di Maestra Rosalba
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lunedì 8 luglio 2013

Schede, giochi e app per esercitarsi con il pregrafismo e il precalcolo: le più belle e utili

Una selezione di schede per le attività di pregrafismo per i bambini che andranno in prima elementare. E' importante esercitare la capcità di gesto grafico, saper eseguire brevi linee chiuse e aperte, linee diritte corte e lunghe, saper seguire un percorso. Ma sarebbe riduttivo se pensassissimo che tale capacità si può esercitare solo con le schede, esse sono un utile completamento di giochi per la coordinazione occhio mano del quale abbiamo parlato poco tempo fa, giocare con i materiali, trasformare, creare con le mani piccoli e grandi oggetti, aiutare in cucina, incollare, ritagliare, limare, scontornare, dipingere, colorare, sono le attività di pregrafismo d'elezione per il bambino che deve andare in prima. L'importante è assecondare la voglia di fare, ma anche stimolare e coinvolgere quando la fantasia manca. Un bambino solo, difficilmente vorrà fare un'attività in solitaria, sicuramente ne sarà attratto se altri lo fanno, l'estate è l'occasione giusta per cercare il contatto con gli altri bambini, anche per poche ore alla settimana.

Una selezione fra le più carine schede di pregrafismo, prelettura, prescrittura e precalcolo trovate sul web, che oltre al gesto grafico prevedano anche un minimo di ragionamento per l'esecuzione.

Schede stampabili:

Pregrafismo, percosi e colori di Mamma Felice

Le schede di Giocolandia

Le stupende schede di Rosalba Corallo

Prelettura e prescrittura da La mamma creativa

Le schede di pregrafismo sul tema del rispetto dell'ambiente di Homemademamma

Su tuttodisegni una selezione per tutti i gusti

Le belle schede di Fantavolando

I labirinti di Pianeta Mamma

Pregrafismo numeri di La mamma creativa

Per quelli più "avanti" un intero quaderno di corsivo

Per esercitarsi online: 

il classico gioco "Unisci i punti"

Esercizi vari su Baby Flash

Ancora giochi, percorsi, puzzle... su Baby Flash

Qualche app per android, alcune gratuite e specifiche per i bambini

Le app per iPad completamente gratuite in puro stile "Montessoriano" 


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venerdì 22 marzo 2013

Addobbo primaverile: uova da appendere

Anche le pareti si addobbano e colorano all'insegna del riciclo. Altra proposta di maestra Antonietta con le basi di polistirolo che solitamente si usano per la pizza o i dolci, da lavare conservare per le creazioni a costo (quasi) zero.


Occorrente 
- piatti di polistirolo
- cartoncino bristol, colori misti
- fustellatrici di varie forme
- attaccatutto
- nastro regalo per appendere

Ritagliare una forma di uovo e con essa ricavare le forme dai piatti di polistirolo, preparare i decori con la fustellatrice (per i bambini sarà un divertimento), realizzare un grande fiore da porre al centro dell'uovo e decorare con i motivi ottenuti con la fustellatrice. Fare un buco in cima, far passare il nastro e appendere a parete.

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venerdì 1 marzo 2013

Realizzare animali con le forme delle manine

Non c'è parte del corpo più importante per un bambino di tre anni e in genere per un bambino della scuola Infanzia. E' vero che i bambini imparano usando il copro intero, ma le mani, le loro manine frugone le mettono ovunque. 
Ecco a me pare sprecato che questi piccoli mezzi della conoscenza, queste tenere protuberanze così curiose, e così direttamente legate al cervello alla loro tenera età, vengano usate per colorare schede già pronte.
Ho pensato a loro, alle mani dei più piccoli quando ho visto queste attività di Krokotac: mani che si trasformano in chioccioline, in farfalle, in pesciolini, in un curioso Babbo natale, in quattordici soggetti diversi.
Disegni che si possono usare per comporre una storia, per un cartellone di scienze, per giocare con sillabe e iniziali, per fare una filastrocca...
E' sufficiente passare il contorno delle mani dei bambini, secondo le modalità suggerite e poi colorare e aggiungere le parti mancanti. Oppure si può realizare direttamente l'impronta, sempre che i bmaibni stiano fermi, perchè il pericolo sono le troppe sbavvature, poi completare come suggerito qui

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sabato 29 settembre 2012

Una nuova poesia e una raccolta di attività per l'autunno 2012

La didattica è fatta anche di segni del tempo, come non sottolineare quindi, ciò che accade introno a noi, con i bambini più piccoli fino a quelli più grandi della scuola Primaria?
Si può dipingere l'autunno? Certo migliaia di pittori ci hanno regalato l'autunno: il contenuto stagionale si è impregnato delle loro emozioni celebrando questa ricca stagione di colori, dopo l'estate dominata da giallo e azzurro.
Dipingere l'autunno è ovviamente una metafora per capire che tutto cambia intorno a noi. Accompagna la poesia l'immagine di Foglie cadenti di autunno di Van Gogh.
Collegamenti con la didattica e le discipline: in Arte e Immagine per l'utilizzo del colore e la capacità di rappresentazione. In Italiano per la rappresentazione dell'autunno attraverso le parole. In Scienze per lo studio dei fenomeni. i temporali, l'abbassamento delle temperature...

Dipingi l'autunno

Per dipingere l'autunno,
dosa bene alcuni colori:
arancione per il caco e le foglie,
rosso fuoco per la vite e la melagrana,
usa il giallo per le foglie morte.
Prendi il verde e spargine un poco,
con delicatezza, in prati e giardini.
Sfuma il marrone con parsimonia:
dal chiaro allo scuro per noci e castagne.
Per il cielo sul foglio bianco
lascia spazio alle nubi in arrivo,
poi prendi l'azzurro e spruzzalo ovunque.
Se tutto intorno si fa buio
è il temporale che sta giungendo,
ripassa col grigio 
e corri,  veloce, vai a ripararti.
(Tutti i diritti riservati - Rosalba 29/09/12)

Per le attività e le decorazioni nell'aula e a casa:
Le bellissime idee sull'autunno di La classe della maestra Valentina
Una romantica ghirlanda da fare come suggerisce rhithm of the home
Il simpatico lavoretto di Scuola da Colorare: Lo scoiattolo con la ghianda
La completa raccolta di Maestro Roberto.
E poi poesie, racconti, filastrocche e attività didattiche sempre su questo blog etichettati come "Autunno"

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venerdì 21 settembre 2012

Poesia: Vendemmia

 Vendemmia

Ha atteso un'estate al sole della vigna
dopo la prima pioggia è già ora di vendemmia.
Grappoli maturi, gonfi e succosi,
ricchi di allegre promesse.
Profuma del borgo la via
di mosto che fermenta con impazienza,
nella botte impara l'arte dell'attesa
per trasformarsi in vino di colore acceso.
(Tutti i diritti Riservati - Rosalba 19/09/2012)


Rituale antico, forse poco sentito nella città, ma ancora  saldamente presente nelle famiglie dei paesi e dei borghi. La poesia è una traccia dal quale partire come al solito per atrettanti spunti didattici.
Attività correlate possono essere: 
- l'analisi del testo con la versione in prosa già a partire dalla classe seconda. A loro volta i bambini possono provare a inventare dei versi.
- Disegni da colorare su Midisegni e da completare con le relative didascalie qua sotto. 
- Fare un collegamento con le scienze per gli organismi unicellulari.
- In tecnologia apprendere la tecnica di vinificazione.
- All'interno delle attivivà dei laboratori espressivi legare la poesia alle attività umane.
- In educazione alla salute parlare dell danno che provoca l'abuso di alcool e specificare che i bamibni non lo devono bere mai, in quanto il loro fegato non lo metabolizza.

