di Maestra Rosalba

lunedì 30 maggio 2011

Carnevale della Fisica #19 su IncredibleButTrue

E siamo giunti alla diciannovesima edizione del Carnevale della Fisica. L'ultima edizione di questa bella primavera. Già perchè la prossima edizione ci vedrà in estate. Ed è una bella e ricca edizione quella ospitata da Lucia nel suo blog IncredibleButTrue, che cosi ci introduce alla tematica di questo mese di maggio:


... Ma prima di entrare nel vivo della kermesse lasciate che vi presenti l’argomento di questa edizione: “Tent’anni di Fisica”
Ho scelto un tema molto vasto, con la speranza che riuscisse gradito ai più anche se, in tutta onestà, ammetto di essere stata in parte condizionata dalle più oscure ragioni “numerologiche”. 
E comunque, se consideriamo la data di nascita della Fisica: "estate del 600 a. C., in una agorà della Grecia Antica" - Sheldon Lee Cooper docet - , vedremo che 30 anni non sono poi così tanti rispetto a 2600 (...e Sheldon è un pessimo insegnante!)...

e con questa interessante premessa vi invito a leggere gli interessanti contributi del Carnevale della Fisica su IncredibleButTrue.
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venerdì 27 maggio 2011

Esperimento Di Scienze: Deviare Il Flusso Dell'Acqua Del Rubinetto Con L'Elettricità Statica

Di elettricità statica avevamo partato qui: lo semplice sfregamento di un palloncino gonfio nei capelli permette l'accensione di una lampadina a basso consumo.
L'esperimento che segue, adatto a bambini di tutte l'età, serve a dimostrare che l'acqua possiede una carica elettrica e che l'elettricità statica è in grado di spostare il flusso dell'acqua del rubinetto ridotto al minimo.

Per eseguire questo semplice esperimento occorrono:
- un palloncino gonfio
- un rubinetto
- i nostri capelli

Esecuzione
Gonfiare il palloncino e fare un nodo. Aprire il rubinetto con il flusso dell'acqua al minimo, ma continuo. Strofinare energicamente il palloncino sui capelli e avvicinare la parte strofinata al flusso dell'acqua.
Cosa accade?


Il flusso si sposta verso il palloncino.

Spiegazione:
L'acqua possiede carica elettrica positiva e negativa. Il palloncino si è caricato di particelle negative con lo strofinamento. Quando il palloncino così caricato negativamente, è in prossimità del flusso d'acqua, attira le particelle positive dell'acqua. In questo modo il flusso si sposta perchè attratto dal palloncino, per via dell'energia elettrica statica.


Il disegno non è granchè (perdonate) serve come guida per la spiegazione con i bambini.
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mercoledì 25 maggio 2011

Intervista A Tullio De Mauro, Convegno La Qualità Dell'Integrazione Scolastica E Sociale

In vista dell'ottavo Convegno 'La Qualità dell'Integrazione scolastica e sociale' organizzato dal Centro Studi Erickson, Rimini 18 – 19 - 20 novembre, già segnalato in queste pagine, Tullio De Mauro, curatore per le Edizioni Erickson, insieme a Dario Ianes, del nuovo libro 'Giorni di scuola. Pagine di diario di chi ci crede ancora'. 

Tullio De Mauro confermando la sua presenza al convengo di novembre 2011, offre alcuni interessanti spunti di riflessione, focalizzando sui tempi caldi dell'integrazione.  

Riporto l'intervista integrale così come mi è stata gentilmente inviata dal Centro Studi Erickson e che volentieri pubblico per i docenti e per i genitori.
Cosi come la classe, parafrasando Tullio De Mauro è oggetto e soggetto di inclusione, così la famiglia dovrebbe essere ripensata da linea di demarcazione del problema a soglia della continuità dell'inclusione.
Tullio De Mauro, professore emerito dell’Università di Roma La Sapienza, dove ha insegnato per molti anni Filosofia del linguaggio e Linguistica generale, autore di numerosi saggi e volumi, ex Ministro dell’Istruzione, ha curato per le Edizioni Erickson, insieme a Dario Ianes, il nuovo libro 'Giorni di scuola. Pagine di diario di chi ci crede ancora'.

