita dei bambini e nei nostri alla stessa maniera, è non solo un dovere ma una tutela. Ricordiamo che trattandosi di bambini in fase di adattamento ci vuole un minimo di flessibilità, distinguendo il ritardo abituale, per il quale occorre prendere provvedimenti dal ritardo occasionale. 
Ricordiamo quindi che il rispetto delle nostre decisioni non è dovuto ma va dimostrato sul campo.

Le comunicazioni
Più i bambini sono piccoli e le famiglie poco esperte dell'organizzazione  scolastica, più le informazioni devono essere puntuali, dettagliate e sempre scritte sul quaderno. L'ideale è un foglio scritto al computer con lo spazio per la presa visione, incollato sul quaderno e controfirmato  poi dal docente presente all'ingresso. Lo so che è una gran perdita di tempo, però ci si guadagna in salute. E' capitato più di una volta di vedere genitori inviperiti per non essere stati avvisati di uno sciopero o di un'uscita anticipata. D'altronde occorre ricordarsi che spesso i genitori lavorano e una mancata comunicazione può portare a disagi per la famiglia, il bambino stesso, ma può perfino derivarne una nostra responsabilità personale.
Questo è uno dei punti più delicati a mio avviso: ho sempre preferito perdere cinque minuti a scrivere, per dare spazio al flusso delle informazioni puntuale ed esaustivo.

I compiti
Tema sempre attuale e scottante. Anche qui flessibilità e personalizzazione sono d'obbligo. Flessibilità perché anche la cultura del compito a casa va perseguita e costruita negli anni. I bambini piccoli non vanno caricati se non dello stretto necessario che serve a consolidare quanto proposto a scuola. La personalizzazione serve nei casi in cui è necessario maggior esercizio, a quel punto allora è meglio concordare con i genitori qualche aggiunta.
In prima può accadere che per alcuni genitori sia uno stress seguire i bambini, soprattutto se sono lenti e imprecisi nell'esecuzione, se dovesse accadere e si notano nel bambino ansia e faticabilità è meglio parlarne e suggerire piccole strategie: evitare l'accanimento e l'esecuzione dei compiti fino a ore impossibili, alternare alla fatica del compito piccole pause, evitare il muro contro muro: un bambino stanco e scoraggiato non impara nulla, meglio farlo rilassare e riprendere con calma. Tutti i bambini arrivano al traguardo, soprattutto se si riesce a controllare l'ansia. 

Imparare a leggere e a scrivere
Durante la riunione preliminare spieghiamo, rassicurando i genitori alla prima esperienza, come e quali sono i tempi dell'apprendimento dei meccanismi di base. Concordiamo il rispetto prima di tutto dei tempi del bambino insieme alla disponibilità a chiarire ogni dubbio. Facciamo in modo che non diventino l'unico obiettivo  per dicembre, che oltre a questo dobbiamo perseguire la formazione di un gruppo coeso di bambini, insegnanti e famiglie, che collaborano attraverso rapporti umani significativi allo scopo di rendere migliore l'apprendimento nell'arco dei cinque anni di scuola.

Per finire
Strategie, buone soluzioni organizzative, disponibilità al dialogo, capacità di ritornare indietro sulle decisioni, ma anche rigore e sicurezza quando necessari, sono le basi si un rapporto solido, sia che duri un anno, sia che ne duri cinque. Ricordando più di tutto che attraverso la nostra guida passa la crescita dei bambini, ad essi va riconosciuto il diritto alla scuola migliore possibile, anche nelle situazioni attuali.

Buon anno a tutti, in attesa dei vostri suggerimenti, in calce a questo post, su facebook, google + o twitter.
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sabato 27 agosto 2011

Le ragioni dei roghi in Sardegna

I luoghi dove vivo, di una bellezza dolce e malinconica: ad un passo dal mare colline e colline di macchia mediterranea che si ricongiungono ai pochi boschi nelle sommità più alte. Una zona costiera pesantemente presa di mira ieri dagli incendi.
Questa cartina mostra i diversi punti dell'entroterra di Costa Verde, Piscinas e Buggerru, data alle fiamme. Un'immagine che racconta benissimo le ragioni di questi incendi, che la leggenda addebita ai soli pastori. La zona già  martoriata da un vasto incendio nel 1983 durato oltre tre giorni, ha cominciato in questi anni di abbondanti piogge a riprendersi, si è caratterizzata per la ricomparsa massiccia del cervo sardo che paradossalmente cominciò a riprodursi in maniera sostenuta dopo quel terribile incendio.
Quali che siano gli interessi alla base dei roghi, trovano complice un'amministrazione che a prescindere dal colore politico, non ha mai investito seriamente nella prevenzione, non ha mai voluto saperne di coinvolgere i principali attori del territorio: pastori e allevatori. Pensare che bastino pochi operatori, qualche canadair e altrettanti elicotteri, a sorvegliare un territorio vastissimo, aridissimo nel periodo estivo, è pura follia. Una politica onesta avrebbe dovuto partire proprio da chi nel territorio vive e opera. 
Per il resto  giudizi e valutazioni sui colpevoli  rimangono elucubrazioni stupide di chi non conosce il sistema complesso che regola la difficile vita di questa terra.
L'incendio sull'impervia zona di monte Arcuentu, con un solo elicottero impegnato nello spegnimento.
Cala domestica in fiamme (Foto Facebook)
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venerdì 26 agosto 2011