- La vite è una pianta che conta numerose specie, la più conosciuta è la Vitis Vinifera che appunto è quella da cui si ricava  l'uva per il vino.
- La vendemmia è il momento della raccolta dell'uva dalla vigna.
- La pigiatura è il momento in cui l'uva viene schiacciata per estrarne il succo. Anticamente si faceva entrando in grandi tini e si schiacciava coi piedi, partecipavano anche i bambini. Ora si usano prevalentemente macchine apposite. 
- La fermentazione è il processo che permette al mosto, che è una soluzione zuccherina, di trasformarsi in vino, con la rottura degli acini, i saccaromiceti lieviti unicellulari già presenti nella buccia, iniziano il processo di trasformazione.
- Il travaso è il momento in cui, terminata la fermentazione, il vino viene filtrato dalle impurità e trasferito nelle botti.
- L'imbottigliamento è il passaggio dalle botti alle bottiglie che poi vengono conservate in locali freschi e adatti.

Si può fare inoltre l'elenco degli strumenti che servono per fare il vino: tino, botti, torchio, separatore di acini e tralcio..

Altre attività sull'autunno in questo link

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giovedì 13 settembre 2012

Il periodo di adattamento nella scuola Infanzia


Il primo giorno di frequenza della Scuola Infanzia,  è in realtà il culmine di un periodo di preparativi, non solo a parole anzi per nulla a parole ma con fatti concreti, perché il bambino capisce quelli prima di tante parole, sia a casa sia a scuola.
Un giorno che se fosse preparato come si deve in modo da rassicurare prima le famiglie, è giusto che i genitori si rendano perfettamente conto di chi sono le persone cui affidano i loro bambini, eviterebbe quanto raccontato qui, certamente non mi spingerei in analisi grossolane di quel tipo, però è sufficiente ribadire che con altre strategie, meglio diluite nel tempo e spostate al pomeriggio, si può evitare lo stillicidio dell'adattamento con il contagocce alla presenza dei genitori.

Tutto ciò che segue può apparire scontato, ma la realtà racconta che anche il periodo di adattamento può nascondere delle insidie: mettere in atto le strategie giuste aiuta a fare in modo che tutto fili liscio come accade nella maggioranza dei casi. Anche se a onor del vero  tutto ciò può non bastare.

Se il pianto si prolunga per più giorni 
E' una situazione che può presentarsi, non di frequente ma non è neppure una rarità, soprattutto se il bambino è alla sua prima esperienza fuori di casa. Per un bambino che ha difficoltà a lasciare la famiglia il tempo trascorso a scuola i primi giorni sembra interminabile, tanto è vero che la domanda "Quando arriva mamma?" diviene assai frequente. Pertanto occorre cercare di distrarlo attraverso le attività, avere molta cura nel dilazionare i tempi, cercando di aumentare il tempo di permanenza con gradualità e senza forzature. Un bambino che piange a lungo (la cosa può durare anche due mesi e siamo nella normale casistica), ma anche il bambino che diventa ansioso che chiede in maniera quasi ossessiva di andare in bagno e che apparentemente non si interezza a nulla, ha necessità di un lunga fase di adattamento che va saputa gestire con  grande pazienza, destrezza e flessibilità, da parte di scuola e famiglia. Cercare di ridurre i momenti di pianto a favore dei momenti di gioco e di divertimento, quando il bambino comincerà a provare piacere nello stare a scuola e  a sperimentare che quel tempo diventa sempre più breve sarà il momento in cui ha accettato la novità.

Le parole dell'adattamento
Se dovessimo definire il lessico per il periodo dell'adattamento, soprattutto del bambino che vive la primissima esperienza fuori dal nucleo familiare, sarebbe così: pazienza, calma, dolcezza, fermezza, gioco, attività, assenza di momenti morti, racconto, vicinanza, empatia, assenza di forzature.
- Comprendere e mettersi nei panni del bambino: è tutto nuovo e nulla di ciò che lo circonda a casa si trova a scuola, portare qualche oggetto familiare aiuta e dev'essere consentito, basta regolarne l'uso.
- Ascoltarlo con pazienza, rassicuralo e se serve accoglierlo in braccio.
- Proporre dei giochi, canti, racconti e attività che lo tengano impegnato, alternando brevi momenti di gioco libero, più si concentra più passa il tempo e più dimentica la lontananza da casa. La mattina o le ore che passerà nel periodo di adattamento devono riusultare piene.
- La fermezza aiuta molto più che alzare la voce. Le urla di perfetti sconosciuti quali sono gli insegnanti i primi giorni di scuola lo allontaneranno tantissimo dall'obbiettivo dell'inserimento. Il bambino percepisce la convinzione nella voce di chi gli parla. Ricordiamo anche che se a priori si è convinti che quel bambino in particolare non si adatterà è molto probabile che non lo farà, l'aspettativa incide sulle risposte del bambino, che farà un po' ciò che gli altri si aspettano da lui.
- No alle forzature, se non gradisce la merenda lo si inviti ma non lo si forzi, se non vuole partecipare e agisce da osservatore non lo si costringa e se piange mentre altri fanno altro si provi a proporgli di stare vicino a qualcuno che gradisce o fare un'altra attività. E' impossibile pretende di uniformare attività uguali destinati a soggetti diversi, la compresenza dei docenti nel primo periodo di scuola ha proprio lo scopo di potersi organizzare per gruppi ridotti di bambini.
- A volte quelli più svegli, ma ormai lo sanno tutti, chiedono di chiamare la mamma, se promettete che le telefonerete fate in modo che ciò appaia veritiero, magari la mamma non risponde perché è ancora a lavoro o impegnata in qualcos'altro.

Più di tutto l'adattamento nel bambino di Scuola Infanzia è favorito  dall'assenza di ansia degli adulti, siano essi genitori o insegnanti. I primi perché rendendosi conto che i bambini iniziano una vita affettiva e relazionale autonoma, lontana dalla loro capacità di controllo, anche sociale, faticano ad accettarlo. Spesso il bambino che non si adatta è legato da catene invisibili messe dagli adulti. I secondi nell'ansia di avere nel più breve tempo tutto sotto controllo rischiano di ottenere l'effetto contrario e di fare pressione sul bambino chiedendogli risposte che non è in grado di dare finché non avrà accettato del tutto la nuova situazione.
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lunedì 3 settembre 2012

Come affrontare il primo giorno nella scuola Infanzia

Un titolo che non esaurisce un discorso il quale a dire vero è piuttosto complesso e articolato,  che non può quindi terminare nell'arco di un post: non solo primo giorno di scuola ma anche e soprattutto il periodo di adattamento, ovviamente differente a seconda che il bambino abbia fatto precedenti esperienze al nido.
Considerato che l'organizzazione varia anche notevolmente da scuola a scuola,  poniamo l'accento in questa sede, sugli atteggiamenti da parte di scuola e famiglia tesi a rendere i primi giorni di scuola per il bambino di tre anni la migliore esperienza possibile.

La preparazione a casa
C'è una fase, sia che il bambino abbia frequentato il nido, sia che sia  è stato a casa, di preparazione che precede l'ingresso a scuola.
Come? Non solo attraverso il racconto e la pre-visione di ciò che accadrà, che non deve essere enfatizzato né in senso troppo positivo, né in senso allarmistico ma semplicemente presentato come una tappa della crescita, portando esperienze di altri: un fratello maggiore, i cuginetti, gli amici, altrimenti riferendosi al fatto che anche i genitori ci sono andati da piccoli, è utile guardare insieme foto di quel periodo, visitare insieme la vecchia scuola, per farla breve cercare di far capire al bambino che la sua è un'esperienza comune nella cerchia delle conoscenze.
Il secondo passo è la visita una o più volte a alla scuola (vedi sotto), l'incontro con gli altri bambini e tra le mamme che faranno la stessa esperienza, la scelta insieme del corredo che accompagnerà la nuova esperienza.