D : Cosa ne pensa dell'iniziativa e della scuola italiana così come emerge da queste pagine?
Tullio De Mauro : Credo che sia sempre bene dare voce a chi pratica un mestiere, una professione, dare voce a chi è più direttamente impegnato nelle cose, un po’ meno dare voce ai commentatori esterni a un campo perché il mondo della scuola è un mondo molto complicato. La scuola ha affrontato in questi decenni problemi difficili di vario tipo, bisogna starci dentro per capire quello che si sta facendo e quello che si può fare. Riassetto dei contenuti degli insegnamenti, problemi di revisione profonda dei modi in cui si può alimentare nelle ragazze, nei ragazzi, nei bambini l’interesse per il sapere, per lo studio. Parlo di questi grandi problemi, ma chi vive la vita della scuola, e in questo includerei anche l’Università, conosce anche gli altri problemi che vanno dai modi deficitari del reclutamento, della formazione, fino all’edilizia scolastica. In sintesi far parlare gli insegnanti che non gettano la spugna, che non si disperano, che lavorano con impegno, con serietà, sentire da loro che cosa fanno e come fanno per mandare avanti il lavoro della scuola, mi pare una cosa particolarmente positiva. Non sempre viene fatta, forse quasi mai viene fatta dalla grande informazione, quindi è importante che una casa editrice come Erickson si sia messa su questa strada, raccolga queste voci di chi vive le giornate della scuola, dentro la scuola, sviluppando proposte, modi di insegnamento interessanti e nuovi.
D: Il professor De Mauro sarà tra i relatori all'8° Convegno Internazionale La Qualità dell’integrazione scolastica, Rimini 18-19-20 novembre 2011. Cosa ne pensa dell'inclusione scolastica in Italia e quali sono secondo lei le prospettive per il domani?
Tullio de Mauro: L’inclusione, la più larga possibile, totale, di ragazze e ragazzi nelle attività delle scuole è un obiettivo che anche per gli aspetti più complicati, per quanto riguarda la disabilità, abbiamo cercato dagli anni ‘70 in Italia di tenere presente come obiettivo strategico e prioritario. In linea di principio la battaglia è stata vinta, è stata vinta con lo sforzo meritorio che lo Stato ha fatto, creando una rete di sostegno di insegnanti che si occupano in particolare dei disabili, ma l’inclusione è qualcosa di assai più vasto. Questa è una frontiera particolarmente difficile da varcare, quella di far entrare nella scuola e dare la scuola a tutti, anche se ci sono disabilità.
Questa battaglia è stata in larga misura vinta, ora certo ci sono dei problemi perché il numero degli insegnanti di sostegno è stato ridotto. Tuttavia, per quelle che sono state le esperienze di ormai più di trent’anni di lavoro, penso che non si debba rinunciare a quanto si è fin qui fatto e si è ottenuto.
Questo riguarda anzitutto il destino sociale di disabili che percorrono le vie della scuola, ma riguarda anche la stessa scuola. Ricordo sempre con affetto quanto diceva Luigi Cancrini tanti anni fa, che chi trae vantaggio dall’inclusione non è l’incluso, ma è l’intera classe, è l’intera scuola per tutto ciò che è costretta a ripensare, dei suoi modi di porsi se non c’è un problema così difficile come quello dell’integrazione di un disabile.
La scuola, gli insegnanti, i compagni di classe si svegliano ai problemi che altrimenti rischiano diignorare e svegliarsi a questi problemi significa poi saperli risolvere e saper risolvere tanti altri problemi e questioni dell’apprendimento e dell’insegnamento. Questo vale poi più in generale per tutto ciò che attiene all’inclusione di bambini e bambine che vengono da altri Paesi, portatori di altre culture, di altre lingue. La scuola agisce da sola, agisce in salita, agisce in una società in cui dominano spinte consumistiche che non aiutano a quella concentrazione e a quell’impegno di lunga lena che l’attività scolastica comporta, che l’attività di apprendimento a scuola comporta.
Dunque le scuole hanno un compito molto difficile, bisognerebbe che tutti fuori della scuola ne fossimo consapevoli, come ne sono consapevoli gli insegnanti. Bisognerebbe lavorare anche proprio sul fronte della consapevolezza esterna, essenziale per ottenere che anche l’Italia si adegui, per esempio, all’investimento pubblico che, per la scuola e per l’istruzione, fanno gli altri Paesi europei e che noi non riusciamo a fare. I problemi sono molti e centrale è il problema dell’inclusione di tutte e di tutti i ragazzi, non uno di meno, come diceva il titolo di un bel film cinese su questo tema”.

pdf intervista a Tullio De Mauro
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martedì 24 maggio 2011

Carnevale della Chimica #5 su QD

Ecco puntuale, come ogni ventritre del mese, il Carnevale della Chimica, siamo solo alla quinta edizione e già cresce forte e vigoroso. Sarebbe bello spiegare l'apparente contraddizione di una materia così poco amata (forse perchè poco calata nella realtà) e il successo di questo Carnevale.
Azzardando un'ipotesi da non addetta ai lavori, credo che il successo risieda nel fatto che il Carnevale permette di raccontare la chimica della pratica, quella celata nelle cose di ogni giorno, che svela i meccanismi e aiuta anche i profani a comprendere.
Che è in fondo quello che si dovrebbe fare a scuola: sperimentare per capire cos'accade.
Nella scuola Primaria si persegue da qualche anno l'obbiettivo di migliorare la didattica delle scienze: dalla spiegazione alla pratica di laboratorio, senza contare che per molte attività il laboratorio è secondario. Certamente è ancora lungo il lavoro da fare a scuola perchè le scienze sperimentali si affermino non solo nei contenuti ma anche nel metodo. Riforme permettendo.