L'onda del mare

Un'allegra canzone per bambini di oltre dieci anni fa, diceva: "L'onda del mare non è stanca di ondeggiare è un'onda ballerina che il vento fa danzare... ecco ora sale su e poi ritorna giù, su, giù, su, giù..." E con i bambini si simulava l'ondeggiare del mare imparando coordinate spaziali, ritmo musicale. Ma non ci siamo mai chiesti, allora, come si forma l'onda del mare, nè a nessuna di noi maestre venne in mente di spiegarlo.
Come si forma l'onda del mare?
Il ritmare ipnotico del mare in movimento, il cullante ritmo del flusso apparente dell'acqua, a volte placido, a volte talmente intenso da formare veri e propri muri d'acqua è dovuto all'azione del vento. 
Il vento spinge sulla superficie creando un movimento ondulatorio, in realtà l'acqua non si sposta, come possiamo notare seguendo questo esperimento: se noi provochiamo un movimento che simuli l'onda nell'acqua della bacinella su cui galleggia un tappo, esso rimane fermo al suo posto.
Ma tutti noi vediamo da terra il movimento rotatorio dell'acqua che giunge sino a riva. Ciò che a noi è dato di osservare non è più un'onda  bensì un  frangente, in realtà si tratta dell'onda che ad un certo punto diventa talmente ripida da non riuscire a stare in piedi e quindi la cresta (il punto più alto) precipita dando origine al movimento. 
Occorre dire che il meccanismo delle onde non è del tutto spiegato, una volte innescate dal vento con l'increspatura dell'acqua e il conseguente movimento ondulatorio, si chiamano onde vive, le onde vive si spostano poi per inerzia dal punto in cui sono nate  diventando onde morte, man mano che si allontanano da quel punto perdono anche d'intensità. E' capitato a tutti di osservare che il moto ondoso continua anche dopo che il vento è cessato. 
Le onde che cavalcano i surfisti, anche se così intense e spaventose non sono onde vive ma onde morte che si frangono sulla spiaggia.

Sicurezza in mare
Il fascino del mare non deve trarre in inganno, solitamente i bambini sono grandi amanti dell'acqua. Se sono piccoli è opportuno che prima di entrare in acqua, una volta avvenuto il processo digestivo,  indossino con qualsiasi tempo i "braccioli", se il mare è poco mosso il bagno va fatto sotto la sorveglianza diretta di un adulto esperto nuotatore. Se invece è mosso è meglio godere dello spettacolo da lontano, cogliere l'occasione per spiegare come si formano le onde, o improvvisare dei giochi in spiaggia. I braccioli si possono abbandonare quando si è raggiunta la capacità di galleggiamento e si è imparato a nuotare con una certa sicurezza, finchè non si diventa nuotatori esperti è consigliato nuotare trasversalmente alla riva.
Giocare con i frangenti in spiaggia è un'attività praticata da molti, ma non di rado viene sottovalutata la presenza del vento che rinforza il moto ondoso e di correnti che spesso impediscono il rientro a riva. 
Capita spesso nelle spiagge sarde di dover soccorrere persone che incautamente giocano con le onde nei giorni di maestrale intenso. Non solo queste persone mettono a rischio la loro vita ma anche quella dei soccorritori. Se non si è soccorritori esperti è meglio restare a riva e lanciare il salvagente con una corda.


I credits delle foto, realizzate a Costa Verde la scorsa estate,  sono i miei.
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giovedì 25 agosto 2011

Programmazione didattica classe terza scuola Primaria

Rendo disponibile per i colleghi della scuola Primaria la programmazione didattica completa per la classe terza.
La classe terza si caratterizza per la delicata fase di passaggio allo studio individuale, all'approfondimento a casa dei contenuti, soprattutto per quanto riguarda materie come la storia e la geografia, con una mole cospicua di notizie e contenuti riguardanti il passato e i luoghi. Senza contare che anche in Italiano sono parecchie le regole grammaticali da saper usare e da mandare a memoria.
Il metodo
Nella parte iniziale la cura maggiore deve andare quindi al metodo, all'apprendimento di strategie finalizzate a saper organizzare i contenuti, al saper utilizzare le parole chiave per lo studio che mira non solo alla conoscenza, ma anche alla capacità di riferire i contenuti appresi. Con gradualità il bambino deve potersi formare un personale metodo di studio, sviluppare la memoria a breve e a lungo termine.
L'esperienza suggerisce che non è il caso di aspettare la classe quinta per iniziare a parlare di metodo di studio: un sistema didattico misto, fatto di attività laboratoriali, di spiegazioni frontali, di primi approfondimenti individuali, di ricerca e organizzazione dei contenuti, sono il necessario presupposto per costruire con gradualità il metodo di studio. Una strategia che si rivela spesso efficace è il confronto continuo e il lavoro sulle differenze, un parallelismo che permette ai bambini di fissare i punti di diversità, i cambiamenti, le affinità tra un passaggio e l'altro nei contenuti.