Le autonomie
L'abitudine al panno ad esempio andrà tolta con ampio margine di tempo, non come ho visto fare troppe volte, la settimana che precede l'ingresso a scuola. Il bambino deve essere autonomo e principalmente lo deve essere per sua tutela, fatti salvi i casi in cui non è possibile per ragioni di salute ad esempio.  Le scuole statali benché prevedano l'ausilio del personale non docente, che vengono retribuite per incarico ad hoc, non sempre sono attrezzate in tal senso (acqua, calda, bidet...). Inoltre spostarsi da lavoro perché il bambino ha fatto la pipì o si è sporcato non sempre è cosa fattibile. Una cosa è l'evento occasionale che ci sta tutto, altra il mancato controllo degli sfinteri. 
Più il bambino è autonomo e più si evitano altre questioni anche legate alla disponibilità di personale che possa occuparsi adeguatamente dei piccoli. 
Giusto per entrare nel pratico quando è capitato che a dover cambiare i bambini era personale anziano e di sesso maschile, ho preferito occuparmene di persona, sempre previa informazione tramite telefonata alla famiglia  se impossibilitata a venire di persona.

La preparazione a scuola
Sembrerà strano ma anche la scuola prepara l'ingresso dei treenni e degli anticipatari quando ci sono. Intorno ai mesi di maggio giugno è necessario rendere disponibili alcune date per dar modo ai futuri alunni di conoscere la scuola, in quell'occasione organizzare un gioco collettivo con un momento di incontro tra i bambini, facilitare la conoscenza tra le mamme, cominciare a fornire le indicazioni essenziali: cosa occorre (una lista scritta è meglio), cosa fare e cosa non fare.

Il primo giorno
Dopo tutti questi preliminari arriva il giorno dell'ingresso a scuola, tutte le scuole prevedono forme d'ingresso personalizzate per chi frequenta la prima volta, alcune sono istituzionalizzate con orari precisi, altre più elastiche prevedono accordi da prendere di giorno in giorno a seconda di come il bambino accetta la nuova situazione.
Non trovano il mio favore quelle scuole che chiedono ai genitori la presenza a scuola durante i primi giorni di frequenza dei bambini. Intanto perché si entra nel merito dell'organizzazione familiare: passate le ferie estive non tutti i genitori possono ottenere i necessari permessi dal lavoro. Poi perché una volta finiti quei giorni il bambino dovrà comunque confrontarsi con l'assenza delle figure familiari, da ultimo perché coraggiosamente occorre accettare che i nostri piccoli si staccano da noi e alle insegnanti incombe il fatto che dovranno occuparsi adeguatamente anche del bambino che piange. Ci sono le strategie per evitare che un bambino viva male questa fase di passaggio, ritenere che l'ingresso a scuola possa avvenire per forza senza una lacrima, senz'ansia è sbagliato: certo ci sono i bambini a cui il cambiamento piace, la vista di altri bambini li rende felici, ma le lascrime e la fatica del distacco sono un fatto assolutamente normale da accettare come tale, sta a noi cercare di fare in modo che il bambino passi dal pianto per l'assenza del familiare all'interesse per il gioco e le attività. 

Il momento del distacco
L'ambiente che accoglie dev'essere preparato allo scopo: un clima calmo e pacato, angoli gioco, libri, costruzioni, fogli e colori attireranno altri bambini che giocano e attireranno subito il nuovo arrivato. Non predisporrei un ambiente troppo festoso, né con musica di sottofondo o altri bambini che cantano.  E se proprio il piccolino non volesse abbandonare la mano del papà o della mamma è consigliabile evitare il passaggio forzato (come ho visto fare) accompagnato da urla e crisi isteriche del bambino. L'unica soluzione a quel punto è che il genitore consegni il bambino nelle braccia degli insegnanti o lo convinca a restare volontariamente e lasci il bambino senza prolungare il doloroso tiramolla, che è quanto di più deleterio si possa fare durante i primi giorni di scuola. 
Se non ci si sente tranquilli e si è ansia, e lo si è sicuramente nei primissimi giorni, si può chiedere il telefono della scuola e chiamare dopo una mezz'oretta per sapere se il bambino si è tranquillizzato.

Quanto tempo deve stare un bambino a scuola il primo giorno di scuola Infanzia? 
Lo si diceva all'inizio ogni scuola adotta sistemi diversi prevedendo spesso un ingresso graduato con aumento di tempo quotidiano. In tante scuole questo tempo è uguale per tutti, in altre è personalizzato, se un bambino accetta di buon grado la nuova esperienza non c'è ragione, a mio avviso, di insistere con uscite anticipate, anche perchè i piccoli tranquilli sono spesso di aiuto per quelli più irrequieti. 

Quando è il genitore a essere ansioso
Se siete convinti che l'ansia del bambino sia un fatto suo esclusivo ebbene vi sbagliate. Essa più spesso deriva, ovviamente senza generalizzare eccessivamente, dalla preoccupazione di noi adulti. A volte si rende necessario tranquillizzare i genitori e lo si fa un po' allo stesso modo in cui abbiamo visto qui. Messaggi chiari, trasparenza, comunicazioni precise, un tono di voce calmo e sicuro, la capacità di trasmettere loro l'idea che il loro bambino è in buone mani e che qualsiasi necessità vi sia saranno i primi ad essere avvisati.
Sembrerebbe la parte meno importante di tutto il nostro discorso e invece è la prima: quando  il genitore si sarà convinto di aver affidato il suo bambino a persone competenti, accoglienti, che vogliono bene al bambino senza scadere nella melensaggine, che hanno a cuore sia l'apprendimento ma anche la sua crescita sociale e personale, ecco il resto sarà una passeggiata.

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domenica 25 marzo 2012

Racconto breve: Quel giorno che la primavera arrivò in anticipo

Un racconto sulla primavera di cui abbiamo celebrato l'arrivo il venti marzo scorso. Spunto come sempre per avvicinare i bambini all'argomento in modo divertente e curioso. Ciascun insegnante innesterà poi i contenuti più opportuni e adatti sia ai bambini di scuola Infanzia sia a quelli della Primaria. In entrambi i casi è possibile lavorare sulla comprensione del testo in Italiano inserendo informazioni riguardanti le Scienze e la Geografia. Sotto il racconto trovate le domande per la comprensione e i possibili sviluppi dell'attività didattica.
Buona lettura.

Quel giorno che la Primavera arrivò in anticipo

La terra era ancora dura di gelo e immobile nel freddo invernale. Nascosti nelle tane gli animaletti dormivano profondamente. Il lievissimo respiro regolare segnava, come lo scandire dei secondi di una sveglia, il passare del tempo. Sotto terra i piccoli semi intirizziti in paziente attesa della prima uscita primaverile, sapevano di dover attendere ancora qualche tempo.
Un giorno mentre tutto ancora dormiva arrivò nel bosco una signorina alta ed elegante. Con passo danzante e leggero si faceva largo gettando a casaccio piccoli boccioli nei prati e sugli alberi. Tra i  suoi capelli del verde brillante dell'erba la camomilla faceva capolino allegramente. Aveva fra le mani tulipani, viole e mimose; il suo abito di fiori di pesco e di ciliegio spandeva intorno un irresistibile profumo che si insinuava in ogni angolo remoto. 
Era febbraio, il signor Inverno non ci mise molto ad accorgersi che qualcosa succedeva a sua insaputa nel bosco di cui era custode fino al venti del mese di marzo. Uscì immediatamente e una ventata di freddo vento raggelò i piccoli fiori che la Primavera in anticipo aveva incautamente fatto uscire. Nuvoloni scuri si addensarono improvvisamente all'orizzonte e in un lampo consegnarono il loro carico, poco dopo la terrà tornò  a essere un manto bianco uniforme. I fiori si ritirarono in un angolo, cercando di proteggersi dalla furia invernale, mentre una voce risuonò alta "Senti Primavera non fare la svampita, tornatene a casa che il mio contratto scade tra un mese!" 
La Primavera raccolse come poté i suoi fiori e ritornò sui suoi passi dicendo: "Ma come sei suscettibile e precisino Signor Inverno, potresti anche concedermi qualche giorno dei tuoi." Ancora la voce dell'Inverno tuonò imperiosa: "Sparisci!"
Nel bosco tornò la calma invernale, gli uccellini affacciatisi a sentire il battibecco tornarono al riparo mentre gli animali in letargo non si accorsero di nulla, ci voleva ben altro che una litigata tra le stagioni per svegliarli.