Ma torniamo a questa bella edizione del Carnevale della Chimica dal titolo La chimica in cucina: tutto il commestibile della chimica, e anche di più, su Questione della Decisione di Paolo Pascucci:

"La gastronomia è la conoscenza ragionata di tutto ciò che si riferisce all'uomo, in quanto essere che si nutre.Il suo scopo è di badare alla conservazione degli uomini con il miglior cibo possibile. Ci riesce guidando, con principi sicuri, tutti coloro che cercano, riforniscono o preparano le cose che possono trasformarsi in alimenti."
e poi:
Insomma, siamo debitori all'arte di cucinare di un esteso numero di approfondimenti della nostra conoscenza. Guidati dal nostro ventre (greco gastèr) abbiamo investigato la natura, per strapparle i migliori segreti sull'arte di cucinare, ma non solo questi, è chiaro.

ecco dopo questo assaggio è meglio continuare la lettura di questa ricca e curata edizione del Carnevale della Chimica La scienza in cucina su QD.
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sabato 21 maggio 2011

Esperimento di chimica: separare il glutine dall'amido

Il tema intolleranze già da diversi anni, entra nella scuola Primaria e in quella dell'infanzia dalla porta principale. Sia che si parli di attività di educazione alla salute, di educazione alimentare, si vada per un'esperienza in fattoria o in ristorante per il piacere di stare insieme, occorre fare i conti coi bambini che hanno necessità di una dieta personalizzata.
Tra le intolleranze è sempre più presente la celiachia. Non è questa la sede per descrivere la patologia, ma è altrettanto vero che sempre più famiglie segnalano alla scuola la necessità di avere un occhio di riguardo per i loro figli, affinchè non ingeriscano durante le attività didattiche alimenti contaminati dal glutine. Di solito i bambini che ne sono affetti hanno la loro merenda e si portano dietro il loro pasto se la meta non prevede la possibilità di un menù privo di glutine.

Ma cos'è e com'è fatto il glutine?
L'esperimento che segue serve a spiegare da cosa deriva il glutine, come si forma e come è possibile separarlo dall'amido.

Occorrente:
- 50 gr. farina 00 (corrispondono a due cucchiai colmi, circa)
- 100 ml. di acqua
- 4 gr. di sale da cucina
- un bicchiere graduato
- qualche recipiente
- un rubinetto con acqua corrente
- una forchetta

Lavorazione:
Versate la farina in un contenitore, sciogliete il sale nell'acqua, unite alla farina e impastate con la forchetta, badando a non toccare l'impasto con le mani.
Se dovesse risultare morbido aggiungete farina. Lavorate con la forchetta finchè l'impasto diventerà malleabile, solo allora prendetelo con le mani e lavoratelo per qualche minuto:

Ora lasciatelo riposare per quindici minuti, coprendolo affinchè non si asciughi.
Prendete ora l'impasto e dividetelo in due parti. Lasciatene una parte a riposo (servirà per fare la comparazione), l'altra sciacquatela sotto un filo di acqua corrente, avendo cura di sigillare il sifone:
proseguite fino a che non vi resterà in mano un grumo giallino di consistenza elastica molto diverso rispetto all'impasto originale: è il glutine.
Intanto l'acqua sarà diventata bianca, se raccogliete dal fondo resterà tra le dita una polverina bianca: è l'amido.

Ora mettete vicini i due impasti e confrontateli. Fate toccare ai bambini e mostrate loro il glutine ottenuto.

Spiegazione: la formazione del glutine durante l'impasto di farina con acqua e sale.
Le proteine della farina, non solubili in acqua e in soluzioni saline, hanno la capacità di formare durante l'impasto una struttura elastica e spugnosa, chiamata glutine. Questa struttura di colore giallo (visibile nella foto) ha la capacità di sostenere l'impasto che per il resto è formato dall'amido, che invece si disperde sotto il flusso dell'acqua, assumendo consistenza polverosa (vedi foto in alto).
 
Educazione alimentare
Ora che abbiamo visto il processo di separazione del glutine dall'amido, è doveroso spiegare che il glutine non è dannoso per tutti. La maggior parte delle persone lo mangia senz'alcun problema, anzi i vegetariani lo estraggono dalla farina con il procedimento sopra descritto per preparare il seitan un concentrato di proteine che sostituisce la carne nel loro menù.
Questo per sottolineare che è bene dare ai bambini un'informazione a tutto tondo: come accade per altre sostanze, anche il glutine non è dannoso per tutti.
Una corretta alimentazione può avvenire a patto di conoscere i bisogni individuali sia in relazione alla salute che alle scelte alimentari.
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venerdì 20 maggio 2011

Invalsi 2011: Pubblicati I Testi Delle Prove

E dopo tutta la coda (inevitabile) di polemiche, in realtà in aumento forse più in relazione alla situazione generale della scuola che ai test in quanto tali, cari lettori, ecco i test delle prove Invalsi. Per tutti i genitori e coloro che, anche a titolo di curiosità, volessero farsi un'idea di com'erano.
Non posso fare un raffronto con le precedenti prove di matematica, per quelle di italiano invece m'è parso che fossero più semplici rispetto ad altre somministrate, la mia percezione è condivisa anche da altri colleghi. Mi piacerebbe avendo un po' di tempo poter fare un raffronto, qualcuno di voi ha avuto la stessa sensazione?

Ecco i link alle prove scaricabili in formato Pdf:

- Prova di lettura classe seconda Primaria
- Prova d'italiano classe seconda Primaria
- Prova di matematica classe seconda Primaria

- Prova d'italiano classe quinta Primaria
- Prova di matematica classe quinta Primaria

- Prova d'italiano classe prima, scuola secondaria di primo grado (scuola Media)
- Prova di matematica classe prima, scuola secondaria di primo grado

- Prova d'italiano classe seconda, scuola secondaria di secondo grado (scuola Superiore)
- Prova di matematica classe seconda, scuola secondaria di secondo grado

Questionari Studente:
Questionario studente classe quinta Primaria
Questionario studente classe prima secondaria di Primo grado
Questionario studente classe seconda secondaria di Secondo grado

Non resta che attendere le griglie di correzione, intanto può essere utile farsi un'idea dei test proposti agli alunni.