Riepilogando
In classe terza 
- introduzione al metodo di studio, non aspettare alle classi successive;
- presentazione delle mappe concettuali anche con utilizzo di xmind, ad esempio;
- utilizzare strategie di presentazione dei contenuti diversificate: per differenza, laboratorio didattico, lezione frontale, confronto e discussione continua nel gruppo;
- iniziare la ricerca individuale sui contenuti, sollecitare i primi tentativi di rielaborazione.

Ovviamente la programmazione è una traccia, che deve essere personalizzata a seconda del progetto educativo che s'intende attuare e della classe. Nel mio progetto ho dato uguale importanza a tutte le discipline, con l'intenzione d'integrarle e  renderle organiche durante le attività: fornendo riferimenti,  punti in comune e richiami continui a quanto già svolto, in modo da creare una rete di contenuti.

Di seguito i link per i download in due formati, ovviamente il colore giallo della copertina è dovuto al colore del fiocco, modificabile nel caso non corrisponda ai colori usati in altre regioni italiane. 
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martedì 23 agosto 2011

Il rientro a scuola dei docenti: cose da fare e cose da evitare

Tutto quello che i manuali di pedagogia e di didattica non dicono, ma che è necessario sapere per uscire serenamente da un anno scolatico intero e che va deciso ad inizio d'anno.

Il rientro a scuola imminente è caratterizzato per molti docenti, come ormai consuetudine, dall'incertezza e  dalle novità. Per molti sono le decisioni estive prese sulla testa degli operatori scolastici: organico, finanziaria, trasferimenti d'ufficio, per altri sono anche l'incertezza della classe dove dovranno operare. Chi ha terminato un ciclo sa di dover ricominciare con nuovi alunni o continuare un lavoro iniziato da altri.
Trovandoci di fronte ad un anno intero da passare è gioco forza non farsi fagocitare dal sistema scuola,  dai suoi meccanismi a volte contorti,  cercare  fin dall'esordio di conservare la necessaria freschezza per affrontare serenamente il lavoro con gli alunni.
Può sembrare banale, ma se ci si riflette bene, ognuno di noi ricorderà anni iniziati malissimo proprio a causa di decisioni sbagliate o prese a cuor leggero ad inizio d'anno.
Ecco allora come provare ad uscire vivi dal periodo iniziale che vede gli insegnanti impegnati a riorganizzare il rientro nelle classi. 

La scelta della classe
Se doveste trovarvi di fronte alla scelta della vostra futura classe, ricordatevi che siete di fronte ad una scelta obbligata solo se siete ultimi nella graduatoria d'istituto, valutate quindi molto bene i pro e i contro senza lasciarvi influenzare dai giochini interni, dalle lusinghe o i suggerimenti non richiesti. Uno sguardo attento durante i primi collegi vi darà un'indicazione chiara di chi vuole andare con chi. Fate la scelta riflettendo su ciò che effettivamente vi farà stare più a vostro agio, se è il caso esplicitate  i vostri dubbi al dirigente. Sulle assegnazioni, in caso di mancato accordo, l'ultima parola spetta a lui.
Non si tratta di chi si accomoda meglio, bensì a volte una situazione più defilata può essere meglio di una più esposta per alcuni, viceversa altri si trovano meglio in situazioni più esposte. Occorre saper valutare cosa effettivamente siamo in grado di sostenere e dare. Lavorare serenamente significa essere efficaci per buona parte dell'anno, evitare i conflitti e non arrivare distrutti fisicamente e moralmente a fine anno.

I progetti
Nota dolente dei collegi di Settembre è l'adesione ai progetti. Un corri corri generalizzato a ficcarsi dentro ogni progetto emanato dal ministero, dalla regione o da altri enti non ha più ragion d'essere causa la morte della compresenza e i fondi ridicoli che spesso accompagnano questi progetti. Valutare attentamente i costi/benefici in termini di investimento di tempo per la realizzazione del progetto, quanto è integrabile nella didattica e a quanto ammonta il finanziamento, ad esempio, per l'acquisto di materiale  di consumo o per i sussidi. Non da ultimo informarsi bene se è prevista qualche forma d'incentivo. Gratis et amore Dei  non è proprio il caso di sfiancarsi rincorrendo mille progetti, perchè anche l'integrazione nella didattica richiede una attenta e costante progettazione. Ricordare che anche la partecipazione a rassegne e concorsi è da prendere in considerazione se il gioco vale la candela.