Lavoro sul testo - Scuola Primaria

Nella scuola Primaria si può approfondire con la comprensione del testo, rispondendo alle domande:
- Quello appena letto è un racconto realistico o fantastico?
- Spiega perchè.
- Chi sono i protagonisti di questo racconto?
- In che stagione ci troviamo, in che mese?
- Perchè l'Inverno non gradisce l'arrivo della Primavera?
- Elenca alcune caratteristiche della stagione invernale e alcune di quella primaverile.
- Cosa fanno gli animali nel bosco?
- Come accolgono i fiori il ritorno del freddo?

Scuola Infanzia

Nella scuola Infanzia si può far disegnare e colorare, ricordare gli elementi essenziali della stagione primaverile, cosa cambia intorno a noi, cosa cambia per noi, come ci vestiamo, imparare una poesia o una filastrocca e far allestire un cartellone con  disegni e immagini.

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venerdì 2 dicembre 2011

La filastrocca per Natale 2011: Il Natale che mi piace

Due o tre righe di filastrocca, un po' convenzionale e un po' no.
La scuola rispetta le idee, i credi individuali, gli usi e educa al pensiero critico. 
Non si esime dal partecipare alle ricorrenze ( e non potrebbe) ma può farlo a modo suo, proponendo un punto di vista diverso. 
Infine accoglie i desideri dei bambini, che ancora piccoli, ora, pian piano formeranno, con l'aiuto dell'adulto le loro idee, i loro credi, le opinioni. Scegliendo le celebrazioni più adatte a ciò in cui, con il tempo e la crescita, per volontà della famiglia, altre volte in contrapposizione a essa, impareranno a credere.

La scuola non dovrebbe perdere mai di vista il fatto che le classi sono sempre più eterogenee, che le radici si miscelano ad altre radici, e allora la figura di Babbo Natale, laica e associabile ad altre presenti in tutte le culture, può essere un modo per parlare dei regali davvero indispensabili. Senza un sorriso, una riflessione autentica si perde il senso di questa festa.

Anche le scuole, Primaria e Infanzia per prime, possono contribuire a renderla più vera:

Il Natale che mi piace

Il Natale che mi piace 
è quello che parla di pace,
non è quello delle vetrine,
delle luci e delle moine.

Il Natale che vorrei
è quello che dice chi sei,
che racconta ogni tuo desiderio,
dal più allegro fino al più serio.

Nel Natale che arriverà
Babbo Natale ci sarà,
con la slitta dei regali,
e un girotondo di persone speciali.
(Rosalba Cocco 02/12/2011)

La filastrocca, per scuola Infanzia e  Primaria, contiene qualche parola che va spiegata se rivolta agli alunni più piccoli, dove per moina s'intende l'affetto finto e stucchevole di tanta pubblicità. 
Nel testo l'attenzione è rivolta alla persona, costituita anche di desideri, di bisogni dai più umanamente frivoli a quelli seri come il lavoro o una casa ad esempio. L'arrivo di Babbo Natale conduce al più classico dei sogni-bambini, mentre si è circondati dall'affetto vero delle persone che ci stanno vicine.

E a proposito di regali un link per gli amanti di scienza, imperdibili (secondo me) i pupazzi a forma di microbo da Marcoscan.

L'immagine è invece presa da  qui.

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lunedì 28 febbraio 2011

Quanto può orientare la scuola dell'infanzia

Ogni volta che incontro Stefano,  genitore di un ex-alunno, si finisce inevitabilemte a parlare di scuola. Lui è uno di quei papà che i figli se li è sempre seguiti da vicino, ma proprio vicino: prenderli a scuola, partecipare alle riunioni scolastiche e alle  attività di laboratorio con i figli, perfino dare una mano a scuola per sistemare i microfroni o l'amplificazione. E lo faceva anche sacrificando altre cose. Quando lo conobbi aveva appena perso il suo. Ne parlava con rimpianto e finiva poi con il dirmi "voglio che i miei figli facciano esperienze significative fin da piccoli, che si preparino il loro futuro, che provino passione per quello che fanno, che si appassionino al sapere e all'arte" (lui è un quasi musicista). Credo di aver risposto tante volte: "seminiamo, lasciamoli crescere  e tutto arriverà".

Quando lo incontro finisce ogni volta a dirmi "grazie per quello che hai fatto per mio figlio". Per le cose che ha imparato, per la passione e l'attenzione. Per la follia di fare cose contro corrente e contro tutti.

Già, c'è stato un periodo durante il quale ho cominciato a cambiare il mio modo di concepire la didattica, non più solo l'attività con i bambini finalizzata all'apprendimento, ma qualcosa a più ampio respiro che orientasse bambini e famiglie. Che la scuola diventasse un punto di riferimento, non come dice Roberto Vecchioni un luogo per esercitarsi alla vita, ma luogo di vita, dove si concepiscono progetti del quale la scuola è il primo passo.

Forse altrove lo facevano già ma per noi erano le prime esperienze.
Il teatro (farsi anche 200 km coi i bambini di tre, quattro e cinque anni, per partcipare a rassegne internazionali), i giochi con i genitori, i laboratori  genitori/figli/insegnanti. Ma anche la fine delle recite tradizionali così poco adatte a mio avviso a valorizzare tutti,  più che altro passerella per le riprese da far poi vedere orgogliosamente al parentado. E questa della recita l'ho capita un pò grazie anche a lui quando disse senza mezzi termini che la recita faceva schifo, perchè i bambini stavano in piedi ad aspettare le maestre che preparavano, e mentre aspettavano le maestre li sgridavano perchè giocavano, insomma una cosa lunga, stressante e orribile che da quel giorno giurai di non ripetere mai più (promessa mantenuta tutt'oggi).

Di tutto ciò che mi racconta mi piace quando mi dice che la scuola Infanzia ha orientato suo figlio anche nel percorso scolastico successivo, ne ha nutrito le aspirazioni lasciando una traccia visibile tutt'oggi.

Credo che come genitori pensiamo poco a quest'aspetto. Oggi a distanza di tanto tempo da allora, le sue parole mi hanno permesso di riflettere su quella scuola dal quale ho iniziato davvero a concepire una nuova idea della didattica che mi porto ancora appresso.  Quella era una scuola fatta, assieme alle poche colleghe che condividevano queste scelte, di consapevolezza degli obiettivi.
Pur con bambini piccoli la nostra aspirazione era costruire percorsi dia apprendimento significativi, all'insegna del gioco ma orientati alla formazione della persona, non tre semplici anni di scuola infanzia, no, tre anni come primo grado dell'istruzione. Allora si cominciava appena a parlare di orientamento scolastico, ed ancora erroneamente si pensa che questo cominci alla scuola Media, al più al termine della Primaria.
L'orientamento comincia molto prima come mi ha giustamente ricordato questo genitore. Orientamento come capacità di capire le proprie inclinazioni, di riconoscere in sé un talento, una passione, sviluppo della competenza al fine di comprendere cosa ci piace fare nella vita.

E voi che esperienza avete di orientamento alla scuola Infanzia? Come genitori?
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mercoledì 17 novembre 2010

Esseri Viventi e Non Viventi

In classe seconda di scuola Primaria va in scena il mondo dei materiali e degli oggetti, molto belle tra l'altro le connessioni che si possono fare con scienze, tecnologia, geografia e storia. A proposito degli oggetti si può raccontare di che materiali sono fatti, di come si utilizzano e perfino di quando sono stati inventati.
Meglio non creare troppe divisioni e fare intuire da subito  i legami. 