Invalsi
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sabato 14 maggio 2011

Il libro delle vacanze estive

Che le vacanze estive siano il tempo del riposo dei bambini l'ho sempre pensato fin da quando ero piccola.
Penso alle mie vacanze di allora e ricordo che facevo tanti progetti su cosa fare del mio tempo, anche se finivo col fare la metà delle cose (come ora). 
Fatte salve le piccole incombenze famigliari, il resto era tempo passato a giocare in casa e in vicinato. Allora non c'era la moda del libro delle vacanze,  se veniva un po' di nostalgia delle cose di scuola, prendevo un  quaderno non terminato  e scrivevo. E poi leggevo, leggevo tantissimo. In proporzione più libri di quanti ne leggo ora.
In questi anni di scuola Primaria mi sono attenuta a questo principio delle vacanze come tempo dell'Infanzia e ho evitato i compiti codificati, rigidi che implicassero un impegno giornaliero indicando (perchè i compiti estivi non possono essere imposti, semmai concordati) attività che contemplassero invece la riflessione, l'osservazione, la lettura, la scrittura e la comprensione.
A nessuno di noi adulti piacerebbe che nel nostro mese  di ferie chiedessero di mantenere parte degli impegni di lavoro.

E' anche vero che durante la disponibilità di tempo delle vacanze, i bambini devono mantenere almeno un po' di esercizio piuttosto che stare di fronte a computer, videogiochi  o alla noia. E' questo il motivo che spinge a dare indicazioni di compito delle vacanze. Perchè se a ciascun bimbo fosse dato di poter viaggiare, conoscere, incontrare altre persone il bisogno di compiti sarebbe più che soddisfatto. Se per compiti intendiamo (come molti sostengono) tenere il cervello in esercizio.
Ed è a questo punto che viene da chiedersi se un libro con predominanza di schede di esercizi di grammatica e di esercizi di matematica, sia il modo giusto per tenere memoria di quanto fatto a scuola e mantenersi in esercizio durante il periodo estivo.

Oltre a pensare che le vacanze sono vacanze per tutti,  penso che le schede in quanto tali non servono a nulla, che ogni esercizio per essere svolto e compreso necessita sempre di un ragionamento che ne supporti l'esecuzione. Anzi credo che durante l'estate le schede facciano proprio male, soprattutto se fatte in solitudine di appartamenti e case assolate.
Io credo che il miglior compagno di viaggio di una vacanza estiva di un bambino di scuola Primaria, sia un libro o tanti libri da leggere, un diario da scrivere, un quaderno di pensieri, attività che si basino più sul piacere, la volontà di fare e l' esercizio di una passione.
E di questo vorrei convincere i tantissimi fan del libro delle vacanze, equamente distribuiti fra insegnanti e genitori.

Se solo ragionassimo su quali sono i bisogni di un bambino di scuola Primaria converremmo facilmente che un bambino perchè consolidi e aumenti il suo vocabolario, perchè interiorizzi le regole grammaticali (apprese durante l'anno a scuola) ha necessità di: leggere, parlare, riflettere su ciò che legge o vede  e scrivere.
Leggere, anche vicino a un adulto che ascolta o spiega i vocaboli difficili. Parlare, che aiuta a coordinare, a riordinare il pensiero, perchè pensare e parlare sono sincroni nello sforzo di farsi capire. E scrivere. Scrivere così come si è imparato a farlo finora, scrivere perchè nessuna scheda serve a formulare frasi, collegarle e strutturarle in  un testo.

Ecco noi dovremmo accompagnare i bambini in questo e condividere con loro qualche momento, trasmettergli un po' del nostro piacere di leggere, non lasciarlo solo di fronte al libro degli esercizi.

I compiti per le vacanze? Leggere, osservare, riflettere, parlare e scrivere. A me non sembrano nemmeno pochi a dire il vero.
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Carnevale Della Matematica #37 su Dropsea

Un'altra bella edizione del Carnevale della Matematica, esattamente il trentasettesimo, è in onda su Dropsea di Gianluigi Filippelli. Faticosamente andato in onda pure a causa dei ben noti problemi di blogger  ieri e ieri l'altro.
Ma si sa le cose belle costano fatica e nonostante le avversità, il Carnevale di questo mese di Maggio si è presentato in una bella veste accompagnato da immagini e musica.
Tantissime le curiosità sul numero trentasette. E mentre leggevo cose che non sapevo mi sono domandata come mai nell'insegnare ai bambini la matematica, tagliamo spesso fuori, perdonate il bisticcio di parole, le numerose curiosità sui numeri...
Lo sapete voi che il numero trentasette è un numero stellato? O ad esempio che che è un numero esagonale centrato. Certo non è il caso di farlo capire con le formule ma i disegni e le immagini spiegano già tanto. Anche perchè si possono riprodurre.