Commissioni e organizzazione interna
Vale un po' come il discorso dei progetti, ma qui entra in gioco la divisione del lavoro: è bene occuparsi di qualcosa, lasciando spazio a tutti. Durante la suddivisione dei compiti è giusto che ciascuno se ne prenda in carico una parte, facendo in modo di coinvolgere anche i colleghi più giovani o i nuovi ingressi, solitamente più restii a fornire collaborazione. Spetta a chi si occupa di troppe cose farsi da parte e lasciare opportunità a tutti.

I rapporti coi colleghi
Questo vale soprattutto per i neo immessi in ruolo, ma anche per coloro che imperterriti continuano a intessere rapporti personali stretti, salvo poi pentirsene: mantenere rapporti cordiali con tutti senza fare alleanze con nessuno. Si sa le alleanze nella scuola sono solo alla bisogna e cambiano di continuo a seconda delle necessità e/o convenienze, pertanto sono da evitare come la morte. Un rapporto cordialmente fermo con tutti, decisioni definite e una buona sicurezza personale ci mettono al riparo da sofferenze successive.

I rapporti con le famiglie
Un po' come sopra, ma con ancora più professionalità: messaggi gentili, chiari, diretti e formali. Ognuno deve fare la propria parte senza ingerenze e nel rispetto del patto educativo. Occorrerà tanta gentilezza, capacità di accoglienza e altrettanta fermezza nel delimitare il campo d'azione. In caso di situazioni spinose non agire mai d'impulso, prendersi il tempo per valutare e discutere sempre in separata sede, mai durante le ore in cui si dovrebbe stare con gli alunni, o al momento dell'ingresso/uscita o nella pausa ricreazione. Siate chiari nelle risposte, esaurienti, ma senza piegarvi troppo, mantenete il profilo del docente che sa bene cosa sta facendo, un docente insicuro e tentennante non fa una buona impressione e rischia di consegnare di sè un' immagine debole e di apparire insicuro anche di fronte alla classe. D'altro canto siate pronti a scusarvi se vi rendete conto di aver ecceduto in qualcosa, la buona fede paga sempre.

I rapporti con gli alunni
Se è una classe che conoscete non avrete difficoltà a riallacciare i rapporti, si ricomincia da dove ci era fermati all'insegna della tranquillità, valutato tutto quanto ci accade intorno  oggi, è inutile accanirsi con una didattica a marce forzate: fare bene e senza stress. 
Se si è avuto in dono una nuova classe, il rapporto è tutto da costruire, ne parleremo in un post a breve. E' giusto prendersi tutto il tempo per conoscere ciascun alunno, mostrando da subito le proprie intenzioni e soprattutto evidenziando il progetto scolastico, quello personale e quello della scuola che include la loro crescita personale e culturale:  il primo messaggio che deve passare è proprio l'attenzione individuale, ma anche il rispetto dei ruoli, anche di quelli dei bambini. 
Una cosa particolarmente sottovalutata, sia nella scuola Infanzia che alla scuola Primaria è l'instaurarsi di rapporti amicali con le famiglie. Può succedere di sentirsi particolarmente vicini alle famiglie dei bambini. L'ideale  è mantenere questa vicinanza all'interno dei rapporti scolastici, senza mai portarli all'esterno. Questi rapporti, a volte anche molto belli rischiano di ritorcersi contro il docente,  ma può avvenire anche il contrario, alla prima difficoltà. 

Sicuramente voi lettori avete altre esperienze da portare in aggiunta a questo piccolo vademecum del rientro a scuola che è solo una traccia non esaustiva dell'argomento, farete cosa gradita se voleste segnalarli.
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lunedì 22 agosto 2011

C'è una grande casa che...

Racconto breve:  
C'è una grande casa che...

La casa dal grande cortile si trovava al centro del paese, alzando lo sguardo, con  pochi salti, sembrava di poter arrivare al campanile della  chiesa parrocchiale. Alta e imponente si affacciava su una strada lunga e stretta,  tra un cortile e l'altro di  mura antiche e silenziose. Allora le case erano ancora tutte di mattoni crudi, buie e fresche. Il solaio era di legno, il soffitto diviso da altrettanti muri, il luogo perfetto, con quel nonsoché di misterioso,  per giocare a nascondino. 
Il grande cortile ricoperto di ciottoli di fiume aggirava  con un dolce un abbraccio la casa, al centro l'enorme catasta di legno, a meno che non fosse pieno inverno, era sempre il punto d'inizio del gioco. 
Di spalle, il capo adagiato sul braccio poggiato ai legni ormai secchi: uno, due, tre... Ed era uno schizzare via di bambini che andavano a nascondersi negli angoli più  impensati e bui della casa. Era talmente divertente che perfino lo zio, allora poco più che ventenne, ci giocava ogni volta che tornava a trovare la sorella e i nipoti. Arrivava carico di cioccolatini,  asciugamani e birra tedesca ed era una festa. Erano risate, abbracci e giochi sfrenati, in quei giorni estivi, i bambini diventavano all'improvviso cinque: dieci gambe che sfrecciavano da una stanza all'altra, incuranti dei rimproveri poco convinti della mamma. 
La catasta della legna era anche il palco degli spettacoli, improvvisate rassegne canore sanremesi rallegravano l'aria, salvo che non fosse il pomeriggio assolato e rovente, quando tutta la strada dormiva e neppure una mosca era autorizzata a volare. In quelle ore di calma  la grande cucina, dove il piccolo tavolo in formica sembrava essersi perso, ascoltava paziente l'interminabile elenco di  fiori, frutta, cantanti, città... Lo chiamavano così i bambini, strappando le pagine bianche avanzate dai vecchi quaderni di scuola, recuperando, dal fondo delle cartelle impolverate, mozziconi di matite colorate. E attorno a quel tavolo cominciavano le interminabili discussioni sull'ennesimo nome  sospettato d'inesistenza. Fino a che la mamma non si svegliava e l'allegro fuggi fuggi ricominciava, continuando fino a sera inoltrata.