Partendo dagli oggetti parliamo degli esseri non viventi e viventi.
Preferibile partire da cosa sanno i bambini e senza dar loro troppe indicazioni fare questo gioco alla lavagna, eseguire dei disegni da far collegare alla giusta etichetta:


Si può fare chiamando a parlare ogni bambino o direttamente copiando e poi eseguendo sul quaderno e correggendo insieme alla fine, confrontando le risposte di ciascuno.

Laboratorio di discussione
Nel laboratorio di discussione si parte esclusivamente da ciò che sanno i bambini su un determinato argomento. Allora domandiamo: Cosa  non fa un essere vivente?
Mentre i bambini forniscono le risposte segniamo alla lavagna quelle su cui concordano tutti. In conclusione, dopo elaborata discussione diranno: 
Gli esseri non viventi non nascono, non si nutrono, non crescono, non fanno i figli (non si riproducono) e non muoiono.

Tutti copiano e in calce realizzano un disegno di un essere non vivente, meglio se naturale: un sasso, la luna, il sole, questi sono quelli che hanno realizzato i bambini durante l'attività.

Domandiamo Cosa fa un essere vivente?
Con la stessa procedura di prima chiediamo le definizioni e qui le cose si complicano perchè i bambini diranno che un essere vivente si muove ed emette versi o parole. Occorre subito sgombrare i dubbi con altrettante domande: Un albero sta fermo quindi cosa è? Un aereo si muove è un essere vivente? Una radio parla allora è...? E via di seguito fino a comprendere che ci sono peculiarità (si chiamiamole così) che non permettono di distinguere le due categorie. Arriviamo alla conclusione e formalizziamo con i bambini così:
Al contrario gli esseri viventi nascono, si nutrono, crescono, si riproducono infine muoiono. Attenzione: le piante non si muovono non parlano, ma sono esseri viventi perchè rispettano questi cinque momenti. Ugualmente un aereo anche se vola non è un essere vivente. Facciamo realizzare ora il disegno di un essere vivente qualsiasi a scelta.

Ricorda: Gli essere viventi hanno un ciclo vitale: nascono, si nutrono, crescono, si riproducono e muoiono.  

Laboratorio pratico
Il laboratorio pratico richiede un uscita in giardino, o in una piazza vicina alla scuola, dove i bambini possano liberamente raccogliere esemplari di esseri viventi e non. Tutto quanto raccolto si porta in aula e si classifica in due gruppi. Ovviamente al termine si liberano i piccoli insetti, resteranno le foglie e piccoli oggetti quali sassolini, pezzi di vetro, di ceramica. Volendo si può far fissare con del nastro adesivo  un foglia, e come essere non vivente della sabbia. Infine riepilogare, sempre con il testo collettivo, l'esperienza in giardino e scriverla sul quaderno:
In giardino abbiamo raccolto una formica, una lumaca, un insetto carabiniere, un fungo, l'erba e le foglie: esseri viventi.
Poi abbiamo raccolto i sassi, pezzi di vetro, oggetti vari: tutti esseri non viventi.

Un cartellone riepilogativo
Il classico cartellone riepilogativo con i ritagli di giornale è l'ideale per concludere quest'attività, noi abbiamo fatto un ulteriore pagina sul quaderno. Nel cartellone abbiamo  messo anche tutti gli oggetti di uso comune che i bambini hanno portato da casa già ritagliati, procedendo assieme nella classificazione.

La parte parte pratica dell'attività didattica: uscita in giardino e realizzazione del cartellone è riproponibile anche nella scuola Infanzia.
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martedì 5 ottobre 2010

La Tombola Delle Attività Di Homemademamma

HomeMadeMamma è un sito che seguo fin dagli inizi, tante idee carine per i piccoli di casa, con un altro grado di trasferibilità per le attività didattiche nella scuola Infanzia o al Nido.
La tombola delle attività è una di queste, il racconto di HomeMadeMamma, ce lo presenta come un gioco collaudato  a scuola che piace sicuramente ai bambini, con una serie di risvolti riguardanti l'apprendimento. Un tombola semplificata dove i bambini non fanno ambo  e terno ma segnano con della pasta sulle figure, e tutto diventa quasi un gioco d'animazione.
Io che nella scuola Infanzia ci ho lasciato un pezzetto di cuore ho subito pensato, che questa bella proposta può subire mille trasformazioni di gioco.
Un occasione per i bambini, per imparare giocando e divertendosi,  per parlare di routine, di azioni e di situazioni. Una visitina è d'obbligo, potete downloadare il materiale, plastificarlo come suggerito e giocarci. Io lo vedrei utilizzato anche in caso di disabilità, soprattuto nelle situazioni dove le immagini costituiscono supporto indispensabile, anche nei primissimi periodi della Primaria quando i bambini devono ancora consolidare i prerequisiti prima di affrontare il meccanismo della lettura e scrittura.
[via HomeMadeMamma]
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mercoledì 11 agosto 2010

Kidopo Un Sito Per Colorare Stampare Creare E Giocare

Kidopo è un sito nuovo, colorato e interamente dedicato ai bambini più piccoli dalla scuola Infanzia alla Primaria: pagine con tantissimi argomenti, tanto per citare un esempio le lettere o i numeri, la storia  da colorare on-line oppure da stampare e colorare a mano, attività manuali, origami, attività di scienze alcuni dei quali corredati da video, giochi educativi per la matematica, per la geografia.

Una serie incredibile di materiali  per gli alunni di scuola Infanzia e  quelli di scuola Primaria, utile supporto per insegnanti sia in laboratorio informatico, che per preparare le attività didattiche. Non rimane che visitarlo e metterlo nei preferiti perchè il sito  completamente in inglese offre anche la possibilità di proporre e utilizzare i materiali in continuità con le attività di lungua inglese.

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sabato 10 luglio 2010

Nicoletta Costa E Le Pagine Della Scienza Con Giulio Coniglio

Nicoletta Costa è una disegnatrice triestina, che si è distinta per  l'originalissimo tratto che l'ha portata non solo a scrivere e illustrare storie per bambini da zero a otto anni, ma anche a caratterizzare elementi di arredo, abbigliamento e giocattoli.

"E' stata definita uno dei più grandi interpreti del pianeta infanzia, perchè ha saputo conservare l'infanzia dentro di sè e vedere il mondo con gli occhi di un bambino. Sono nati così i suoi personaggi: La luna Giovanna, il Signor Aquilone, Draghetto, La maestra Dormigliona, Teodora la strega pasticciona, la nuvola Olga cui scappa di fare la pioggia, Maestro Lupo che insegna i colori, protagonisti di tante micro situazioni narrative che stimolano nei bambini la fiducia in se stessi e nella vita." (dalla biografia nel sito)

Di Nicoletta Costa, che ha scritto e illustrato innumerevoli libri di successo, si può apprezzare la creatività  nel sito che porta il suo nome interamente in flash, dove oltre al negozio online di libri, oggetti e giornalini, potrete liberamente leggere alcuni suoi libri, scaricare sfondi desktop con le sue illustrazioni, inviare cartoline, giocare con le lettere dell'alfabeto, coi  puzzle e i percorsi.

Se invece amate la scienza e vi piacciono i conigli, La scienza di Giulio Coniglio è quello che si adatta al caso vostro, la pagina è curata da Sissa Medialab, che attraverso i disegni di Nicoletta Costa, avvicina i bambini anche piccoli, alle scienze.
Si iniza con le Pagine della Scienza, tanti giornalini da stampare con simpatiche e costruttive attività da fare ora in estate che i bambini hanno tanto tempo libero, si continua con il Laboratorio di Giulio Coniglio, tutto da giocare online e da riprovare da soli, come ad esempio costruire delle Maracas.