Buona lettura su Dropsea
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venerdì 13 maggio 2011

Giocare Con Le Forme Geometriche: Dal Cerchio Al Rettangolo

La matematica può diventare pratica divertente e gioco di trasformazione delle forme. Avete mai pensato facendo attività con gli alunni di scuola Primaria  o addirittura con i bambini della scuola Infanzia, di poter trasformare un cerchio in un rettangolo?
Rivolgendo la  stessa domanda in classe si può stimolare la curiosità dei bambini e poi procedere con un piccolo esperimento di passaggio dal cerchio al rettangolo. Senza voler sfidare eminenti matematici, nella scuola primaria ci accontentiamo di operare la nostra trasformazione attraverso la conoscenza delle frazioni.
Procuratevi anche del cartoncino, una sagoma a forma di cerchio (vanno bene le forme colorate presenti a scuola, il cui cerchio ha dodici centimetri di diametro), matita per tracciare, forbici.

Si disegna la sagoma del cerchio


si ritaglia


Con la matita si traccia il diametro, si divide a metà il cerchio, si procede dividendo ancora passando per il centro, esattamente in quattro spicchi, dividere ancora a metà ogni spicchio. Si otterranno sedici spicchi che se si sono rispettate bene le misure, dovranno essere tutti delle stesse dimensioni. Dei sedici spicchi dividerne uno a metà, si otterranno quindici spicchi grandi e due piccoli che sono la metà degli altri. Spiegate questo con un disegno alla lavagna.

O aiutandovi ad esempio con un racconto:
Ad una festa di compleanno sono presenti quindici ragazzini e due bambini piccolissimi,  la mamma prepara una pizza gigante, la divide con le forbici, fino a ottenere sedici spicchi, per accontentare tutti i modo simile divide uno spicchio a metà per i bambini più piccoli.

Ora disporre gli spicchi partendo da uno dei due più piccoli e sistemarli in maniera alternata, chiudere con il restante spicchio dimezzato, così:



Volendo si può ulteriormente dividere tutti gli spicchi a metà,  il rettangolo avrà i bordi meno arrotondati del precedente, come appare chiaramente nella foto sotto. Su questo aspetto si può far ragionare i bambini.


Ringrazio la cara e affezionata lettrice Chiara A. per il suggerimento.
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mercoledì 11 maggio 2011

Il Lavoro Non Cade Dal Cielo, La Guida Orientativa Di Jobtel

Il lavoro non cade dal cielo  è una guida orientativa scaricabile sul sito jobtel.it, il portale dell'Orientamento al lavoro realizzato  dall'Unioncamere nell'ambito del progetto Virgilio, in collaborazione con il Ministero del Lavoro, che propone un percorso alla scoperta del mondo del lavoro, dei mestieri e della formazione, per  ragazzi e ragazze in età di obbligo formativo dao 14 ai18 anni.

La guida si rivolge direttamente agli studenti di terza media che si accingono a scegliere la scuola superiore ed è articolata in cinque capitoli: Guardati attorno, scopri i tuoi orizzonti, la scelta dopo la terza media. Quale scelta fare dopo la terza media? Conoscere le opportunità di scelta al termine della scuola media. Cosa fare dopo il diploma. Conoscere l'offerta universitaria. Le professioni "introvabili",  i mestieri più richiesti nel 2010 e infine Il lavoro a partire dalla riscoperta di te stesso un intero quaderno di esercizi che aiutano a scoprire le proprie attitudini, competenze e desideri.

La guida è disponibile anche in versione territoriale, per ora per Reggio Calabria e Cagliari.
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martedì 10 maggio 2011

Le Congiunzioni

Per i primi due anni di scuola Primaria ci siamo limitati a presentare agli alunni le congiunzione e ed o, evidenziando per la prima la funzione della e che unisce in contrapposizione alla é che spiega, mentre per la o abbiamo spiegato che svolge la funzione di congiunzione in forma disgiuntiva, da distinguere rispetto al verbo ho.
Onde fornire nuovi elementi di conoscenza e di costruzione del “discorso” alla fine della terza classe o all’inizio della quarta s’introducono le congiunzioni che fanno riferimento alla serie di paroline con la funzione di unire parole o frasi.

Step 1
Iniziamo ricordando l’esempio classico che abbiamo usato per spiegare la e che unisce e la è che spiega.

La luna e il sole. La luna è bianca. I bambini non avranno difficoltà a riconoscere la funzione della e congiunzione. Proponiamo ora un esempio con due frasi da unire:
- Marco si è alzato …. ha acceso la televisione.

Lo stesso discorso possiamo fare per la o - ho, a proposito del quale avevamo operato la netta distinzione con la serie di esercizi che definivano la distinzione tra o congiunzione e ho della prima persona del verbo avere.

- Oggi ho veramente tanta fame! Preferisci mangiare la carne o il pesce?

Step 2
Si può procederre con il dettare le regole:
Le congiunzioni, sono parti invariabili del discorso che servono a collegare tra loro due parole all’interno di una frase o due frasi all’interno di un periodo.  Sono congiunzioni: e, ma, però, anche, perciò, se, o, perché, mentre…
Spieghiamo, se non lo abbiamo già fatto che le parti invariabili del discorso sono quelle parole che non si modificano in base al genere e/o del numero. Cioè vanno bene con il singolare o il plurale, il maschile o il femminile di altre parole.
Spieghiamo anche cosa è un periodo dicendo per ora, che:
Il periodo è costituito da più frasi comprese dentro due punti.
Proponiamo ora degli esercizi, sul quaderno o alla lavagna.
Trovate l'attività e gli esercizi nell'unità didattica in download.