Idee per il iniziare il nuovo anno scolastico
Un piccolo testo, per cominciare a pensare ai primi giorni di scuola, una traccia per riordiare i pensieri, tra i banchi ripuliti di fresco dalla polvere estiva. 
Com'erano le vostre estati, come sono state  quest'anno? Lasciamo fluire i pensieri dei bambini più grandi, penso alle classi terze, quarte e quinte, ricongiungendo le loro esperienze estive alle nostre. Ricominciare l'anno così, tenendo ancora aggrappata la mente al ricordo estivo ancora fresco e vivo, per entrare lentamente e con voluttà nelle cose nuove da imparare dell'anno appena iniziato.
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venerdì 19 agosto 2011

Arvind Gupta: la spazzatura per fare scienze

In questi ultimi anni la didattica delle scienze nella scuola Primaria ha subito notevoli trasformazioni. E se prima si componeva da una minima  parte di aspetti pratici e da una corposa base teorica da apprendersi direttamente tramite i libri, oggi si basa essenzialmente sulle attività sperimentali sul quale poi connettere i contenuti che costituiscono il grado di conoscenza cui accedere nella scuola Primaria.
Più che alla conoscenza dei fenomeni in astratto, si pone l'accento sulla sperimentazione degli stessi e sul metodo scientifico per la loro dimostrazione. Certamente questa didattica non è capillarmente diffusa come dovrebbe essere, causa il vuoto didattico che si è creato quando lo studio delle scienze si basava sulla sola spiegazione verbale e i soli testi.
Sin dai primi vagiti di questo blog, mi sono dedicata alle scienze sperimentali, ne sono la prova le ormai centinaia di articoli e post, sia dedicati alla scuola Infanzia, sia alla scuola Primaria che "raccontano le scienze da fare e sperimentare", che affidano il compito dell'apprendimento ai gesti, alla costruzione e al ragionamento.
Di questo sono consapevoli alcuni lettori, come l'amico Fabio che mi segnala  il video di Arvind Gupta, ispiratore di molte proposte didattiche che ho rielaborato. 
Indiano, studente al Indian Institute of Technology, Kanpur Arvind Gupta ha partecipato ad un programma nazionale per la diffusione della cultura scientifica tra i bambini attraverso la costruzione di semplici meccanismi e oggetti con materiali di riciclo, altrimenti destinati alla spazzatura. Le sue realizzazioni sono altresì prive di copyright nello spirito che contraddistingue l'instancabile  suo lavoro di divulgazione, comprensibilmente destinato a tutti:  
La cosa migliore che un bambino può fare con un giocattolo è romperlo! La scienza non appartiene solo ai ricchi, in un paese democratico la scienza deve arrivare anche ai bambini più oppressi e più emarginati.    

Nel video del Ted, Come trasformare le cianfrusaglie in giocattoli, l'autore spiega efficacemente su come è possibile fare divulgazione scientifica con i bambini utilizzando materiali poveri, ma anche  la filosofia alla base del suo programma, che ha consentito a migliaia di bambini di  accedere a una cultura scientifica, bambini che non avrebbero potuto permettersi nessun altro tipo di scuola.
Buona visione
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giovedì 18 agosto 2011

Carnevale della matematica di agosto da Popinga

E' da qualche giorno in rete l'edizione numero 40 del Carnevale della Matematica, nel blog di Popinga, svoltosi sul tema   "Quant’è bella Geometria”.  
Come ha con arguzia, osservato Popinga, il raggiungimento degli anta ha dato a questo Carnevale la caratteristica della maturità ponendola sullo stesso piano di analoghe manifestazioni che si svolgono in altri paesi sia per la qualità che nella quantità dei contributi.
E i carnevali, non è superfluo ripeterlo si caratterizzano sul web proprio per la varietà  dei contributi, che superando la specificità delle competenze individuali, permettono a diversi gradi, di scrivere e ragionare di matematica. Per ciò che riguarda  la scuola Primaria oltre al contributo di questo blog sono presenti i contributi qui e qui, della collega Cristina Sperlari. Si realizza in questo modo, anche  la verticalità del sapere matematico che partendo dai più piccoli percorre tutti i gradi dell'istruzione anche nel Carnevale. Tutti gli interessanti contributi sono stati sottolineati dalle belle immagini di "geometria da guardare" scelte da Popinga.
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martedì 16 agosto 2011