Infine tantissimi sono i disegni che trovate nella sua pagina di facebook, ovviamente coperti da copyright, ma sicuramente utilizzabili a casa con i bambini, per completare con allegria le attività scolastiche o abbellire una copertina.
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lunedì 14 giugno 2010

Light box sand painting: realizzare una scatola per disegnare con la sabbia

Chi di noi non conosce, anche perchè è stato il leit motif di un trailer pubblicitario, il disegno sulla sabbia?
Se non vi viene in mente nulla ecco il video dell'artista russa Kseniya Simonova, la più famosa rappresentante di questa forma artistica, che ha vinto un concorso per talent show, di fronte ad un pubblico in lacrime, con un suo dipinto realizzato sulla sabbia che aveva come tema l'olocausto. L'artista accompagna le sue creazioni con dolcissime musiche di sottofondo e di lei si sono occupate testate giornalistiche come il guardian. (Fonte fanzinarte)


Il blog californiano Filth wizardry pubblica un tutorial, che insegna a realizzare una scatola per disegnare con la sabbia, con tanto di illuminazione.
Un modo suggestivo e originale per disegnare da proporre ai bambini, che forse non saranno i soli a divertirsi. Questa magica scatola potrebbe essere realizzata  per animare le serate estive sia in casa che durante le vacanze al mare... e non sfigurerebbe neppure nella scuola primaria, infanzia e perfino all'asilo nido!
Voi che ne dite?

Cosa occorre per realizzare la Light box sand painting:
- una cassetta di legno coi bordi bassi, cui praticare un taglio di forma rettangolare al centro,
- una foglio di plexiglass da poggiare sopra il taglio,
- un foglio di carta bianca per proteggere il plexiglass,
- del nastro adesivo per fissare la carta sul plexiglass,
- della sabbia finissima che trovate anche nei ferramenta,
- dei supporti per sollevare la scatola da terra,
- alcune pile a batteria da posizionare sotto la scatola in modo da illuminare il fondo.
Il blog è in lingua inglese, le foto vi guideranno comunque passo passo, l'importante è comprende l'idea di base e magari adattarla alle proprie esigenze e ai materiali che si hanno in casa.

E' sufficiente cliccare sull'immagine per accedere al sito e poi creare con le manine senza neppure sporcarsi tanto!
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domenica 11 aprile 2010

Dividere una mela e fare scienze, italiano e matematica

La didattica è potente mezzo non solo per insegnare ma anche per trasmettere idee: essa può appiattire il pensiero verso il senso comune oppure farsi promotrice di altrettanti pensieri nuovi che collegandosi generano altre idee. L'obiettivo principe di una buona didattica è dare conoscenza, metodo, sollecitare lo sviluppo idee nuove, favorire collegamenti fra i saperi per "imparare ad imparare".
Un pò come avviene nel mondo dei blog dove un' idea ne richiama un altra, per svilupparla occorre approfondire e studiare se non ci si vuole limitare al copia e incolla.
Una sfida non da poco. Non un semplice riproporre cose dette da altri, si parte dall'esperienza e si trovano contenuti personali, collegamenti nuovi.
Si potrebbe obiettare che è obbligo seguire i programmi (contenuti), ma i contenuti non necessariamente portano al saper fare. Dobbiamo obbligatoriamente perseguire tre ordini di obiettivi: metodo (come fare), competenza (saper fare) e originalità di pensiero (saper produrre idee nuove).

La micro unità didattica che illustro, adatta anche per scuola Infanzia se escludiamo la fase di scrittura,  dimostrerà come partendo da una mela divisa a metà, potremmo parlare di scienza, italiano e matematica senza mai andare fuori tema: il tema resterà sempre la mela.
Diciamo che il tema mela è affrontato su piani diversi.

Antefatto:
Modifichiamo l'assetto dello spazio, per indicare che facciamo qualcosa di diverso, predisponiamo gli alunni all'osservazione attenta, al prendere nota mentale e riferire ogni particolare che viene in mente.

Piano scientifico: la nomenclatura.
Sulla cattedra al centro dell'aula e tutti i bambini seduti in maniera da poter agevolmente vedere, mettiamo alcune mele e dividiamone una a metà. Copiando dalla mezza mela disegniamo sulla nostra lavagna, rigorosamente non multimediale, la mela. Diciamo agli alunni che andremo ad imparare la nomenclatura delle parti della mela: picciolo, buccia, torsolo, seme, polpa. Così:

Piano linguistico e letterario
Chiediamo ora ai bambini di dire cosa è la mela con riferimento ai nomi generici, specifici, propri e comuni. Facciamo compilare sul quaderno (non importa se di Italiano, Scienze, io ho fatto tutto sul quaderno di Scienze)
Nome generico: frutto.
Nome specifico e comune: mela.
Nome proprio: Golden Delicius, Fuji, Renetta, Cotogna.
Spieghiamo ad esempio che se andiamo dal fruttivendolo dicendo "Vorrei un kg. di Renette", stiamo pur sicuri che avremo delle mele e non altro.

Ora coi bambini troviamo esempi alla loro portata di "mele famose". Noi abbiamo trovato la mela di Biancaneve nel film "Biancaneve e i sette nani" della Walt Disney, che nella fiaba originale era un pettine. La mela di Guglielmo Tell, che dovette sostenere la sua prova di coraggio per non aver riverito il capello Imperiale e centrò con l'arco una mela posta in testa al figlioletto.
La mela che fece cadere in tentazione  Adamo ed Eva e che comportò la perdita del paradiso terrestre per tutta l'umanità secondo la religione Cattolica.
Abbiamo scritto sul quaderno semplicemente:
"la mela di Biancaneve"  lasciando al racconto orale la spiegazione.
Altri esempi li trovate su Wikipedia alla voce mela

Piano matematico
Il nostro viaggio matematico con la mela inizia con la domanda "quanto è una mela intera?" I bambini hanno detto "E' una". Quindi abbiamo potuto affermare che una mela intera equivale a uno.
Abbiamo preso la mela divisa a meta e ho chiesto: "Quanto è?" Un bambino subito a detto: "Due..." ma la voce è restata sospesa perche mi ha visto unire le due metà e i conti non tornavano più. Tutti i bambini hanno prontamente aggiunto che "Una mela divisa sono due metà".
Allora abbiamo diviso le due metà. I bambini a quel punto hanno usato la parola "parti", senza suggerimenti e hanno concluso che se divido due metà ottengo quattro parti. "Se mangio un pezzo di mela ora quanto ne mangio? "Una parte di quattro parti!"
Abbiamo diviso le quattro parti e mentre dividevo ho chiesto "Quante parti ottengo stavolta?" "Il doppio di quattro cioè otto" è stata la  risposta ancora prima di aver diviso tutti i pezzi.
Ho chiesto ancora: "Cosa succede se continuo a dividere ancora? Di quanto aumenta ogni volta il numero delle mele?" (Intanto dividevo a metà le otto parti). Qualcuno ha risposto: "Ogni volta che dividiamo, i pezzi diventano il doppio".
Ottenuti i sedici pezzi ho chiesto: "Se mangio tre pezzetti, quanta mela ho mangiato e quanta ne rimane?" Risposta pronta "Tre pezzi di sedici e ne rimangono tredici parti di sedici!"
"E se mangio sedici pezzi quanta mela mangio?" "Una mela!"
Ultima domanda (a mio parere la più difficile) "Fino  che punto posso spingermi nella divisione? Una bambina mi fa "Fino a quando non vedi più le fettine!" "Cioè?" "All'infinito, perchè i numeri sono infiniti!"
A quel punto abbiamo mangiato ciascuno una fettina di mela.
Ogni tanto mentre osservavamo calcolavamo e tagliavamo, alla lavagna abbiamo scritto le nostre osservazioni, che hanno originato il testo con le affermazioni degli alunni:
La mela intera equivale a uno. Se la divido ottengo due metà, non ottengo due mele. Se divido le due metà ottengo quattro parti. Se ne mangio una parte, mangio una parte di quattro parti. Se continuo a dividere ogni pezzo di mela a metà il numero raddoppia ogni volta che divido. Se mangio tre parti di sedici rimangono tredici parti di sedici. Se mangio sedici parti di sedici ho mangiato una mela. Teoricamente posso dividere i pezzi all'infinito.
A questo punto abbiamo illustrato fino ad ottenere 16 fettine nel disegno, così
Gli alunni di seconda non conoscono le frazioni. Neppure quelli di scuola infanzia. Con le frazioni abbiamo a che fare ogni volta che dividiamo un'unità intera. Si può spiegare il concetto fin da piccolissimi e attendere per acquisire la relativa simbologia. Quello che invece conta sono le parole che usiamo. Se il linguaggio è pertinente sarà più facile dopo applicare il concetto.