Image credits
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domenica 8 maggio 2011

Auguri Mamma!

Cara mamma,
io ti dono il mio affetto e te mi doni la vita, grazie per avermi creato, senza di te non potevo vivere, ora capisco il tuo grande sforzo di aiutarmi a crescere bene. Sei l'unica cosa, insieme agli altri, più preziosa per me.

(Scritto da un bambino di otto anni in occasione della Festa della Mamma)


Per tutte le mamme e per le donne che si sentono mamme al di là del semplice fatto biologico!
Auguri perchè il lavoro di  cura richiede fatica, dedizione, pazienza, abnegazione, perseveranza, umiltà, forza, durezza, ironia, allegria, lacrime.
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sabato 7 maggio 2011

Quanto hai preso nel compito?

Un altro anno scolastico è quasi passato. No non temete non si tratta di un bilancio, che non mi piace fare le somme, anche perchè le somme vere di ogni cosa si trovano talmente in fondo alla vita che comunque ora si tratterebbe sempre di conti parziali.
Un anno è passato quindi, senza che abbia messo voti sui quaderni. Ne accennai qui quando mi resi conto che l'aspettativa sui voti dominava rispetto a quella sui contenuti. Il voto prese a essere più importante di ciò per cui si stava facendo lo sforzo d'imparare.
Per un lungo periodo di tempo le valutazioni sono state quelle classiche del bravo, bene, bravissimo, a volte ottimo e pure il visto se il lavoro era poco convincente. In aggiunta ho sempre affidato alle parole, al momento della restituzione, la mia opinione: incoraggiando, stimolando, specificando, arrabbiandomi pure quando è stato il caso. Le parole a volte convincono più dello scritto.

Avevo detto loro con decisione che  avrei sospeso i voti nei compiti e nelle verfiche visto che servivano solo a fare paragoni e graduatorie, dissi anche che non è possibile avere voti uguali essendo tutti diversi, perfino nell'impegno. Ma tant'è, quando si confrontavano i voti mettendo poi tanto di muso così, il mio disappunto fu enorme.
Lo so, loro si dispiacciono di sentirmi contrariata, perchè in classe quando l'umore della maestra cambia, il clima non è più lo stesso. Ma non ci si può non arrabbiare di fronte al fatto che il voto diventa più importante dei contenuti. Soprattutto nella scuola Primaria.
Poi sembra sempre che i discorsi ai bambini gli scivolino addosso.

In questa ultima settimana è iniziato un periodo di verifiche scritte. Utilizzo delle normali schede, una per argomento specifico con un esempio che rinfreschi la memoria e gli esercizi da eseguire. Sono in terza Primaria e ancora hanno bisogno di guida. Ho reintrodotto senza avvisarli la votazione numerica. Le prove sono state molteplici e quindi i voti si sono susseguiti a ritmo piuttosto veloce, per tutti è accaduto che hanno ottenuto valutazioni differenti a riprova che ci sono cose che hanno imparato meglio e altre meno.

Qualcuno sottovoce deve aver commentato o pronunciato la fatidica frase "quanto hai preso?" Perchè ho sentito distintamente la risposta piccata di un alunno "smettettela che sennò non ci mette più voti!"
Ma che il voto fosse passato in secondo piano l'ho capito dalle facce dei bambini. Si sono confrontati allegramente, senza drammi. Finalmente senza la paura e neppure l'ostentazione nell'annunciare il risultato. Hanno ritagliato con cura e incollato le verifiche sul quaderno. Sono ritornati a casa con il sorriso sulle labbra anche se non hanno preso sempre il massimo. Abbiamo stabilito che ognuno le ricontrolla bene per capire cosa c'è da migliorare nella preparazione, rileggendo gli appunti e chiedendo aiuto.

Io credo che comprendere di poter fare bene ciascuno cose diverse, di ottenere risultati diversi e avere voti diversi è possibile.
Ma ci vuole tempo affinchè i bambini lo capiscano e se ne convincano anche i genitori. Anche se per me ad esempio è più importante convincere i bambini. Sono loro che ci vivono a scuola. 
La partecipazione, la voglia di fare, la passione, l'impegno contano quanto il voto nel foglio di quaderno. Anzi quelli sono elementi che costruiscono il voto quanto se non di più della prestazione pura. Questo è quello che spiego anche ai genitori. La voglia d'imparare, l'interesse e le cose apprese sono ciò che resta davvero.
Ecco il voto serve a  capire cosa c'è da fare, è un punto di partenza e non di arrivo, anche quando è scritto in pagella. Alla fine gli unici voti che contano (e non ne sono tanto sicura)  sono quelli del diploma e della laurea.
Finalmente si comincia a ragionare.
Vorrei che lo ricordassimo più avanti al momento del ritiro delle pagelle.