Genitori e figli, le distanze di un recente passato

Un giorno un'amica mi disse che i figli ad una certa età non vogliono più uscire, né viaggiare coi genitori. Non specificò a che età ciò accade e fidandomi del competente passaparola tra genitori sono rimasta in vigile attesa del momento.
In questi giorni di vacanza con la figlia, abbiamo girato tanto in auto e a piedi, segno che ancora il momento non è arrivato. Preso il sole, fotografato, passeggiato lungo gli arenili,  abbiamo visitato nuraghi semi diroccati, pozzi sacri, siamo stati spettatori di un palio ferragostano, come usa da queste parti. 

In macchina la musica la sceglie lei, di solito prima di uscire passa in rassegna i cd e ne porta qualcuno in auto, così mentre si viaggia riascoltiamo De Andrè, De Gregori, Simon & Garfunkel, Mike Oldfield e questa è la musica di noi adulti. Poi ascoltiamo i Modena, la Bandabardò, Madonna, Kurt Cobain e perfino Robbie Williams che fu la colonna sonora di un viaggio a Roma, complice il brano Feel che si sentiva ovunque. 
Mentre ascoltavo, proprio ieri, mi è venuto da riflettere che i nostri gusti musicali si sono miscelati, noi le abbiamo fatto conoscere i cantautori, o i Pink Floyd, gli Uriah Heep, giusto per elencare i primi che mi vengono in mente,  lei ha portato in casa la musica che conosceva  e imparava ad apprezzare fuori di casa ed è diventata anche la nostra, perchè a noi piace la sua musica. 
E' anche la musica dei pomeriggi a casa a studiare, il sottofondo musicale di tanti conflitti che il tempo paziente ha risolto, avvicinandoci più come persone con idee diverse, che come generazioni. Ed è così che, a un certo momento ho notato che i cd, tutti i cd presenti in casa, hanno conquistato un'unica posizione: i suoi e i nostri insieme. 
E a me questo è sembrato abbia concretizzato il processo che si è consumato, l'accorciamento delle distanze genitori/figli e il raggiungimento di una sorta di unico piano
Processo che non ha portato ad avere idee collimanti, a confrontarle semmai su un piano nuovo, perché ci sono posizioni che non si congiungono e non lo faranno mai, si  spera. O non lo so, forse siamo stati noi interessati ad imparare, curiosi come eravamo e come siamo di quello che accade intorno a noi, in attesa della maturità delle nuove generazioni, custodi involontari di una parte di futuro.
Ho anche pensato che questo non è accaduto alla mia generazione, o almeno a me, tra me e i miei genitori è restata una distanza incolmabile sui gusti, tutt'al più ho rivalutato alcune cose, ma non sono mai entrate a far parte del repertorio delle cose che amo. E' anche vero che dall'adolescenza in poi, poco anche prima a dire il vero, non ho condiviso con i miei genitori viaggi o interessi, e neppure le mie confidenze, eccetto forse la passione per il cibo buono. Per il resto la distanza è restata tale. 
E voi che distanze avete conservato?

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mercoledì 10 agosto 2011

Un ottagono, quasi una stella

Ancora un'attività di piegatura della carta legata all'apprendimento matematico e geometrico, l'attività creativa e costruttiva come già detto risponde pienamente al bisogno pratico dei bambini di conoscere e fare esperienze numeriche e di forma: otto quadrati opportunamente piegati diventano un ottagono regolare, figura piana con otto lati,  con un vuoto centrale a forma di ottagono a sua volta.
Se proviamo a stringere la forma ottenuta essa si chiude fino a diventare una sorta di stella ninjia, al centro si forma un quadrato.
Oppure tutta chiusa ricorda una galassia a spirale.

L'aspetto divertente del gioco è non porre limiti alla fantasia nella trasformazione e identificazione delle forme. 
Alcune curiosità sull'ottagono regolare: il cartello di STOP, di colore rosso ha forma ottagonale, inizialmente usato in Canada si è progressivamente diffuso ovunque. Un esempio di architettura ottagonale, cioè formato da otto pareti che conferiscono il perimetro ottagonale, sono i battisteri. Esistono esempi di architettura antica a pianta ottagonale come Castel del Monte e anche l'architettura moderna si è lasciata più volte tentare da questa forma.