Il nostro viaggio finisce qui, è stato tutto divertente, istruttivo, collaborativo, nessuno si è annoiato. Sicuramente è molto più noioso leggere questo post. La didattica delle relazioni, dell'ipertesto, del fare con le mani è molto più divertente e soprattutto i bambini non sono mai passivi perchè i ragionamenti li producono loro.
Chiaramente si tratta di spunti didattico/metodologici che poi ciascuno può sviluppare per infinite altre strade a seconda dei contesti.
Download attività: Dividere una mela e fare scienze, italiano e matematica.

Questo post partecipa al Carnevale della Matematica in onda su Divulgazione Scientifica Gravità Zero il 14 Aprile prossimo
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venerdì 9 aprile 2010

Filastrocca: Un anno è fatto di dodici mesi

Nella scuola Infanzia e nei primi anni della scuola Primaria  è d'obbligo parlare dei mesi, che servono a fornire riferimenti temporali sulla ciclicità del tempo.
Delle cose solamente spiegate poco rimane nella testa dei bambini, che invece hanno continuo bisogno di interagire, toccare e vedere. Possiamo prendere quindi due strade. Parlare di ciascun mese di volta in volta  e ci resterebbe un vuoto nelle vacanze estive, oppure farlo costruendoci un attività didattica che può proseguire anche durante le vacanze estive.

Realizzare un libretto dei mesi per la Primaria
Ad esempio la pubblicazione su Scuola da Colorare.it di tutti i mesi dell'anno da colorare mi ha dato l'idea per la costruzione di un libretto personale. A scuola possiamo completare i mesi del'anno scolastico e per ciascuno allegare dei disegni che illustrino le caratteristiche del mese, le ricorrenze, i compleanni ad esempio. Si possono inserire le produzioni della relativa stagione che li comprende. L'alunno può eventualmente colorare a casa i mesi di luglio e agosto, completando con i disegni delle cose belle che si fanno in estate. Può essere anche una buona idea per un simpatico compito da dare durante le vacanze estive.
Un attività di questo tipo completerebbe efficacemente i lavori di Storia e Geografia del biennio della scuola Primaria. L'importante è non lasciare l'utilizzo delle schede a se stante, ma renderlo funzionale ad una attività che ne comprenda una più ampia.

I mesi sul quaderno per scandire il passaggio dall'uno all'altro
Ad esempio i contenuti del quaderno di Scienze, Storia, Geografia e perchè no di Italiano possono essere scandite da una copertina ogni volta che il mese cambia. Con questo penso a tutti quei bambini che faticano a memorizzare i nomi dei mesi e che ritroverebbero sul quaderno riferimenti concreti.

Organizzare i disegni della scuola Infanzia con cadenza mensile
Nella scuola Infanzia oltre alla prima proposta sopra descritta, i bei disegni di Lorella Flamini possono essere utili anche per organizzare con un criterio mensile, la cartella degli alunni che porteranno a casa a fine anno. Sarà così visibile il progresso nel disegno dei bambini e l'evoluzione delle attività svolte.
Ciascun bambino può colorare mensilmente la copertina sotto il quale raccogliere la produzione mensile, che è possibile rilegare per la sua conservazione. A questo proposito ricordo che la data non va scritta dove il bambino ha disegnato ma sul retro assieme ad eventuali commenti del bambino stesso. Il disegno del bambino deve restare immacolato.
Eventuali osservazioni della maestra vanno fatte sempre a voce alta se sono positive, se sono negative vanno tenute per se, un disegno non è mai brutto o sbagliato.

Per concludere una filastrocca nuova di zecca che ha come tema l'anno, da stampare e incollare sul quaderno, da fare come dettato sui mesi, da ingrandire per stare in mezzo ai disegni dei bambini su un cartellone a parete:

Un anno è fatto di dodici mesi
Un anno è fatto di dodici mesi,
alcuni più lunghi ed altri più brevi.
Se a memoria li vuoi sapere
la filastrocca devi imparare.

" Trenta giorni ha novembre,
con april, giugno e settembre,
di ventotto ce n'è uno,
tutti gli altri ne han trentuno".

Ogni quattro l'anno è bisesto,
per qualcuno è il più funesto:
così febbraio ha un giorno in più
per fare  quello che vuoi tu!
(Rosalba 9/4/2010)
Cliccate sull'immagine per accedere al sito Scuola da Colorare e scaricare i disegni
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mercoledì 24 marzo 2010

La teoria dei colori spiegata ai bambini

Vi siete mai chiesti come sarebbe il mondo se non fosse a colori? Con questa domanda è iniziato il viaggio che cerca di spiegare "La teoria dei colori" di I. Newton nella classe seconda di scuola Primaria dove insegno, attraverso l'unità didattica che segue.

E' un viaggio affascinante fatto di onde luminose, arcobaleni e colori che si assorbono o che riflettono. E' anche un viaggio nell'occhio umano perchè è risaputo che non tutti gli esseri viventi, neppure gli uomini, vedono nello stesso modo.

L'esordio: citiamo Isaac Newton
Un mondo di colori
Un signore inglese Isaac Newton, trecento anni fa circa, scoprì che la luce bianca è la somma dei colori dello spettro solare, ad esempio quando la luce bianca proveniente dal sole colpisce una goccia d'acqua, appare l'arcobaleno. In pratica la luce passando attraverso la goccia  sospesa dopo la pioggia, viene riflessa nell'aria e la vediamo divisa nei colori che la compongono, questi colori sono chiamati colori dell'iride. Essi sono rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto.

Un esperimento semplice
Dopo aver argomentato con i bambini sulle notizie del dettato, facciamo eseguire un semplice esperimento dando a tutti un cerchio di cartoncino bianco del diametro di circa 11/12 cm., facciamo dividere in molti spicchi sottili e facciamo colorare in sequenza nei seguenti colori: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro e violetto.
Rinforziamo il cerchio di cartone se necessario e facciamo un buchino al centro, infiliamo una cordicella  e facciamo ruotare in modo molto veloce il cerchio. Facciamo provare a tutti i bambini e chiediamo di osservare...
Cosa accade?
Nella foto è ben visibile cosa accade, il cerchio ruotando velocemente diventa bianco. E' lo stesso principio della luce bianca che contiene in se i colori dell'iride.

Facciamo scrivere l'esperimento e le relative osservazioni.
I miei alunni hanno scritto: "con questo esperimento abbiamo capito che la luce bianca contiene i colori dell'arcobaleno."

Osserviamo la realtà attraverso oggetti che hanno la proprietà del colore: un fiore bianco, una mela, un pezzo di carbone.
Spieghiamo ora come dalle osservazioni precedenti si capisce che l'oggetto che ci appare bianco riflette tutti i colori, mentre ci appare nero l'oggetto che assorbe tutte le onde luminose, e ci appare del colore che riflette l'oggetto che assorbe tutti i colori tranne uno, quello riflesso.