I credit dell'immagine sono qui, dove si parla guarda caso di voti.
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venerdì 6 maggio 2011

Attività Didattica: Gli Avverbi

Durante l'analisi dell'aspetto morfologico della nostra lingua incontriamo gli avverbi. Non in tutti i testi  è consigliata l'introduzione di questa parte del discorso nella classe terza di scuola Primaria.
Osservando la quantità di grammatica che occorre affrontare in quarta è meglio mettersi avanti nel lavoro e inziare la spiegazione degli avverbi già in terza per poter poi riprendere l'argomento in maniera approfondita e articolata  durante il quarto anno.
Man mano che si va avanti nelle classi quarta e quinta, la grammatica si complica e questo coincide anche con un aumento di altri interessi da parte dei bambini. E questo non facilita.
Sollecitiamo gli alunni con un racconto vivace, con esempi aderenti, comprensibili ed esercizi/gioco da fare alla lavagna. Ricordiamo che ai bambini piace molto quando percepiscono l'aspetto pratico dell'utilizzo della lingua italiana. Di solito intuiscono molto bene quando gli si rende chiara l'applicazione delle regole, che utilizzano senza sapere, comunicando quotidianamente. Domande del tipo "perchè si dice così e non così" li divertono e interessano.

Proposta didattica
L'attività si può iniziare partendo dalle loro conoscenze. In questo caso, essendo l'avverbio correlato al verbo, si potrà partire da un verbo e fargli attribuire una caratteristica.
Prendiamo il verbo giocare:
Il bambino gioca...
come gioca il bambino? Se nessuno ci arriva aiutiamo fino a pervenire alla risposta, che può essere allegramente, vivacemente ecc.

A questo punto possiamo introdurre una prima di spiegazione di cosa è l'avverbio, stimolando i bambini fino a dire che l'avverbio aiuta il verbo, cioè definisce come è.
Assicurandosi che abbiano compreso la funzione dell'avverbio si può passare a scrivere, fissare una regola:
"Gli avverbi sono una parte fissa del discorso che si accompagna ai verbi per specificare come sono".
Occorre spiegare cosa è una parte fissa del discorso, cioè parole che utilizziamo indifferentemente rispetto al numero e al genere senza che la parola stessa debba modificarsi.
Si può procedere con degli esercizi.
Es. Aggiungere ad ogni verbo alcuni avverbi che ne cambino il significato.
Dormire = Beatamente, profondamente, serenamente.
Mangiare = Avidamente, lentamente, svogliatamente.
Terminiamo quindi comprendendo che l'avverbio cambia il significato del verbo.
Per scoprire in questo modo che gli avverbi si ricavano spesso dagli aggettivi qualificativi con l'aggiunta del suffisso -mente.
Far esercitare gli alunni nel passaggio dall'aggettivo all'avverbio:
Strano = stranamente; audace = audacemente; allegro = allegramente, ecc.

Per passare poi alla fase successiva quando spiegheremo che gli avverbi possono essere di modo, di tempo, di luogo, di quantità, di affermazione, di negazione o di dubbio. Possiamo introdurre le prime quattro tipologie, rimandando la spiegazione delle altre alla fase successiva.

Nel file in download Gli avverbi troverete tutta spiegazione con la tabella riepilogativa e gli esercizi per il consolidamento.

Qui invece il pdf della Garamond "Abitare una lingua": un ebook scaricabile gratuitamente di F. Collovà per la scuola secondaria di Primo grado e naturalmente un ottimo strumento per gli insegnanti della scuola Primaria.
I credit della gif sono invece di eMmeGiWeb il sito per la scuola.
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mercoledì 4 maggio 2011

Ottavo Convegno La Qualità Dell'Integrazione Scolastica E Sociale Del Centro Studi Erickson

Mi comunicano e volentieri giro a voi gentili lettori, che sono iniziati i lavori per la preparazione dell' ottavo convegno 'La Qualità dell'Integrazione scolastica e sociale'.
Il convegno è  organizzato dal Centro Studi Erickson e si svolgerà a Rimini 18 – 19 - 20 novembre 2011.
La tre giorni focalizzerà l'attenzione sull'attuale situazione dell'integrazione scolastica e sociale. Lo scollamento tra la teoria, che la normativa dovrebbe attuare, e la pratica quotidiana che registra giornalmente crepe e incrinature, raccontando una realtà a luci e ombre. E l'impressione è che le ombre siano predominanti.

Comunicato Stampa

Aspettando Rimini: Integrazione scolastica oggi
Mancano pochi mesi all'8 Convegno 'La Qualità dell'Integrazione scolastica e sociale', Rimini 18 – 19 - 20 novembre 2011, eppure per chi si appresta ad organizzare i tre giorni di workshop e convegni viene spontaneo chiedersi a che punto sia oggi l'integrazione scolastica. Nata nel 1977 la signora integrazione scolastica vanta oggi 34 anni, amata e odiata, cercata e allontanata, apparentemente ferma, per chi la vive ogni giorno ha in realtà portato dei cambiamenti notevoli, seppur a fatica. Ma a che punto siamo oggi? A parole nessuno osa toccare l'integrazione scolastica ma chi ci lavora ogni giorno denuncia realtà molto differenti. Meno insegnanti, meno risorse, meno mezzi, il tutto rispetto a ieri. Ma i prossimi 40 anni di integrazione scolastica sono costretti a giocare in difesa? Oppure la genialità umana riuscirà ad essere propositiva anche in questo settore? Il libro 'Gli Insegnanti e l'Integrazione' di Dario Ianes, Heidrun Demo e Francesco Zambotti dichiara che l'opinione generale degli insegnanti sull'efficacia del modello italiano di integrazione scolastica è in generale positiva. Inoltre gli stessi insegnanti sostengono che la presenza di studenti con bisogni educativi speciali in classe non rallentano il percorso scolastico degli altri. E' lecito chiedersi perchè se i risultati ci sono e l'approccio degli insegnanti è positivo le risorse vengano limitate. Lo scontro ora diventa politico, ma, come accennato prima, essere propositivi e discutere pensando ai prossimi 40 anni potrebbe portare a un obiettivo comune... A Rimini ci proveremo.