Occorrente:
- 2 fogli di carta formato A4 di diverso colore

Esecuzione:
Ricavare dai due fogli di carta due quadrati, dividerli a loro volta altrettanti quadrati: se ne otterranno otto, piegare ogni quadrato come nelle istruzioni a video e incastrarli.
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lunedì 8 agosto 2011

Friggere al sole

In questi giorni, come ogni anno in questo periodo basta accendere la tivù per raccattare consigli su come comportarsi per raggiungere l'agognata tintarella senza danni  per la pelle. Ogni tiggì ha il suo bell'approfondimento che indica come proteggersi, in quali ore prendere il sole, cosa mangiare, quali indumenti indossare e  via dicendo. Credo che il corrispettivo si trovi sulla stampa specializzata, non la leggo, ma credo o almeno io m'immagino,  che siano argomenti che vanno per la maggiore in questo periodo, assieme al gossip. Alla barzelletta che tutta Italia s'interessa in questi giorni al suo declino economico non ci credo nemmeno un po', invece.
Vediamo perchè con un'altra puntata di vicende dalla spiaggia.

Ieri in spiaggia, una delle tante belle spiagge qui in zona, c'era una famiglia, o meglio un gruppo familiare, di quelli chiassosi che è impossibile non voltarsi a guardare perchè si comportano come gli animatori della spiaggia, seduti nelle comode spiaggine sul bagnasciuga, comunicano con il resto dei bagnanti la storia della loro saga famigliare. Non sempre è cosa gradita per chi invece vorrebbe stare  al sole e sentire solo il rumore frusciante del mare calmo, ma tant'è le cose vanno così. 

Ciò che mi ha colpito non è stato tanto il vociare, quanto la maniacale ricerca dell'abbronzatura,  uno si aspetta che per raggiungere il colorito simbolo della salute per eccellenza ci si affidi a prodotti ad hoc, ce ne sono di tutte le marche e per tutte le tasche, così dicono ancora i bene informati della tivù specializzata.
I nostri per raggiungere velocemente l'obiettivo si spalmavano con un noto olio per la pelle dei bambini, senza filtro solare giacchè l'olio in questione è reclamizzato per proteggere e idratare le pelli più delicate.
Insomma per farla breve questi verso le 17.00 hanno raggiunto un colorito a metà tra il rosso e il marrone, il colorito delle patatine rimaste a friggere  più del necessario  e ad un passo dall'essere  bruciate e immangiabili. L'aspetto raccapricciante è che non si trattava di soli adulti, il gruppo familiare era composto anche da una adolescente e un ragazzino più piccolo, al quale l'amorevole mamma  spalmava  con generosità il prodotto e anche essi ormai prossimi al colorito da frittura.

Ora tutto si può dire ma non che in questo senso l'informazione sia scarsa, anzi decisamente è perfino troppa, perchè dovrebbe bastare una volta sentire che ci sono cose da non fare per salvaguardare la salute della propria pelle e chi ci sono prezzi, tra cui un abbronzatura/cottura di questo tipo che si pagano in ritardo, ma si pagano. Eppure ci sono persone che da come raccontano, la tivù la guardano anche troppo, ma che certe informazioni se le lasciano sfuggire. 
Sul fatto che nel pezzetto di bagnasciuga antistante l'allegra famigliola ci fosse una chiazza d'olio notevole, be' lasciamo stare perchè ci vorrebbe un altro post a parte.
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sabato 6 agosto 2011

Che ne sai di innovazione didattica, tu che ne sai?

Non mi scandalizza che si continui a parlare di libri digitali e di strumenti per leggerli: le strutture organizzative della scuola cadono a pezzi e l'innovazione secondo i più passa per l'acquisizione di tecnologia. Che poi è sempre un modo per fare solo finta di parlare dei bisogni della scuola.
Ciò che è vergognoso, in assenza di sperimentazioni oggettive su larga scala, è che si continui reiteratamente a spacciare per innovazione didattica l'utilizzo dei media digitali: Lim, tablet, ereader e  via dicendo. 
Il problema è che si parla in astratto della realtà scuola anche quando si discute di bisogni, fermandosi  al più a quei quattro avvenimenti clamorosi sbattuti prontamente in prima pagina perchè fanno notizia, senza sapere nulla di come a scuola s'impara, senza mai entrare nel merito vero delle cose. 