Mettiamo sul tavolo un fiore bianco ad esempio una calla, facciamola disegnare e chiediamo ai bambini di disegnarla sul quaderno e di scrivere perchè ci appare bianca .
Risposta dei bambini: "Il fiore è bianco perchè riflette tutte le onde luminose"

Mettiamo sul tavolo una mela rossa facciamola disegnare e chiediamo di spiegare perchè la vediamo rossa.
Risposta dei bambini: "La mela è rossa perchè assorbe tutte le onde luminose, tranne quella rossa"

Infine mettiamo un pezzo di carbone facciamolo disegnare e chiediamo di spiegare perchè lo vediamo nero.
Risposta dei bambini: "Il carbone lo vediamo nero perchè assorbe tutte le onde luminose"

Ripetiamo questo gioco per gli oggetti presenti in aula, per gli animali di casa, o in giardino. Facciamolo durante un uscita: è divertente e istruttivo.

Colori caldi e colori freddi
Raccontiamo ai bambini che i colori hanno una "temperatura" e si suddividono in caldi, freddi e neutri in base alle diverse sensazioni che trasmettono, alle immagini e alle situazioni che richiamano alla mente.

Chiedete ora di associare i colori al calore e vi confermeranno quanto segue che: i rossi, i gialli e gli arancio sono luminosi e si associano alla luce del sole ed al suo calore, mentre i blu, i violetti e i verdi richiamano la neve, il ghiaccio, il mare, il cielo.

Fate disegnare un altro cerchio e fate dividere in sei porzioni: dal lato sinistro mettete i colori caldi rosso arancione e giallo e sul lato destro i colori freddi blu, fucsia e verde:

Fate disegnare tre quadrati affiancati, fate colorare di rosso, giallo arancione e sotto scrivete i concetti come segue:
- Sono caldi i colori che tendono al rosso e arancione.
Disegnate tre quadrati affiancati, fate colorare di blu, viola e celeste e sotto scrivete:
- Sono freddi i colori che tendono al blu e al viola.
Infine introducete il concetto di colori neutri, facendo disegnare tre quadrati da colorare di bianco, grigio e nero:
- Sono neutri i colori che tendono al biano, al grigio e al nero.

In questa fase spiegate che per gli artisti il bianco e il nero sono dei non-colori, perchè appunto il bianco è dato dalla somma dei colori mentre il nero dalla loro assenza.

Per chiudere
Effetti speciali sul quaderno
Sul quaderno a quadretti o su un foglio da incollare, fate contare i quadretti e fate disegnare due quadrati perfettamente uguali come quelli sotto, suddivideteli nello stesso modo,  sono due stanze colorate diversamente; seguite scrupolosamente i colori, aiutate i bambini disegnando alla lavagna e scrivendo in ciascuna porzione il colore da utilizzare (per aiutarvi nel file di download trovate il disegno già realizzato da stampare, è preferibile comunque far disegnare le stanze a ciascun bambino sul quaderno).
Ora chiedete di coprire con una mano alternativamente i due disegni: cosa accade? I bambini si accorgeranno subito che la stanza con i colori scuri appare più lontana e più piccola, mentre quella coi colori chiari più vicina e luminosa. Argomentate con loro questo fatto. Come il colore cambia la percezione della realtà, in questo caso sarete sicuri delle dimensioni uguali delle stanze perchè avete contato i quadretti, quindi non c'è trucco. Solo il colore fa la differenza. Fate scrivere sotto ai quadrati le osservazioni.

Il nostro piccolo viaggio nei colori finisce qui, ma è solo l'inizio perchè con questo post partecipiamo al Carnevale della Fisica della Professoressa Annarita Ruberto, manifestazione che ospiterà nel suo blog Scientificando il 30 marzo prossimo.
Speriamo di avervi appassionato e che come a noi i colori vi suscitino tante belle emozioni. L'arcobaleno è poesia ma è soprattutto fenomeno fisico, leggere la natura con gli occhi dello scienziato è il modo migliore per rispettarla e amarla...

...e voi con quale sguardo cogliete i fenomeni della realtà?

Download unità didattica "La teoria dei colori spiegata ai bambini"

Ecco una versione dell'attività ridotta, adattata e ancora più giocata, per chi coraggiosamente volesse sperimentare con i bambini di cinque anni di Scuola Infanzia "la teoria del colore"
Download unità didattica "La teoria dei colori spiegata ai bambini di scuola Infanzia"

Fonte Retecivica milano
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mercoledì 17 marzo 2010

L'ochetta Pasqualina per il lavoretto di Pasqua o per decorare le finestre dell'aula

Ebbene si l'ochetta Pasqualina è versatile e la potete usare per il lavoretto di Pasqua o semplicemente può con allegria decorare le finestre primaverili dell'aula. Va bene per la scuola Primaria e la scuola Infanzia. Potete ritagliarla o usare il punzecchio o punteruolo. I grandi possono benissimo ritagliare e i piccoli con l'aiuto delle maestre l'una e l'altra cosa.
Intanto specifico subito che non è tutta farina del mio sacco, Pasqualina nasce da un ochetta che ho visto realizzata in una scuola. Ho quindi "carpito" il modello e fatto delle modifiche.

Scaricate il modello qui, dovrebbe essere una pagina in formato A4, se è piccolo ingranditelo in formato A4.
Vi occorre:
- del cartoncino bristol bianco se dovete fare l'ochetta per le finestre,
- del cartone spesso per la base, se userete il modello per un lavoretto di Pasqua da appendere,
- appendicartelli se realizzate l'ochetta per il lavoretto di Pasqua.
- del cartoncino bristol azzurro per il cappello e la tascona sul davanti.
- del cartoncino arancione per il becco e le zampe.
- matita.
- forbici,
- attaccatutto potente,
- striscioline di stoffa da annodare al collo dell'ochetta,
- occhietti mobili da applicare o pennarello nero sottile per disegnare.
- carta velina per i fiorellini del cappello.

Addobbo per la finestra di Primavera
Fotocopiate le sagome, ritagliate i pezzi e realizzate le matrici con cartoncino di riciclo. Decalcate i vari pezzi: capello azzurro, becco arancio, zampe arancio e corpo bianco. Fateli ritagliare ai bambini o se sono di classe prima o scuola infanzia fateli punzecchiare. Assemblate i pezzi usando l'attaccatutto forte, fate dei piccoli fiorellini di carta velina e applicateli sul cappello. Volendo potete fare il cappello, il becco e le zampe da applicare anche sul retro, così anche dall'esterno si vede l'oca completa. Disegnate l'occhio, le ciglia, il taglio sul becco e le narici a mano libera su entrambi i lati.
Ora preparate la tascona: a mano libera ritagliate una sorta di semicerchio, tagliuzzate il semicerchio nel perimetro del  bordo circolare per circa tre millimetri e piegatelo, riempite i bordi piegati di attaccatutto e lasciateli asciugare un minuto. Applicate sul davanti dell'oca, come se fosse la tasca di un grembiule da cucina, quindi larga in alto,  tenete premuto finchè la colla non fa presa. Mettete il fiocchetto di stoffa. Fissatela al vetro e abbinatevi coniglietti, fiori o uova magari su un prato di carta velina.

Lavoretto di Pasqua
Se intendete usare l'oca Pasqualina per il lavoretto di Pasqua, procedete come segue: scaricate le parti qui, ricavate una prima sagoma di carta e fate un modello tutto intero, ora fate tutte le sagome intere, che userete come base. Ricavate le parti colorate e incollatele sulle sagome intere, avendo cura di incollare le zampe sotto il corpo bianco, invece il cappello e il becco sopra.  Mettete i fiori di carta velina sul cappello (vedi foto sopra). Incollate l'occhietto mobile e disegnate con un pennarello nero la base dell'occhio, le ciglia,  le narici e il taglio sul becco.
Procedete con la tascona: a mano libera ritagliate una sorta di semicerchio, tagliuzzate il semicerchio nel perimetro del bordo circolare per circa tre millimetri e piegatelo, riempite i bordi piegati di attaccatutto e lasciateli asciugare un minuto. Mettete il fiocchetto di stoffa. Applicate un appendicartelli sul retro del cappello e  riempite le tasca di ovetti di cioccolato, ve ne stanno tre circa.

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