Presentazione direzione scientifica pdf
La qualità dell’integrazione scolastica e sociale pdf
Comunicato stampa integrazione scolastica oggi pdf
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lunedì 2 maggio 2011

Controversie educative: una tigre per mamma

Leggendo questo resoconto su Liquida non mi lascerei ingannare dalla contrapposizione educazione cinese vs educazione occidentale. Nè ne farei una questione di predominanza dell'una sull'altra.
In tutto l'argomentare manca una posizione, un pensiero da parte dell'oggetto del dibattito: i bambini.

La scuola in questo senso è un osservatorio privilegiato. Perchè i bambini raccontano  i fatti educativi che li coinvolgono. Da casa a scuola e viceversa naturalmente.
Chi lavora nella scuola, incontrando tali e tante forme educative sa bene che la linea  di demarcazione  negli stili educativi è piuttosto ondivaga.
Certamente nella cultura occidentale il rispetto verso le inclinazioni dei bambini e sulle sue esigenze di crescita è aumentato. Ma non è del tutto spento quel filone educativo che ricorre alle maniere forti per ottenere dai figli determinati comportamenti o prestazioni scolastiche. Quelli che in realtà sono gli obbiettivi dei genitori.
A onor del vero un tempo anche la scuola non disdegnava l'utilizzo di metodi spicci e umilianti, oggi quando  si verificano si tratta di episodi isolati e immediatamente sanzionati. La sensibilità dei docenti nel costruire una scuola con metodi e tempi a misura di bambino è, nonostante la cappa pesante che grava sull'istituzione, in continua evoluzione.

Ora accade che i bambini raccontano di quando fanno i compiti o di quando praticano l'attività sportiva ad esempio. Questo è ciò che talvolta ho sentito di persona  o riferito da amici di altri bambini.
"Sono stato sveglio  fino alle undici di notte per terminare i compiti, fino a che non ho finito non sono potuto andare a letto".
"Quando prendo meno di otto mia madre mi da una sberla".
"Quando prendo un brutto voto mia madre mi chiude in camera o nello sgabuzzino".
"Se non gioco bene a calcio mio padre mi dice che sono un buono a nulla"
"Siccome non vado bene a scuola non potrò più fare attività sportiva"
"Si, mia madre e mio padre mi picchiano se non mi comporto bene e non prendo buoni voti a scuola".
Sono frasi che chi lavora a scuola sente ancora.  Quando non sono gli stessi genitori ad ammettere di perdere facilmente la pazienza e di ricorrere a metodi punitivi per farsi obbedire dai figli. Sono casi isolati dirà qualcuno. Ma molto simili al modello educativo descritto dalla mamma-tigre, almeno nei modi. Probabilmente esprimono lo stesso tipo di ambizione per i figli, portata ad estreme conseguenze.

Ammettiamo pure che educare un bambino non è una passeggiata. Ammettiamo pure che la pazienza l'abbiamo persa tutti una volta o più di una, e ammettiamo che si parli di una serie ripetuta di fatti occasionali.
E' vero allora che di strada da fare per aiutare un bambino a comprendere l'importanza del suo futuro ne dobbiamo fare molta ovunque. E poco c'entra oriente o occidente e chi è più bravo a farlo. 

Con i bambini gli eccessi educativi sono diffusi omogeneamente  e molto somiglianti. Perchè un bambino è capace di sfidare ogni nostra più dura resistenza, è capace di un ostinazione per noi inconcepibile, in quanto individui già modellati dal tempo e da altre persone. Perchè non sarebbe un bambino se non fosse così determinatamente innocente anche quando s'impunta e dice no.

Eppure basterebbe contare fino a dieci per stare vicino ai propri bambini senza perdere la pazienza, e  se proprio la si perde cambiare argomento e aria velocemente. Aiutarli nei compiti e nello studio quando ne hanno bisogno, accompagnarli nella crescita con molta  fermezza nelle decisioni, una buona dose di calma e tante, tante parole dettate dall'affetto, dalla preoccupazione, nel senso di occuparsi di lui.
Le parole dette nei momenti d'intimità, seduti accanto al lettino prima della buonanotte, sono quelle più efficaci. Parole che non troveranno sempre attuazione nella pratica immediata perchè un bambino è pur sempre un bambino, ma che sapranno tornare in mente al momento giusto.
E ancora una cosa, a che serve rubare l'infanzia se adulti ci si diventa entrando tardissimo nel mondo del lavoro o non ci si entra affatto? Usare i metodi adeguati (che esistono) ci mette al riparo pure da futuri ripensamenti anche alla luce di quel che offre il mercato del lavoro.
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