Due o tre cose per fare chiarezza.
La didattica è il risultato dell'interazione tra le persone, il modo con il quale si scambiano  e si comunicano i contenuti tra docente e la classe, definisce i parametri del singolo e del gruppo secondo cui è possibile apprendere. 
La Lim, i tablet, gli ereader sono strumenti,  attengono al contenuto e non al modo di comunicarlo e utilizzarlo; a differenza del libro sono interattivi, ma solo se danno accesso a informazioni plurime: cioè se si possono utilizzare secondo logiche che è l'individuo a stabilire. Un e-reader che contiene il solo libro di testo è solo un libro non di carta. 
Consentono, ad esempio, che un singolo argomento sia sviscerato secondo più criteri:  di tempo, di luogo,  trasversali, verticali, paralleli, ma sempre che sia consentito  l'accesso a più fonti, come avviene in rete. Un unico libro sia che sia cartaceo o che sia in formato digitale, costituisce sempre un'unica fonte. 
Qualsiasi interazione che presupponga l'alunno e lo strumento faccia a faccia, promuove autoapprendimento, autodidattica: l'alunno e/o studente  stabilisce priorità dei contenuti e non è detto che ciò produca competenza, potrebbe essere ma non è detto, anzi succede spesso che quel modo d'imparare si fermi ad una conoscenza di superficie, e conoscere non significa "saper fare". 
Il saper fare che è la competenza, significa saper rielaborare e/o produrre contenuti propri, saper scrivere, saper eseguire ma anche produrre un problema matematico o di qualsiasi altro argomento tra quelli studiati. Ciò non dipende dallo strumento che si usa ma dal metodo di apprendimento, dalla didattica, che è fatta dalla operatività nel gruppo classe: nessuna lim o tablet è in grado di determinare la tipologia e il grado di operatività dell'individuo che apprende. Essi sono un supporto alla didattica e non la didattica.

L'innovazione didattica si può realizzare anche con gli strumenti tradizionali. Anzi lo si è sempre fatto. Coloro che erano innovatori in passato lo sono diventati poi anche con i media digitali. L'innovazione nasce dagli individui e non dagli strumenti.
Ecco perchè fa sorridere l'ingenuità con il quale si confonde il metodo con gli strumenti e si continua a parlare dei fantomatici "nativi digitali" come se a questa tipologia di alunni/studenti fosse dato di imparare per infusione alla sola vista di una Lim e di un Tablet. Se l'alunno non opera con i contenuti  cercando nuove coerenze anche in rapporto alla realtà attuale, non apprende e non sa fare. Si ferma come tutti i lettori, buoni e non, alla conoscenza, cioè il sapere che un determinato argomento esiste.
Gli unici veri motivi per cui una Lim e un Tablet devono stare a scuola è la necessità di conoscerli in quanto strumenti, da saper usare sfruttando proprio quella interattività che per averla dai libri occorrerebbe averne dieci sul banco: economia di carta e di tempo, ma non di metodo, se i libri non fossero così drammaticamente tutti uguali.  
Se la scuola non fosse questo mondo che nessuno si prende la briga di indagare seriamente,  si dovrebbe già sapere che la didattica si innova attraverso le persone e non attraverso i bit. 
E non è un caso che l'ingresso di nuovo personale a scuola è fermo da anni. Non è solo una mera questione di tagli. Illusi se pensiamo che innovazione e blocco delle assunzioni siano temi separati.
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mercoledì 3 agosto 2011

Il MIUR emana la Linee Guida per i DSA

Il Miur emana, allegate al Decreto Ministeriale del 12 Luglio 2011, le Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con DSA:

La legge 8 ottobre 2010, n. 170, riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) le linee guida le quali  presentano alcune indicazioni, elaborate sulla base delle più recenti conoscenze scientifiche, per realizzare interventi didattici individualizzati e personalizzati, nonché per utilizzare gli strumenti compensativi e per applicare le misure dispensative. Esse indicano il livello essenziale delle prestazioni richieste alle istituzioni scolastiche e agli atenei per garantire il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con DSA.

Certamente le Linee guida rappresentano un traguardo notevole per quanto riguarda l'attenzione agli alunni e agli studenti che presentano Dsa, e già in questo blog si è parlato della presa in carico da parte del docente in riferimento alle modalità individuali nell'apprendere. D'altro canto non è possibile fare a meno di notare oggi, come la preparazione di attività specifiche per l'individualizzazione e la personalizzazione dell'insegnamento rappresentino un costo notevole a carico dei soli docenti, in un periodo dove la compresenza che avrebbe potuto rappresentare una risorsa da utilizzarsi nelle classi, dove la percentuale di Dsa è in costante e percebile aumento (ma solo perchè abbiamo imparato a riconoscerli, non che prima non esistessero) proprio per consentire un insegnamento personalizzato e individualizzato, è completamente scomparsa. A meno che non si tratti di sterili parole, esse presuppongono la preparazione di materiali di studio, di esercitazione e di verifica  che vanno bene solo per quello studente, senza contare che durante le attività didattiche sono necessari interventi  a livello individuale e/o di piccolo gruppo. Lascio ai lettori il compito di calcolare le mole di ore necessarie alla preparazione dell'attività, ad esempio in una classe con un numero di venti alunni, dove magari è presente più di un alunno con Dsa come ci indicano le statistiche. Il Miur tutto questo fa finta di non saperlo, come se bastassero le Linee guida a tutelare le nostre diversità. Con buona pace della compresenza, sopressa in nome delle riforme epocali.

Vai alla pagine del Miur contenente i progetti e le risorse
Linee Guida pdf  
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